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Casa: ancora demolizioni e possibile accordo per Nairobi
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Situazione difficile per il diritto alla casa in Nigeria. Lo scorso 28 novembre il presidente Obasanjo ha dato il via ad una delle operazioni di sgombero più violente e massicce a livello mondiale. Le demolizioni e gli sgomberi riguardano infatti oltre 4 milioni di abitanti, su un totale di 7 milioni residenti nella capitale federale Abuja. Infatti, su ordine del ministro Mallam Nasir El Rufai, presidente (Chairman) della Federal Capital Development Authority (FCDA), i funzionari della FCDA accompagnati da esercito, polizia e caterpillars, hanno iniziato a distruggere case, scuole, ospedali, chiese e moschee di Abuja.
Per questi motivi centinaia di associazioni locali di abitanti, donne, ong, personalità, le stesse Chiese, stanno rompendo la cappa di silenzio e si stanno mobilitando sulla base di un Appello lanciato dalla "Nigeria Zero Eviction Coalition" che chiede lo stop delle demolizioni e degli sgomberi, la compensazione e il rialloggiamento immediato dei senzatetto, l'istituzione di una commissione d'inchiesta. L'International Alliance of Inhabitants invita quindi ad aderire online all'appello che invoca inoltre il blocco delle privatizzazioni e del master plan di Abuja, e il congelamento di tutti gli investimenti esteri (G8, Banca Mondiale, FMI, Unione Europea) se i lori effetti provocano la violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla casa. Al contrario, l'Appello propone di canalizzare le risorse liberate dalla cancellazione del debito del paese in Fondi Popolari per la Terra e la Casa controllati da tutte le parti in causa, in particolare dalle associazioni di abitanti.
Il diritto ad un'abitazione è stato uno dei punti chiave più discussi durante la seconda edizione del Foro Sociale dell'Africa Meridionale (Southern African Social Forum - SASF), tenutosi ad Harare (Zimbabwe) dal 13 al 15 Ottobre 2005, a cui hanno partecipato circa 2000 persone. L'appuntamento è parte del processo del African Social Forum che terrà la sua quarta edizione a Bamako, in Mali, dal 19 al 24 gennaio prossimi. Il Foro Sociale ha fatto appello ai governi dell'Africa Meridionale perché blocchino le politiche di privatizzazione e rendano accessibili le terre ai comuni cittadini. Dall'indipendenza del Sud Africa (1994) soltanto il 3% dei terreni è stato ridistribuito ai senzaterra: "La maggioranza della popolazione dell'Africa meridionale soffre perché non può accedere alle terre che sono state privatizzate e, pertanto, ricorre alla coltivazione dei propri orti" hanno affermato Tim Xipu del Southern Cape Land Committee e Sarah Claasen del Sindacato per i contadini.
Anche nello Zimbabwe lo scorso 19 maggio 2005 c'è stata l'Operazione Murambatsvina, che ha sfrattato oltre 700.000 persone. Una delle motivazioni ufficiali fornite dal governo è stata che alcuni commercianti stanno conducendo affari illegali, acquistando beni per simularne, in seguito, la scarsità e monopolizzare i prezzi in un'economia già devastata (400% di inflazione, 7% annuo di diminuzione della crescita, disoccupazione di massa, crisi petrolifera, costo eccessivo degli alimenti). L'operazione è continuata, nonostante una serie di appelli da parte di enti locali ed internazionali, enti ecclesiastici ed organizzazioni non governative. Il 27 giugno 2005 c'è stata la visita dell'Inviato Speciale delle Nazioni Unite incaricata di investigare sugli avvenimenti, nonostante l'operazione fosse stata dichiarata terminata. E non si è fermata nemmeno dopo il comunicato stampa della Relazione, fortemente critica, dell'Inviato Speciale delle Nazioni Unite rilasciato il 22 luglio 2005, nel quale si raccomandava di porre fine immediatamente all'Operazione. Una seconda Operazione, Garikai, che ha come scopo la ricostruzione, si sta svolgendo tra critiche e scarsi risultati concreti.
Un passo avanti è registrato dalla Campagna "WNairobiW!" che da quasi due anni sta chiedendo una conversione da parte dell'Italia verso il Kenya: soldi che dovrebbero essere destinati ad offrire una migliore sistemazione ai baraccati. Ottenuto il risultato del blocco degli sgomberi che nel marzo 2004 hanno minacciato 300.000 persone, la Campagna si è prefissa l'obiettivo di incidere sui nodi strutturali che riducono la gente nelle baraccopoli: la regolarizzazione e la redistribuzione della terra, in parallelo a piani di miglioramento abitativo e urbanistico. "Gli sgomberi forzati sono una minaccia permanente e senza il possesso della terra la gente del Kenya non ha possibilità di vivere in dignità" scrive la campagna che ha tenuto un incontro ufficiale con i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero del Tesoro dal quale è emersa la disponibilità dei ministeri alla realizzazione di un fondo di conversione del debito tra Kenya e Italia. Gli accordi per la gestione del fondo verrebbero gestiti bilateralmente, con il coinvolgimento esplicito della società civile italiana e kenyana. Si realizzerebbero così gli auspici che WNairobiW ha sottolineato la necessità di destinare esplicitamente tali risorse a un Fondo Popolare per la Terra e la Casa aalla sperimentando su due slums-pilota nuove politiche di titolazione della terra e miglioramento abitativo per garantire la sicurezza abitativa e risultati duraturi. Nelle prossime settimane la Campagna continuerà ad incontrare i ministeri italiani e kenyoti per seguire da vicino la definizione dei dettagli dell'accordo e riportarne notizia alle decine di migliaia di sottoscrittori dell'appello. [AT]
Fonte: International Alliance of Inhabitants, Giovani e Missione, Campagna W Nairobi W!