Ciad: oltre 40mila in fuga, appelli delle Ong

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Sarebbero oltre 40mila i profughi in fuga dal Ciad verso il Camerun dopo gli intensi combattimenti avvenuti nel fine-settimana nella capitale N'Djamena: lo riporta all'agenzia Misna il portavoce della Croce Rossa del Camerun che sta seguendo dalla frontiera, situata non lontano dalla capitale ciadiana, l'emergenza profughi. Sebbene i dati divergano - l'Unhcr parla di 20mila mentre diversi giornali del Camerun riportano quasi 50mila profughi giunti oltre frontiera - le fonti sono conconrdi nel sottolineare l'emergenza. "In Ciad centinaia di migliaia di persone sradicate dipendono dal sostegno internazionale e da un'indispensabile catena di aiuti che deve raggiungere alcune tra le parti più desolate ed isolate del paese" - ha affermato l'Alto Commissario Guterres a Parigi chiedendo "a tutte le parti in conflitto di rispettare i principi umanitari e di porre fine alla violenza".

L'Unhcr ha inviato un team di operatori e mezzi di soccorso nella città camerunense di Kousseri, dove continua il flusso di "persone terrorizzate". Medici Senza Medici Senza Frontiere sta assistendo feriti a N'Djamena dove gli ospedali riportano "centinaia di feriti". Da lunedì mattina non si registrano combattimenti, tuttavia alle equipe di MSF non è stato possibile raggiungere gli altri ospedali poiché le strade sono bloccate dalla quantità di persone che stanno scappando dalla città.

Intanto, sul versante politico, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha chiesto "l'immediata sospensione delle violenze perpetrate da gruppi armati contro il governo ciadiano" e sostiene l'iniziativa dell'Unione Africana per trovare una soluzione alla crisi.: l'Unione Africana intende incaricare della mediazione il leader libico Muammar Gheddafi e il presidente della repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso. Anche il Congo ha annunciato che invierà oggi emissari a N'Djamena per cercare "una soluzione pacifica" al conflitto. Intanto l'esercito francese ha preso posizione davanti all'aeroporto civile della capitale: ieri i militari francesi hanno usato sei elicotteri per evacuare le ambasciate di Stati Uniti e Germania, inclusi i due ambasciatori. Fra i residenti stranieri, 839 sono già stati portati in Gabon, altri 300 circa sono in attesa di partire.

I ribelli ciadiani sarebbero disposti ad accettere la proposta di un cessate il fuoco a condizione che il presidente Idriss Deby si dimetta - riporta l'agenzia AGI. I ribelli accusano anche la Francia di essere intervenuta direttamente con elicotteri e carri armati al fianco dell'esercito governativo e di essere responsabile per le vittime civili. "Deby deve essere rimosso" - ha insistito il portavoce. La stessa fonte ha detto anche che elicotteri e carri armati del contingente francese presente in Ciad ieri hanno aperto il fuoco durante combattimenti nella zona dell'aeroporto della capitale. "La Francia partecipa direttamente al conflitto e ha causato vittime civili" - ha affermato il portavoce dei ribelli. La Francia si è detta "pronta a intervenire con lo strumento militare nel Ciad in sostegno del governo contro i ribelli che assediano la capitale" - ha dichiarato il presidente Sarkozy.

Amnesty International chiede al governo ciadiano l'immediato rilascio di quattro leader dell'opposizione arrestati dallo scorso weekend e teme che possano essere torturati o essere vittime di sparizione forzata. I quattro leader - Lol Mahamat Choua, Ngarlejy Yorongar, Ibni Oumar Mahamat Saleh e Wadel Abdelkader Kamougué - potrebbero trovarsi all'interno del palazzo presidenziale. Oggi, un portavoce della presidenza ha risposto ad Amnesty International di "non poter confermare se queste quattro persone siano state arrestate". "Il governo del Ciad sembra usare l'attuale conflitto con l'opposizione armata come una copertura per arrestare gli oppositori pacifici" - accusa Amnesty.

L'attacco contro il governo di Deby - che ha preso il potere nel 1990 - sta ostacolando anche le operazioni umanitarie nel Ciad e ha sospeso temporaneamente il dispiegamento della missione militare europea Eufor in Ciad e in Centro Africa per proteggere i profughi giunti dal Darfur. [GB]

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