Buone notizie: il primo stop al glifosate arriva dall’Austria

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In una seduta prima della pausa estiva, la Camera ha approvato la proposta del Spoe, il partito socialista austriaco, con il sostegno dei voti del Fpoe, il partito di destra guidato da Norbert Hofer. «Le prove scientifiche dell’effetto cancerogeno di questo erbicida sono in aumento», ha dichiarato Pamela Rendi-Wagner, deputata socialdemocratica. Dopo il voto ora la palla torna alla Commissione europea che ha tre mesi per approvare o respingere la decisione e ovviamente non possiamo che augurarci che l’Ue accolga la decisione austriaca.

Come sappiamo, il glifosate è stato creato dalla multinazionale chimica Monsanto, società statunitense che l’anno scorso si è fusa con la tedesca Bayer. L’erbicida è apparso per la prima volta sul mercato con il nome di Roundup nel 1974. Da allora il brevetto è scaduto e varie aziende producono diserbanti a base di glifosate con nomi diversi. Nel 2015, l’agenzia di ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato che il glifosate era “probabilmente cancerogeno”. Il meta-studio di quest’anno, pubblicato su ScienceDirect, ha affermato un «legame convincente» tra l’esposizione al glifosate e l’insorgenza del linfoma non-Hodgkin, un cancro che origina dai linfociti, cellule principali del sistema immunitario (Zhang, L., Rana, I., Shaffer, R. M., Taioli, E., & Sheppard, L. (2019). Exposure to glyphosate-based herbicides and risk for non-Hodgkin lymphoma: A meta-analysis and supporting evidence. Mutation Research-Reviews in Mutation Research, 781, 186–206).

Più di 13.000 persone sono attualmente in fase di richiesta di risarcimento danni alla Bayer negli Stati Uniti. L’azienda è stata condannata a pagare ingenti danni in tre cause davanti ai tribunali californiani negli ultimi mesi, tra cui oltre 2 miliardi di dollari (1,8 miliardi di euro) ad una coppia che ha sostenuto che l’esposizione alla sostanza chimica ha loro causato un linfoma non-Hodgkin. Le sentenze non sono definitive e la Bayer sta facendo appello, sostenendo che ci sono ampi risultati scientifici a favore della sicurezza di questa sostanza, molto diffusa in agricoltura ma anche per usi civili.

In Europa, dopo due anni di dibattiti e diversi incontri inconcludenti tra governi e Commissione Europea, nel novembre del 2017 l’autorizzazione del glifosate è stata rinnovata per altri 5 anni, come proposto dalla Commissione europea e con il benestare di una larga maggioranza di governi europei. In quell’occasione, Slow Food si era espressa definendo quella decisione «una catastrofe ambientale ed ecologica», sottolineando come la maggior parte dei governi europei non avesse rispettato il volere di oltre un milione di cittadini europei che, aderendo all’European Citizens Initiative (Ice) “Stop Glifosate!”, intendevano eliminare l’erbicida dal sistema alimentare e dall’ambiente. Mentre diverse città e stati europei hanno già scelto autonomamente di restringerne il campo di applicazione, speriamo che la decisione austrica di bandirlo completamente serva di esempio anche per altri governi nazionali europei.

Le alternative al glifosato esistono ed è importante conoscerle e diffonderle!

DA: Slowfood.it

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