Bombe cluster: al bando solo se 'reintegrate con armi di simili funzioni'

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Il primo agosto, la Commissione Difesa della Camera ha emesso un "parere consultivo" favorevole sulla legge per la messa al bando delle munizioni a grappolo (cluster bombs), condizionandolo però ad una "definizione di munizione cluster" e soprattutto vincolando il proprio parere positivo "al reperimento dei fondi necessari per la distruzione degli stock esistenti" e, in caso di distruzione delle scorte, alla "sostituzione di queste munizioni con altri sistemi d'arma che assolvano le stesse funzioni" - informamo la Campagna Italiana contro le Mine e la Rete Italiana Disarmo. "Si tratta di una serie di premesse e condizioni che rischiano di rallentare l'iter di approvazione della legge" - denunciano la Campagna contro le Mine e la Rete Disarmo.

La Commissione, esaminando il disegno di legge (c.1824 Leoni) per l'estensione alle munizioni cluster del divieto già vigente per le mine antipersona, armi di cui hanno gli stessi effetti sulla popolazione civile, ha richiesto infatti "che venga inserita una definizione di munizione cluster". "In questo modo, la Commissione non accetta la proposta di estensione interpretativa della definizione esistente di mina antipersona, già sufficientemente ampia da comprendere anche le cluster, e basata sugli effetti di queste armi sui civili" - notano le associazioni. La Commissione ha inoltre vincolato il proprio parere positivo al reperimento dei fondi necessari per la distruzione degli stock esistenti e, in linea con le posizioni espresse dal governo, ha indicato che sarà necessario, in caso della distruzione delle scorte, sostituire queste munizioni con altri sistemi d'arma che assolvano le stesse funzioni.

"Queste premesse tradiscono una eccessiva accondiscendenza verso non troppo velate manovre a favore di nuove spese militari," commenta Giuseppe Schiavello, Direttore della Campagna Italiana contro le Mine. "Sarebbe grottesco che l'approvazione di questa legge legittimasse un ulteriore aumento delle spese militari, considerate da tempo sproporzionate rispetto ad altre importanti voci di bilancio, tra cui i fondi per la cooperazione ed attività come la bonifica umanitaria," continua Schiavello, ricordando inoltre che il Ministero della Difesa non ha mai chiarito a quali necessità strategiche rispondano queste armi, dato imprescindibile per valutare la reale necessità di sostituirle con altre. "Il Ministero della Difesa inoltre si è sempre dimostrato quantomeno reticente nel chiarire quali e quante munizioni cluster ci sono negli arsenali italiani, dato peraltro necessario a ponderare gli aspetti di impegno finanziario della legge," continua Schiavello.

A queste considerazioni si associa la Rete Italiana per il Disarmo, per la quale è necessario che Parlamento e Governo diano inizio ad una riflessione seria sulla politica di armamento del nostro paese. "Non è giustificabile richiedere soldi per sostituire le cluster bombs - afferma Francesco Vignarca coordinatore della Rete Italiana Disarmo- senza spiegare il loro vero compito strategico e non è possibile continuare a negare fondi per la Riconversione dell'industria bellica o di altri progetti di disarmo giustificando la scelta con ristrettezze di bilancio mentre poi si operano scelte di questo tipo".

Dal 2004, anno in cui la Campagna Italiana contro le Mine ha cominciato a promuovere la messa al bando delle munizioni cluster, sono state rivolte al Ministero della Difesa - sia da parte della società civile che del Parlamento - reiterate richieste di informazioni e confronto su questi punti, che sono sempre rimaste inevase. Inoltre, nei consessi internazionali nei quali si discute la disciplina di questi ordigni, la posizione dell'Italia rispetto alla loro presunta utilità militare non è mai stata chiarita. "Speriamo che le condizioni indicate nel parere della Commissione Difesa possano almeno servire a chiarire una volta per tutte la sincera posizione del nostro Governo e che questo permetta la rapida approvazione della legge nazionale e la conclusione di un trattato internazionale con la speditezza necessaria ad arginare e alleviare il disastro umanitario causato da queste armi" - conclude Schiavello.

Intanto nei giorni scorsi la Commissione Esteri della Camera dei Deputati ha approvato, all'unanimità una Risoluzione in cui si "considera il Processo di Oslo il Foro multilaterale appropriato per il raggiungimento di uno specifico trattato per la messa al bando delle munizioni a grappolo". Il "Processo di Oslo" avviatosi lo scorso febbraio su iniziativa del Governo norvegese, vede coinvolti circa 70 paesi impegnati nella conclusione di un trattato internazionale che metta al bando le cluster bombs entro il 2008. "La posizione assunta il 25 luglio dalla Commissione Esteri della Camera è motivo di enorme soddisfazione" - sostiene Giuseppe Schiavello. "Attraverso questa risoluzione il Parlamento ha deciso di dare pieno appoggio al Processo di Oslo, il quale grazie all'impegno di alcuni paesi, sta cercando di dare una risposta concreta all'emergenza umanitaria causata dalle cluster bombs".

Va ricordato che l'Italia è uno degli almeno 57 Paesi al mondo che hanno nei propri arsenali munizioni cluster, definizione che comprende sia le bombe d'aereo che munizioni più piccole d'artiglieria. [GB]

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