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Burundi: elezioni storiche nonostante le violenze
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Dopo le violenze che venerdì scorso si sono verificate durante le elezioni comunali in alcuni luoghi in Burundi, la Commissione elettorale nazionale ha decretato la ripetizione del voto in cinque distretti teatro di episodi di violenza da parte di uomini armati ancora non identificati, informa l'agenzia Misna. Gli ex-ribelli delle Forze per la difesa della democrazia (Fdd), organizzati in un partito politico, avrebbero ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni comunali: il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia (Cndd) - formazione ora governativa, che ha preso il posto delle Fdd dopo la firma di un'intesa con le autorità nel 2003 - avrebbe infatti conquistato 79 seggi su 109 in quella che è stata definita la prima vera tornata elettorale del Burundi dal 1993, anno in cui il Burundi è entrato in una guerra civile che ha causato oltre 300.000 vittime e che è perdurata fino allo scorso anno. Il 72% dei quasi 3 milioni degli aventi diritto ha partecipato alla prima di una serie di elezioni che si concluderà in agosto con le la scelta del nuovo capo di Stato da parte dei due rami del Parlamento.
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Secondo la responsabile della Missione Onu in Burundi (Onub) Carolyn McAskie, "il processo elettorale è stato un successo, questo nonostante il tentativo di una minoranza di volerlo sabotare". "Gli incidenti si sono limitati a 5 comuni su 129. Perciò dobbiamo guardare positivamente al voto, pur non negando la gravità degli episodi" - ha aggiunto Carolyn McAskie. Secondo l'unico bilancio in circolazione diffuso dai vertici dell'esercito burundese e riportato dall'agenzia Misna ci sarebbero un morto ed almeno tre feriti. Secondo la radio nazionale, a commettere le violenze sarebbero uomini appartenenti alle Forze nazionali di liberazione (Fnl), il gruppo ribelle che pure nei giorni aveva sottoscritto una tregua provvisoria con il governo per permettere lo svolgimento delle elezioni.
I vincitori delle elezioni, i Cndd-Fdd sono rappresentanti politici della maggioranza etnica hutu, pronti a rompere con le logiche di potere che dall'indipendenza (1962) hanno visto quasi ininterrottamente al potere una clicca élitaria tutsi della regione del Bururi (centro del Paese) - riporta il sito di Vita. Il dominio di questa rete ristrettisima di potere è stato una prima volta rotto nel 1993 con l'elezione del primo presidente democraticamente eletto del Burundi, l'ex presidente hutu Ndadaye, rimasto vittima di un colpo di stato (ottobre '93) che ha dato inizio ad una guerra civile lunga dodici anni.
Le elezioni comunali hanno dato il via ad una serie di scrutini elettorali che vedranno il prossimo 4 luglio i burundesi recarsi nuovamente alle urne per le legislative e successivamente il 19 agosto per le presidenziali. Continua pero' l'attivita' militare del gruppo ribelle Forze nazionali di liberazione (Fnl), le quali stanno discutendo gli ultimi dettagli della loro "resa militare". Dal 1993, la guerra civile burundese ha fatto oltre 300mila vittime e devastato un Paese che conta 7,1 milione di abitanti. [GB]