Che fine ha fatto la «strategia multilivello per l'immigrazione» del Governo?

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È passato un anno da quando, il 24 giugno 2018, nel suo primo impegno ufficiale in Europa,Giuseppe Conte presentava sul tavolo europeo un ambizioso e fumoso progetto in dieci punti l’European Multilevel Strategy for Migration. Dieci punti messi sul tavolo del mini-summit Eu sulle migrazioni che, a detta del Premier, rappresentavano la soluzione alla cosiddetta «emergenza», proponendo un «salto di paradigma nella risoluzione dei problemi della migrazione».

Italia più isolata che mai

Il documento permise all'allora neonato Governo giallo-verde, in carica dal 1 giugno 2018, di guadagnare la scena mediatica con un progetto ambizioso e globale, che si poneva in contrasto con le priorità indicate da Angela Merkel e con le motivazioni che l'avevano spinta a convocare il minivertice di Bruxelles.  La Merkel venne allora accusata di non cercare strategie di medio-lungo termine, mentre Conte si presentò forte di un (fumoso) progetto di scenario, dichiarando, dopo 10 ore di vertice: «Da oggi l'Italia non è più sola». Che cosa rimane delle roboanti dichiarazioni di Conte a distanza di un anno? L'Italia è meno sola o, anche in questo campo, è più isolata di quanto non fosse nel giugno 2018? L'Europa, scriveva su Aspenia Anja Palm, sull'immigrazione è caduta in un gioco senza vincitori. Ma l'Italia, a questo gioco, non partecipa nemmeno, lasciando che le conseguenze ricadano proprio sui migranti o sulle navi della società civile. Lo ha dimostrato, da ultimo, il caso Sea Watch.

L'autoinganno come prassi

Un punto, però, fra quelli indicati dal documento è diventato prassi consolondata per il Governo: giocare con i numeri. Nel punto numero 4 dell’European Multilevel Strategy for Migration presentato da Conte, si legge quella che allora venne derubricata come un'imprecisione. Oggi, sappiamo che è ben altro. Punto quattro: «solo il 7% dei migranti [sottinteso: fra quelli che arrivano in Italia, ndr] sono rifugiati». I numeri del Ministero dell'Interno dicono ben altro: che nel 2017, una forma di protezione (umanitaria; sussidiaria; status di rifugiato) ha riguardato il 40% fra coloro che sono arrivati in Italia. Altra parola d'ordine del Governo è "emergenza". Anche qui, i dati diffusi poche ore fa dal Dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno, dicono che di emergenza non si può parlare. I dati sono relativi al numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1 gennaio 2019 al 2 luglio 2019, comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2017 (- 96,73%) e 2018 (-83,23%). Siamo passati dai 119.369 sbarchi del 2017 e dai 23.526 del 2018 ai 2.784 di quest'anno. 

A un anno di distanza dal «cambio di paradigma» dichiarato dal Governo, l'unico paradigma cambiato è quello di un'Italia sempre più sola, caduta nella morsa del'l'autoinganno. In Europa, al gioco delle tre carte sui migranti, non crede più nessuno. Resta da chiedersi perché l'opinione pubblica continui a crederci. Ma questo lo spiegava già Freud: c'è un punto di rottura, oltre il quale il principio di realtà non conta più, conta solo l'illusione. Finché non si cade e ci si fa male davvero.

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