www.unimondo.org/Notizie/Ciad-l-era-Deby-volge-al-tramonto-50747
Ciad: l'era Deby volge al tramonto
Notizie
Stampa
L'era Deby volge al tramonto. Dopo mesi di crescente tensione interna, nei giorni scorsi i ribelli del Fronte unito per il cambiamento (Fuc) sono arrivati alle porte di N'djamena, la capitale del Ciad, dopo aver percorso in pochi giorni i circa ottocento chilometri tra il confine con il Sudan e la capitale. Idriss Deby, al potere dal 1990 e principale candidato alle elezioni indette per il 3 maggio, è ancora al potere, ma tutto lascia indicare che il suo "regno" potrebbe avere i giorni contati.
Sulla ricostruzione dei fatti dei giorni passati, le versioni sono discordanti. Ciò che è certo è che all'alba di giovedì scorso la capitale è stata svegliata dai colpi di arma da fuoco, sparati tra esercito e ribelli nella periferia nordorientale della città. Non sembra che i ribelli siano riusciti a entrare fin nel cuore di N'djamena, dove la situazione è rimasta relativamente tranquilla. Già nel pomeriggio, comunque, la calma era tornata in città. Deby, parlando alla radio, ha detto che l'attacco dei ribelli è stato respinto con decisione e l'esercito nazionale ha vinto la battaglia. La "cavalcata" dei ribelli attraverso il paese e la conquista di città e basi militari sulla via per N'djamena dicono invece che il regime è ormai molto debole. E che i ribelli hanno deciso di sferrare l'attacco finale al potere di Deby per cercare di "eliminarlo" prima delle elezioni.
Nulla di sorprendente. Ormai da alcuni mesi le notizie che arrivavano dal paese africano lasciavano intendere come la situazione politica e militare del paese fosse in progressivo peggioramento. Che il governo di Deby si stesse sgretolando sotto il peso di crescenti pressioni interne e internazionali era sotto gli occhi di tutti. L'unico a non rendersene conto, o quantomeno a far finta che tutto fosse come prima, è stato lui, il presidente-padrone del Ciad. Che, nonostante il boicottaggio delle opposizioni, le sempre più numerose defezioni dell'esercito a favore dei gruppi ribelli e la consistente perdita di consenso anche all'interno del suo stesso clan, ha eliminato il limite dei due mandati presidenziali per potersi ripresentare una terza volta alle urne.
Ma la corda, già ampiamente consumata, si è rotta. E si è passati alla guerra aperta, partita, com'è solida tradizione nel paese, dal confine orientale. Anche lo stesso Deby, nel 1990, era partito dal confine con il Darfur sudanese per spazzare via il regime del suo ex capo Hissène Habré. Secondo quanto denunciato ripetutamente da Deby negli ultimi mesi, anche questa volta sarebbe successa la stessa cosa: i nemici del regime avrebbero ottenuto basi logistiche, aiuto finanziario e copertura politica dal governo di Khartoum, muovendosi poi dal Darfur per sferrare attacchi nella regione più orientale del Ciad. Per questo, la vigilia di Natale del 2005 Deby aveva dichiarato al mondo che il Ciad si trovava in "stato di belligeranza" con il vicino sudanese.
http://www.warnews.it/index.php/content/view/2106/29/ Le parole del presidente non hanno però sortito alcun effetto: in questi mesi parte dei molti e variegati gruppi ribelli ciadiani hanno trovato una piattaforma comune e si sono fusi nel Fuc, sotto la leadership del trentacinquenne Mahamat Nour. Stando alle ricostruzioni, nel Fuc si sono riuniti otto piccoli gruppi armati, formati soprattutto da disertori dell'esercito, molti dei quali della stessa etnia del presidente. Ben armati ed equipaggiati (dai pick-up con i quali hanno percorso le vaste distanze ciadiane nell'ultima settimana ai telefoni satellitari con cui hanno comunicato alle agenzie di stampa internazionali le loro conquiste), in pochi giorni hanno conquistato diverse città nella parte orientale del paese, sia a nord, dove la presenza dell'esercito nazionale è più consistente, sia a sud, al confine con il Sudan e con la Repubblica Centrafricana, in una strategia "a tenaglia" che ha evidentemente sortito il suo effetto.
È difficile dire cosa succederà adesso. Deby potrebbe tenere ancora per qualche tempo, ma ormai non può più contare neanche sull'appoggio di Parigi, storico "tutore" di tutti i regimi ciadiani. Nei giorni scorsi la Francia è rimasta a guardare e pare abbia fatto lo stesso anche giovedi scorso, nonostante le accuse del rappresentante del Fuc in Francia, secondo cui aerei francesi avrebbero bombardato Adré e Moudeina, cittadine al confine con il Darfur. Accusa prontamente smentita da Parigi, dove, con ogni probabilità, si sta già pensando al dopo-Deby.
di Irene Panozzo