Clima: azioni di Greenpeace, proposte del Wwf

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A pochi giorni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (UNFCCC), che si terrà nell'isola indonesiana di Bali dal 3 al 14 dicembre, gli attivisti di Greenpeace si sono arrampicati su una gru del cantiere di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia con un enorme e colorato striscione per denunciare la riconversione a carbone dell'impianto che allontana l'Italia dagli obiettivi di Kyoto. "La centrale di Civitavecchia dovrebbe entrare in funzione entro il 2008 ed emetterà oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 che si aggiungono all'attuale quantità da ridurre per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, oggi stimata in 103 milioni di tonnellate" - afferma Greenpeace. L'Italia si troverà al 2012 emissioni in eccesso per circa 50 milioni di tonnellate di CO2 rispetto all'obiettivo di Kyoto.

"A pochi giorni dall'appuntamento di Bali che apre le trattative per impegni ancora più stringenti, in Italia manca ancora una strategia adeguata e coerente per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra" - denuncia l'associazione ambientalista. "Occorre fare immediatamente marcia indietro sul carbone, a Civitavecchia, come in Sardegna". E proprio in Sardegna la scorsa settimana gli attivisti di Greenpeace hanno scaricato sacchi di carbone davanti al palazzo della Regione, aprendo uno striscione per ricordare al governatore Soru che il carbone uccide il clima e che l'Italia ha invece bisogno dell'eolico sardo. Il governatore Soru ha infatti chiesto che i contributi CIP6 per le fonti rinnovabili vengano dati al carbone nel Sulcis a fronte del fatto che la Sardegna è la regione italiana più ventosa. "Bloccare l'eolico qui significa compromettere lo sviluppo delle rinnovabili in tutta Italia" - sottolinea Greenpeace. Entro il 2012 la Sardegna potrebbe trarre dal vento la metà dell'energia elettrica di cui ha bisogno, raggiungendo la tanto auspicata indipendenza energetica e utilizzando solo il 3 per cento del suo territorio.

Ieri un rapporto internazionale del WWF presentato anche in Italia mette in evidenza l'impatto devastante del riscaldamento globale nei paesi dell'Asia-Pacifico e particolarmente in Indonesia, il quarto stato più popoloso del mondo. "La diminuzione delle piogge durante la stagione umida si traduce in un alto rischio di siccità e, di conseguenza, una minore resa delle coltivazioni, instabilità economica e, in definitiva, rischio che la popolazione non abbia di che nutrirsi" - ha commentato Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia "Una situazione che non consentirà all'Indonesia di fare passi avanti nella lotta alla fame e alla povertà".

L'incremento delle piogge durante la stagione secca, invece, provoca il rischio di alluvioni, come è accaduto proprio a Giacarta a febbraio scorso, quando l'acqua ha inondato ben 70.000 case costringendo circa mezzo milione di persone alla fuga. Le vittime sono state 69 e le perdite quantificate in 4.1 miliardi di rupie indonesiane, circa 300 milioni di euro. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono riscontrabili in tutta la regione dell'Asia-Pacifico. L'Indonesia inoltre è un significativo produttore di gas serra a causa della deforestazione e dal cambio d'uso dei terreni; si stima che ogni anno siano interessati a questo processo circa 2 milioni di ettari di terreno e che ad esso sia dovuto l'85% del totale delle emissioni indonesiane. Da non sottovalutare il fatto che il paese è un produttore e consumatore di carbone.

"A Bali - ha detto la responsabile del Programma Clima del WWF Italia, Mariagrazia Midulla in partenza per il paese asiatico- si dovranno fare più che semplici chiacchere. I paesi ricchi avranno la possibilità di dimostrare che prendono seriamente il problema del riscaldamento globale concordando misure che riducano le emissioni di gas serra del 30% ed anche del 40% entro il 2020. Per arrivare a questo c'è bisogno che venga preso ad esempio e allargato ad altri paesi quanto già prevede il Protocollo di Kyoto: la creazione di un mercato globale del carbonio e di un circolo virtuoso di investimenti in tecnologie pulite".

WWF Italia presenterà a Bali un pacchetto di proposte e un obiettivo da raggiungere che può sintetizzarsi in poche parole, un "Accordo quadro globale vincolante giusto ed equo". "La cosa importante - ha detto Midulla - che Bali indichi un tracciato da seguire con delle tappe e soprattutto un traguardo da raggiungere assolutamente nel 2009 e cioè prima della scadenza del Potocollo di Kyoto. Una prima tappa per un accordo globale che riproponga un tetto e un mercato delle emissioni". [GB]

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