Cartoline coreane, tra kimchi e K-pop

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Adele Vitale - Foto: N Benedetti ®

Edito da Mondadori ed uscito sul mercato nella seconda metà del 2022, il libro “Benvenuto in Corea – tra zombie, smombie, ciabatte e K-pop” è scritto da Adele Vitale e Lia Iovenitti, ed illustrato da Yun Jung. Ne parliamo con una delle autrici, che da svariati anni vive e lavora in Corea.

Adele, come vogliamo iniziare a parlare di questo libro?

La prima cosa che direi è che quando mi hanno chiesto di scrivere un libro per bambini sulla Corea mi ha sorpresa il fatto che non esistesse niente di questo tipo. Come riferimento di libri per immagini c’è “A geek in Korea”, che mostra la prospettiva di un insegnante di inglese; sull’illustrato c’è poi anche “Sketches of Korea”. Sono comunque libri in inglese e per adulti, quindi affrontano temi come l’alcool, la prostituzione, gli affitti, l’economia. Quindi la sfida principale è stata creare qualcosa di particolare, di originale, per invogliare i bambini italiani alla lettura. E qui mi è venuto in mente il mio primissimo risveglio in Corea.

Parliamo dell’anno…?

2002, più di 20 anni fa. Il primo risveglio nella casa di quelli che sarebbero diventati i miei suoceri è stato così: apro gli occhi la mattina e sento questo profumo - che non ho percepito proprio come profumo – di pesce arrosto alle 7 del mattino. E penso: “chi è che cucina pesce arrosto alle 7 del mattino?”. Era mia suocera che preparava la colazione alla coreana. In Corea non rifiuti quello che ti viene messo davanti: quindi mi siedo a tavola e c’era zuppa d’alghe; riso; kimchi (cavolo piccante, ndr); verdure marinate, pesce arrosto. Mi siedo e mi sforzo di mangiare. Mi sforzo il primo giorno, mi sforzo il secondo giorno, poi dopo un po’ non volevo altro – alla fine mia suocera preparava un pesce solo per me ed uno da condividere. Sono rimasta molto stupita. Quindi mi sono detta: voglio comunicare la sorpresa, quanto è diversa la Corea. È un qualcosa che un turista probabilmente non avrà modo di sperimentare, e quindi mi è venuto in mente di descrivere una giornata tipo di un bambino che vive in Corea: è una giornata in cui succede di tutto, però al tempo stesso è realistica.

In che senso?

Diciamo che il bambino vive una giornata molto ricca, però è una giornata verosimile. Ad esempio nel nostro racconto capita che proprio quel giorno ci sia la cerimonia per il rito ancestrale che si fa, ma non tutti i giorni. E poi ovviamente c’erano anche dei concetti astratti da infilare, come lo zodiaco, le stagioni, la lingua, i numeri… Volevamo incantare il lettore. E quindi non si può essere didascalici; ci sono poi una serie di costrizioni perché non è un testo di prosa standard, in questo libro era necessario essere concisi, immediati, giovani. Abbiamo letto libri scritti per ragazzi in gergo giovanile e siamo andate per tentativi, ogni tanto siamo scadute nel giovanilismo esagerato ed abbiamo dovuto fare tre passi indietro. È stato un gran lavoro.

Il libro per chi è pensato?

Per ragazzi e ragazze tra i 9 ed i 13 anni. Per capire che cosa avrebbe potuto interessarli di più ho intervistato bambini italiani di questa età, figli delle mie amiche sparsi per tutto lo stivale, da Milano alla Sicilia. Tutti mi hanno menzionato la scuola – abbiamo capito che quel capitolo avrebbe dovuto essere sviluppato bene. Un’altra difficoltà è stata quella legata alla dinamicità della Corea: le leggi cambiavano mentre scrivevamo il libro: ad esempio prima era all’approvazione una legge per bandire la carne di cane (inserire link a articolo “La Corea, ed il suo mosaico di quotidianità legata all’ambiente”), ma non è passata; poi è stata ufficialmente eliminata l’età coreana…

L’età coreana?

Qui c’è la consuetudine di aggiungere un anno all’età anagrafica; e si conta l’anno di nascita. Quindi, tu sei del primo gennaio 1980, io del 31 dicembre 1980, in Corea abbiamo la stessa età e abbiamo 44 anni. In Italia invece avremmo 43 e 42 anni e mezzo.

Mi pare di difficile gestione.

È particolarmente complicato quando i bambini sono piccoli, perché un bambino che nasce il 30 dicembre, il 1° gennaio ha due anni e non due giorni. Quest’età coreana era utilizzata anche a scuola –io con le mie figlie facevo sempre fatica. Adesso la legge ha stabilito che nei contesti ufficiali non si fa più riferimento all’età coreana – poi ovviamente nell’uso quotidiano invece c’è ancora. Poi mentre scrivevamo è uscita una legge dove si decideva che la scuola non si poteva più dire agli studenti ed alle studentesse delle superiori di che colore portare la biancheria intima. 

Quindi scusa: hanno le uniformi scolastiche, ed oltre a quello direttive sulla biancheria intima?

Esatto – non in tutte le scuole però. Poi c’è stato il capitolo sui Coffee Shop particolari, quelli con gli animali: mentre scrivevamo potevi berti un caffè ed accarezzare procioni, iguane, pecore, ecc. Poi sono stati resi illegali e adesso pian piano stanno sparendo. Stare al passo è stato difficile. 

Altre difficoltà?

Sicuramente il fact-checking: tutto va revisionato costantemente. Tutto quello che abbiamo scritto è stato controllato: che so, ero convinta che i maggiori mangiatori di noodle al mondo fossero i coreani, invece controllando è emerso che sono i vietnamiti. È stata una sfida continua, però il libro è venuto bene, abbiamo avuto i complimenti anche dall’Istituto culturale coreano in Italia

La forza del libro?

Secondo me il fatto che ci hanno lavorato tre persone con tre background diversi. Lia Iovenitti vive a Seoul, città cosmopolita, frequenta mostre, ambasciate, lavora nell’editoria e nell’import-export, i suoi figli vanno alle scuole internazionali. Poi ci sono io che vivo alle porte di Busan, sono immersa nella quotidianità, lavoro con i genitori, con le famiglie, organizzo eventi, le mie figlie vanno nella scuola coreana. E poi c’è l’illustratrice, Yun Jung, che è coreana: nata, vissuta e cresciuta in Corea, poi si è trasferita negli Stati Uniti ed ora osserva la Corea dall’esterno. Ogni cosa che scrivevamo lei la traduceva con Google Translate, e poi chiedeva conferma alle sue amiche coreane - ha contribuito su parecchi aspetti. Secondo me un grande difetto che hanno tanti libri sulla Corea è che sono completamente soggettivi. Dall’unione delle nostre tre prospettive è uscito un libro che spazia a 360°.

Novella Benedetti

Giornalista pubblicista; appassionata di lingue e linguistica; attualmente dottoranda in traduzione, genere, e studi culturali presso UVic-UCC. Lavora come consulente linguistica collaborando con varie realtà del pubblico e del privato (corsi classici, percorsi di coaching linguistico, valutazioni di livello) e nel tempo libero ha creato Yoga Hub Trento – una piattaforma che riunisce varie professionalità legate al benessere personale. È insegnante certificata di yoga.

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