Bologna: Arci, no alle misure repressive

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"Bologna è un caso nazionale. Lo sgombero delle baracche degli immigrati deciso dal sindaco, le reazioni esasperate e sopra le righe di alcuni, la polizia che carica i giovani davanti al Comune, alimentano tensione in città e preoccupazione per ciò che può avvenire d'ora in poi nel paese. Il conflitto che sta degenerando nasce da un approccio sbagliato ai temi della legalità e della sicurezza" scrive Paolo Beni, presidente nazionale Arci dopo le contestazioni che a Bologna hanno richiamato il sindaco Sergio Cofferati sui temi della legalità.

"La legalità è il complesso di regole e valori condivisi su cui fondare il patto di cittadinanza, lo strumento con cui la società garantisce a tutti la possibilità di praticare i propri diritti senza ledere quelli degli altri. Identificarla con l'imposizione di regole a garanzia della sicurezza significa aprire la strada a una legalità di parte che tutela gli interessi di gruppi sociali forti a danno dei soggetti più deboli, che finisce per criminalizzare il dissenso. E' una scorciatoia sbagliata cercare in misure repressive la soluzione a problemi sociali complessi come quelli dei migranti costretti dalla legge Bossi-Fini a vivere nell'irregolarità. L'unica via d'uscita è nella ricerca di soluzioni partecipate, per costruire convivenza la comunità non ha bisogno di sovrani illuminati ma del concorso responsabile di tutte le sue componenti".

Per Beni, limitarsi a "ripristinare la legalità" di fronte a cosi gravi problemi sociali, spesso nasconde la mancanza di soluzioni efficaci e giuste. "Lo sgombero infatti non risolve alcun problema, al massimo sposta i problemi altrove, provando a nasconderli agli occhi dell'opinione pubblica. L'unica via d'uscita è provare a costruire soluzioni partecipate, che partano dalla consapevolezza che la democrazia locale ha bisogno di tutti i soggetti per governare la complessità e non di un sovrano illuminato" conclude Beni che propone insieme a Giovanni De Rose - presidente Arci Bologna - un incontro nazionale a Bologna, dal quale far partire una riflessione avanzata su "complessità sociale e urbanistica dell'inclusione" con la partecipazione di tutta la società civile. "Un incontro che veda come protagonisti la società civile bolognese, le esperienze migliori delle città metropolitane e quei soggetti, movimenti, singoli e associazioni, che con la loro esperienza possono contribuire a trasformare Bologna in un laboratorio nazionale". [AT]

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