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Carta GeniusOne: il direttore di Unimondo risponde ai lettori
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A seguito della pubblicazione della pubblicità della Carta etica di credito "GeniusONE" sul nostro portale ci sono giunte diverse lettere. Tra le prime quella di Paolo Trezzi alla quale, anche tenendo conto di lettere successive, risponde il direttore di Unimondo, Fabio Pipinato.
Qui di seguito la lettera di Paolo Trezzi, la risposta del direttore di Unimondo e la replica di Paolo Trezzi.
Lettera di Paolo Trezzi
Cara Redazione di Unimondo,
Buongiorno, anzi no.
Non vorrei sembrare sarcastico, ma la pubblicità di Genius la Carta di credito "etica" di Unicredit, la Banca armata principe della Lista delle Banche Armate di quest'anno, sul vostro sito, non mi sembra una genialata. Anzi.
Sono un assiduo frequentatore del vostro sito e non ricordo di aver visto mai nessuna pubblicità. Iniziamo bene. Potete solo migliorare a questo punto.
Vi scrivo perché non mi spiego come sia possibile scivolare su queste cose così palesi. Ho la sensazione che anche per un sussulto di dignità riceverete molte lettere su questa vicenda, piccate, deluse, dubbiose, arrendevoli. E saranno gli stessi visitatori che navigando in Rete volendo trovare informazioni sui danni degli istituti finanziari, ed in particolare sulle loro esposizioni nel facilitare e rendere possibile le transazioni e i pagamenti nel commercio di armamenti in giro per il mondo. Visitando il vostro sito.
Questa non è un'attenuante è, per parte mia, un'aggravante. Le notizie le sapete e quindi la conseguenza dovrebbe, doveva (sic!) essere automatica. Mi sfogo, dunque, con voi altri, comunicandovi che secondo me Unimondo con la pubblicità delle Banche Armate è come l'Europa senza Illuminismo: inservibile.
Vi chiedo pertanto di provare a motivare questa scelta, mi riservo il diritto di rendere pubblica la vostra risposta, o non risposta perché voglio sapere chi è che, ha deciso di rovinarvi/ci la reputazione. Perché, e concludo, vedere Unimondo.org sito parlare di Banche Armate e di fianco la pubblicità della Carta di credito "moschicida" di Unicredit, cioè una di queste, è come vedere una partita di calcio tra due squadre in finale. Quando l'arbitro fischia la fine della partita può non essermi chiaro se abbia vinto la cronaca delle banche armate o la Banca armata. Escludo, però, che possiate aver vinto entrambi.
In attesa di risposta,
Paolo Trezzi
Centro Khorakhanè Lecco
Risposta del direttore di Unimondo
Gentile Paolo Trezzi,
La ringrazio per la Sua lettera alla quale non mi attardo a rispondere. Unimondo ha già fatto pubblicità ed è la prima volta che pubblicizza una "Carta" di un Istituto di credito. Trattasi di una decisione di cui, in qualità di direttore del portale, mi assumo la responsabilità. Ho discusso della Sua lettera e della mia scelta con il CdA della Fondazione e la redazione. Le confesso che abbiamo opinioni divergenti. Come CdA non abbiamo la certezza di aver scelto bene, ma vorremmo aprirci al dialogo anche verso realtà che rimangono interlocutori importanti per il sociale www.unicreditfoundation.org.
Provo ad interloquire per punti:
1) Da dieci anni Unimondo offre un'informazione puntuale e gratuita sulle banche armate e, per fortuna, non solo su quelle. Più volte ha denunciato le modalità di costruzione, traffico, smercio, responsabilità economiche, politiche e finanziarie del commercio di armi. Vorrebbe continuare a farlo.
2) Conosco il coinvolgimento di numerosi gruppi bancari nell'industria armiera. Tuttavia, pur non condividendo la linea di sostegno all'industria bellica, mi è sembrato di poter valorizzare l'attenzione al sociale che Unicredit sta compiendo. Forse vale la pena concentrarsi anche sulle "buone pratiche" degli istituti finanziari e non solo sui danni da essi compiuti. Come da sempre fatto.
3) Il portale non gode di contributi né statali e né di enti locali. Alla fine del mese deve comunque quadrare i conti per garantire la retribuzione ai collaboratori. È legittimo il richiamo ai principi, ma la sostenibilità economica non può essere accantonata come un fattore irrilevante. Un'agenzia che offre un'informazione gratuita ha bisogno di entrate che ne garantiscano il funzionamento.
4) Come direttore devo tener conto anche delle risorse presenti nel CC di Banca Popolare Etica che il lettore responsabile potrà trovare in Home Page sotto la dicitura: "dona ad Unimondo". Se vi sono riserve sufficienti possiamo agire senza pubblicità alcuna ma se non ve ne sono dovremo accogliere alcune delle offerte che ci giungono. All'aumento progressivo dei lettori negli anni non è sempre corrisposto un aumento delle donazioni.
5) Sto ricevendo molte lettere piccate, deluse, dubbiose ed arrendevoli. Alcune da parte di organizzazioni per noi importanti come Pax Christi. Chiederò alla redazione di pubblicarle. Siamo per il dialogo. Non è un caso che abbiamo un'intensa attività culturale, nei territori ove abbiamo sede, poco propensa alla contrapposizione. Ed è forse per questo che vorremmo sopravvivere al mercato che ha costi sempre più importanti, con il sostegno del mercato, per non sottrarci nel denunciare le storture del mercato stesso. So che si tratta di abitare una contraddizione ma per questo ho deciso di aprire un dialogo con i lettori meno arrabbiati come lei. Mi piacerebbe coinvolgere nel dialogo anche i funzionari di Unicredit ai quali girerò, con il Suo permesso, la Sua lettera e le lettere che giungono in redazione. Credo possa essere anche questa un'occasione d'interloquire in modo costruttivo, al di là delle categorie della guerra, che ci ha visto per un decennio o di qua o di là del muro.
6) I lettori più affezionati si ricorderanno della polemica nell'anno del giubileo in occasione del Festival di San Remo. Ebbene, dopo pochi giorni è stata varata la legge per la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri. La Campagna sdebitarsi ha voluto condividere anche con noi il successo. Sarebbe una vittoria di tutti se riuscissimo a trovare una via per un disimpegno formale dell'Istituto di Credito (al quale stiamo dando noi credito) dal finanziare l'export di armi a favore di un impegno graduale e fattivo per il sociale.
7) Iniziamo subito. Osserviamo che altri Istituti di credito riportano chiaramente il Bilancio Sociale, il Codice etico e ambientale e anche la loro policy in materia di "armamenti". Non ci dispiacerebbe ottenere la stessa trasparenza da Unicredit con i quali stiamo tentando di andare oltre la contrapposizione.
Cordialità,
Fabio Pipinato
(Direttore di Unimondo)
La replica di Paolo Trezzi
Assolvo il mio compito, Gentile Direttore, nell'autorizzarLa, come da Lei richiestomi, a girare la mia lettera ai vertici di Unicredit, sperando possa, insieme a molte altre, insinuare nella Banca il dubbio che c'è una netta dicotomia tra quanto affermato e riportato dagli stessi, sul proprio sito http://www.unicreditgroup.eu, alla voce Sostenibilità.
Le allego la mia ultima - in tutti i sensi - risposta all'intervento del
Vi si legge infatti:
"Operiamo facendoci carico delle responsabilità connesse alle nostre scelte imprenditoriali nella consapevolezza che la sostenibilità nel tempo dell'impresa, intesa nella triplice accezione di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, sia elemento di competitività che favorisce anche lo sviluppo dei territori, del mercato e la coesione sociale" ed ancora: "La responsabilità sociale è parte della cultura aziendale; siamo convinti, infatti, che per fare bene il proprio lavoro sia necessario avere principi, target di gestione e comportamenti che consentano di determinare la nostra identità"
Ebbene, Le fa merito essersi assunto la responsabilità di aver consentito la pubblicità di un prodotto di Unicredit, venduto e promosso come etico, sul suo portale Ma quella pubblicità confonde, consapevolmente, l'etica con la beneficenza.
Ovviamente non mi soffermo nel ricordarLe che, in termini quantomeno giuridici, c'è differenza ed anzi completo e obbligatorio distacco, tra Fondazioni bancarie e banche stesse, e quindi c'è quantomeno un errore di fondo nel pensare di promuovere un "interlocutore importante per il sociale come la Fondazione" e invece promuovere il brand commerciale. Non mi soffermo perché nella sostanza io credo che siano la stessa cosa
Le scrivo e mi soffermo invece, con l'urgenza della gravità, del precipizio sempre più vicino, sempre più profondo, sempre più grande, che mi si para davanti e mi si concretizza dentro, quando leggo due passaggi, fondamentali, nella Sua lettera di risposta.
Il Suo punto 2 dice:
"Conosco il coinvolgimento di numerosi gruppi bancari nell'industria armiera. Tuttavia, pur non condividendo la linea di sostegno all'industria bellica, mi è sembrato di poter valorizzare l'attenzione al sociale che Unicredit sta compiendo. Forse vale la pena concentrarsi anche sulle "buone pratiche" degli istituti finanziari e non solo sui danni da essi compiuti. Come da sempre fatto."
Ecco io credo che il punto (il vertice del contendere) stia qui.
Le Fondazioni, le Banche, non sono affatto dimentiche nella gratuità.
Perseguono giorno e notte una loro strategia multipla che ha un unico scopo quello di autopromuovere la loro attività di perseguimento del massimo profitto.
Il resto è accidente. Potremmo, se lo vorrà, aprire a margine un confronto su questo aspetto. Tra l'altro basterebbe ricordare i pronunciamenti dei Vertici aziendali sulla loro uscita dalla Lista Banche Armate. Come anche Lei ben sa: parola non rispettata.
Il suoi punti 3 e 4, inoltre, sono la resa, l'aspetto che più mi allarma.
Lei scrive. "Il portale non gode di contributi né statali e né di enti locali. Alla fine del mese deve comunque quadrare i conti per garantire la retribuzione ai collaboratori. È legittimo il richiamo ai principi, ma la sostenibilità economica non può essere accantonata come un fattore irrilevante. Un'agenzia che offre un'informazione gratuita ha bisogno di entrate che ne garantiscano il funzionamento" e ancora "Se vi sono riserve sufficienti possiamo agire senza pubblicità alcuna ma se non ve ne sono dovremo accogliere alcune delle offerte che ci giungono".
Qui, credo sia evidente, c'è la tragedia che demoralizza e toglie il fiato:
La tragedia è che Lei Direttore ha scritto che senza i soldi delle armi non esisterebbe nemmeno Unimondo.
Cioè che si possono prendere i soldi da chi si vuole, se servono per "fare del bene". I soldi per fare informazione, solidarietà, giustizia, si possono prendere anche da chi li fa favorendo il commercio di armamenti? E questo che pensa?
Anzi, forse proprio questa è la domanda a cui Unimondo dovrebbe rispondere.
Che siate voi a dircelo chiaramente, perchè siete anche voi che ci avete fatto sognare, sperare, impegnare e adesso avete il dovere di darci delle risposte. Convincenti.
Quale deve essere il grado di autosostenibilità economica ed etica di un'economia solidale che vuole avere pretese generali di ricostruzione del legame sociale e porsi come alternativa alla mercificazione della grande impresa capitalistica?
Infine, l'ultimo Suo punto Direttore, il settimo, dove conclude dicendo: "⅀ Con Unicredit stiamo tentando di andare oltre la contrapposizione": ecco io credo si debba saper gestire il conflitto e sapere che la contrapposizione non è un'onta.
Dobbiamo rilanciare la sfida di un uso alternativo del danaro con azioni di coinvolgimento diretto, di prossimità, di tangibile esempio che il danaro non è lo sterco del demonio, che deve (e può) essere benedetto dalla sola parola etica (o: non armata), ma è etico - con o senza parola - proprio per l'uso alternativo che se ne fa. Per disegnare/attrezzare nuovi sguardi e mettere a punto nuove mappe cognitive, nuove economie. Parlo di Mag, di Fondi Sociali di prossimità (modello Le Piagge), di sostegno diretto alle cooperative, di Banchi comunali di Mutuo soccorso, di monete locali - e di tutto quello che sapremo inventare e sperimentare.
Sono sempre più convinto, infatti, e concludo, che facendo questo nessuno riuscirà più a scipparci nulla (ne' danari ne' speranze). E allora sì che vedremmo lo stupore che serve, quello di queste Banche e Fondazioni (armate o non armate) che non si spiegheranno come possiamo fare a meno di loro, come possiamo stare - volontariamente - fuori dal loro sistema.
La società è piena di stimoli, anche molti negativi, ma se ha un decalogo che regge, non è stupida, fa confronti. D'altra parte la spazzatura è sempre stata nelle strade, ma uno non se la porta a casa.
Un saluto di pace, speranza e futuro
Paolo Trezzi - Centro Khorakhané Lecco