Bolkestein a tutto Gats!

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Con una conferenza stampa, la eurodeputata del PSE Ghebardt ha ieri annunciato l'avvenuto accordo fra i due grandi gruppi -popolari e socialisti- europei sulla direttiva Bolkestein. Ed ecco annunci di vittoria, profluvi sulla sparizione dal testo finale del famigerato "principio del paese d'origine", e via cantando. Dobbiamo dunque deporre bandiere, striscioni, volantini e salutare l'avvio dell'Europa sociale? Niente di tutto questo, ovviamente. Anche perché il nuovo testo del cosiddetto "compromesso", non sposta la sostanza del problema.

E' vero, non c'è più il "principio del paese d'origine", ma è stato sostituito dal "principio della libera prestazione dei servizi", direttamente mutuato dall'Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (Gats) del WTO. In pratica, si afferma che la libertà di ciascun prestatore di servizi non può essere inficiata da normative di alcun tipo, a meno che non sia dimostrato che queste normative siano "necessarie, proporzionate, e non discriminatorie". E chi decide rispetto a questo? La Corte di Giustizia Europea, naturalmente. Ovvero, rimane immutata l'espropriazione dei poteri delle assemblee elettive, dai municipi fino ai governi.

Ma di quali servizi si sta parlando? Ahinoi, su questo l'accordo non c'è e dunque i due grandi gruppi se la risolveranno contando le proprie truppe al voto, perché i socialisti vogliono una certa restrizione dei servizi oggetto della direttiva, mentre i popolari sono per l'inclusione totale. Ovvero, rimane immutato il pericolo di messa sul mercato dei beni comuni e dei servizi pubblici.

Infine sul lavoro. Pare di capire che sul lavoro autonomo, la deregulation sia totale e che, in buona sostanza, torni l'ormai famoso "idraulico polacco", che porterà dalla Polonia i suoi ferri del mestiere e le regole del paese d'origine, mentre i prestatori di servizi con propri dipendenti saranno regolati con le regole del paese di destinazione. Con regole così, vogliamo scommettere su quanti dipendenti saranno costretti a divenire, realmente o artificiosamente,
liberi imprenditori di se stessi? Ovvero, rimane immutata la spinta deregolativa sui diritti dei lavoratori e il dumping sociale.

Insomma, un pessimo accordo, tutto modulato sull'esigenza dell'impresa, figlio dell'illusione di governance delle politiche liberiste che ancora abitano le sedi dei partiti della sinistra riformista, a dispetto delle debacle elettorali e delle bocciature del Trattato Costituzionale. Un accordo da bocciare, nella votazione al Parlamento Europeo e nelle
piazze di tutta Europa.

di Marco Bersani, Attac Italia

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