www.unimondo.org/Notizie/Clima-a-Copenhagen-il-Klimaforum-oggi-in-Italia-Cento-piazze-per-il-clima-109929
Clima: a Copenhagen il Klimaforum, oggi in Italia 'Cento piazze per il clima'
Notizie
Stampa
"Non si possono difendere i diritti umani senza passare da quelli dei popoli e dell'ambiente". Il messaggio lanciato a Copenhagen dal 'Klimaforum', il forum dei popoli alternativo alla Conferenza ufficiale sul clima in corso in questi giorni nella capitale danese. Il Forum ha proposto la creazione di un "Tribunale dei popoli sul debito e la giustizia climatica".
Nel corso di una tavola rotonda molto partecipata, si è parlato di debito ecologico e della sua relazione con le questioni climatiche, di diritti umani e della natura, attraverso la testimonianza di attivisti e analisti di tutto il mondo - informa la CRBM. Fra le voci che si sono levate, anche la denuncia delle imprese energetiche - fra cui una precisa su ciò che sta facendo l'Enel in Salvador - in campo geotermico, le quali pur investendo nella produzione di energia geotermica o idroelettrica e quindi "pulita", stanno causando enormi impatti ambientali e disagi per le comunità locali.
Intervenendo al Forum la giornalista e scrittrice canadese Naomi Klein ha sottolineato che "Quando si discute di cambiamenti climatici è chiara la relazione inversa tra chi ha creato il problema e chi ne subisce le conseguenze. La sfida di oggi parte dalla necessità di ridefinire il concetto di ambientalismo. E’ una questione di giustizia, verso i più poveri che non solo subiscono gli impatti di un processo che non hanno contribuito a generare, ma che oggi non hanno neanche la capacità economica e tecnologica per uscirne". Per questo - ha concluso la Klein - "Non possiamo limitarci a marciare educatamente e a costituire tavole rotonde. Dobbiamo costruire un movimento di massa a livello mondiale che non permetterà che i leader di cavarsela con quello che stanno cercando di farla franca. Pensatela come la madre di tutte le compensazioni di carbonio. L’accordo di Copenaghen può trasformarsi nel peggior tipo di capitalismo dei disastri".
Uno degli incontri organizzati al Klimaforum ha posto l’attenzione sul tema dei cosidetti "rifugiati ambientali" o "climatici" o "migranti a causa dei cambiamenti climatici" e sulla necessità di ottenere per tali persone un riconoscimento ufficiale nell’ambito di un nuovo Protocollo internazionale. I cambiamenti climatici e i recenti fenomeni naturali violenti sempre più frequenti hanno infatti portato ad un aumento delle persone costrette ad abbandonare, temporaneamente o permanentemente, le loro terre originarie e a trasferirsi altrove. Questi "rifugiati ambientali" però non possono essere considerati in realtà dei rifugiati veri e propri in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 (è rifugiato chi lascia il proprio Paese per motivi politici, religiosi, etnici, a causa di persecuzioni razziali) e quindi non trovano protezione dei propri diritti nemmeno in documenti a livello regionale o nazionale. Per cercare di colmare questa mancanza, alcune organizzazioni internazionali considerano queste persone come "Environmentally displaced persons", in linea con il concetto di "Internally displaced persons" dell’Unhcr.
L’agricoltura incide, direttamente e indirettamente, per il 44% delle emissioni totali di gas serra. "Cambiare modello di produzione agricola, come chiedono da tempo movimenti rurali e contadini in tutto il mondo, è una delle azioni prioritarie per fermare il riscaldamento globale" - ha affermato Giulio Sensi, responsabile campagne di Mani Tese. "L’agricoltura industrializzata e orientata alla monocultura e all’esportazione oltre a sottrarre terre e risorse naturali alle popolazioni locali, è quella che maggiormente contribuisce al cambiamento climatico. Le colture destinate alla produzione di agro-combustibili (etanolo e biodiesel) mettono ulteriormente in pericolo la sicurezza alimentare, tanto più che 1,6 miliardi di persone nel Pianeta non hanno ancora accesso a nessuna forma di energia. "Per questo temiamo - ha concluso Sensi - che affidare fondi e risorse per "fermare" il riscaldamento climatico a istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale, che hanno promosso e finanziano questo modello insostenibile, sia l’ennesima riprova della scarsa volontà politica di cambiare le situazione, facendo solo annunci spot senza cambiare i meccanismi che hanno portato il Pianeta in questo stato".
Oggi si tiene in Italia la mobilitazione "Cento piazze per il clima" per chiedere al nostro Governo di farsi promotore di un’iniziativa politica forte a Copenaghen. Una grande giornata di mobilitazione per sensibilizzare i cittadini sull’urgenza della lotta ai cambiamenti climatici e sull’impegno che il nostro Paese dovrà assumersi per contribuire concretamente alla riuscita del vertice in corso nella capitale danese.
In particolare la coalizione "In marcia per il clima" chiede al nostro Governo un’iniziativa politica che porti a un accordo mondiale "equo, solidale e vincolante" per la riduzione dei gas serra; di adoperarsi per ridurre nel nostro Paese le emissioni di gas che danneggiano il clima della terra; di migliorare l'efficienza energetica di industrie e trasporti; di valorizzare il contributo dell'agricoltura far posto alle fonti energetiche rinnovabili, sicure e non inquinanti che rappresentano anche un'occasione di sviluppo per il nostro sistema produttivo e di lavoro dignitoso per molti dei nostri giovani. [GB]