Che fine ha fatto il Piano Mattei?

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Immagine prodotta con ChatGPT

È una scatola vuota: il Piano Mattei è una scatola vuota; lo apri e dentro non c'è niente, non c'è nulla. Nulla c'è! Mancano i contenuti, mancano gli stanziamenti, manca un cronoprogramma, mancano gli obiettivi e manca la relazione che per legge (…) dovevate presentare a questo Parlamento” così ha tuonato la deputata del PD Laura Boldrini lo scorso 12 luglio, a seguito della risposta del vice-ministro Edmondo Cirielli all’interpellanza urgente presentata al Maeci sul cosiddetto “Piano Mattei”. Annunciato dal governo Meloni quasi 2 anni fa, il 25 ottobre 2022, sinora ha predispostol’istituzione di una cabina di regia presso Palazzo Chigi (al costo di 3 milioni di euro) e l’autorizzazione alla Cassa depositi e prestiti di concedere fino a 500 milioni per il 2024 per le aziende che operano in Africa. Sono diversi gli interventi sporadici collegati al Piano Mattei, quale ad esempio un'intesa con l’Algeria in base alla quale il Paese africano mette 36.000 ettari di territorio a disposizione della società italiana Bonifiche Ferraresi SpA per recuperare i terreni a uso agricolo; o l'istituzione italiana di un nuovo liceo informatico ad Addis Abeba, in Etiopia, per 200 studenti. Ma è vero che manca una progettualità al Piano, o per lo meno “per lacuna”, come indicato da Cirielli, questa non è stata condivisa dal governo con il parlamento e, più in generale, con l’opinione pubblica. I sei pilastri del Piano Mattei,istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture sono sintetizzati in una paginetta in word, e l’elenco dei Paesi di prima attuazione del Piano (Algeria, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia) non costituiscono che il concept di un progetto, anzi l’embrione di qualsiasi progetto che si rispetti che deve già esplicitare obiettivi e risultati di massima.

Se manca un progetto, manca la possibilità di una discussione effettiva sugli obiettivi e di una verifica dei risultati ottenuti.

C’è inoltre qualcosa in più.

La presidente Meloni, nell’intervento alla prima riunione della Cabina di regia sul Piano Mattei, ha posto 3 punti al centro dell’azione dell’organo (e dunque dello stesso Piano). Innanzitutto un approccio nuovo, “diverso nei rapporti e nella cooperazione con il continente africano, che non è predatorio, che non è paternalistico, che non è caritatevole. (…) Questa capacità di immaginare la cooperazione come un rapporto da pari a pari, e non come un semplice aiuto di chi ti vede in difficoltà e vuole essere a posto con la sua coscienza dandoti una mano, è una cosa che viene molto ben vista da questi interlocutori che sono stanchi di essere considerati o trattati semplicemente come persone che vanno salvate da qualcosa”. Il secondo elemento è la condivisione: “in questo (Piano) c'è un rapporto da pari a pari e una cooperazione strutturale che diventa cooperazione di medio e lungo periodo nella capacità di costruire insieme risposte durature, non iniziative-spot”. Un terzo elemento, secondo la Presidente del Consiglio “il più importante di tutti perché davvero fa la differenza con molto di quello che è accaduto in passato” è la concretezza. Non chiacchiere, né spot ma azioni reali, ben concordate e realizzate.

Ebbene questi tre punti, che potrebbero essere sintetizzati nella parola “co-operazione”, buona cooperazione, mancano proprio a detta dei due destinatari dell’intervento, ossia l’Italia e l’Africa stessa. Quanto raccolto nell’interpellanza urgente alla Camera dei Deputati targata PD è chiaro; meno conosciuta è la percezione del Piano da parte dell’Africa. “Parlate di un partenariato paritario e non state coinvolgendo i Paesi africani nella fase di progettazione del Piano?” è intervenuto il presidente ciadiano della commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, il 28 gennaio alla conferenza Italia-Africa tenutasi a Roma e alla quale hanno partecipato 25 Paesi africani. Le parole devono aver gelato la sala in un’iniziativa internazionale che è stata fortemente voluta dal governo come primo atto della Presidenza italiana del G7 volta a dare un segno distintivo del proprio indirizzo.

L’impressione è che il Piano Mattei non guardi che agli interessi statali nazionali e dei privati per il reperimento di gas e combustibili fossili, nonché miri alla promozione di un’immagine di governo che arresta i flussi migratori dal continente nero. Non c’è interesse verso una crescita delle energie rinnovabili sul continente, né per azioni volte a mitigare i cambiamenti climatici che tanto stanno influenzando (e determineranno ancora di più) le migrazioni. Nessun collegamento alla Strategia UE Global Gateway da 300 miliardi di euro; il Piano Mattei ipoteticamente, in assenza di documentazione, ammonterebbe a circa 5,5 miliardi in 4 anni, spiccioli in confronto. Tantomeno è previsto alcun collegamento all’Agenda 2063 “The Africa We Want”(“L’Africa che vogliamo”), attivata dall’Unione Africana nel 2013 e incentrata sullo sviluppo nei prossimi 50 anni delle energie rinnovabili e sulla creazione di un’area di libero spazio per merci, servizi e investimenti

Infine, in questi mesi è sceso il silenzio assordante sugli investimenti dell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia che si attestano a circa lo 0,27% del PIL, continuando così a derogare all’impegno di investire lo 0,70% del proprio reddito nazionale lordo. Di certo un Piano Mattei con l’Africa dovrebbe collocare questi fondi al centro dell’intervento, altrimenti risulta manchevole proprio di quella concretezza sbandierata ai media da Meloni. 

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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