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Bolivia: si dimette Gonzalo Sanchez de Lozada
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Il presidente boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada dopo 32 giorni di proteste popolari costate un pesante tributo di sangue, ha rassegnato le dimissioni. A succedergli sarà l'attuale vicepresidente Carlos Mesa.
La giornata di venerdì 17 era iniziata in Bolivia con un'imponente manifestazione. Secondo fonti Misna almeno 200mila persone si erano raccolte in strada a La Paz per chiedere al Governo di dimettersi.
L'offensiva del Governo boliviano volta a censurare la stampa e le radio che diffondevano informazioni sulle proteste non è riuscita a spegnere il tam tam che ha raccolto i cittadini boliviani nella capitale. Le intimidazioni e le violenze, sempre secondo fonti Misna, erano nei giorni scorsi molto pesanti "uomini incappucciati a La Paz entravano nelle case. Sono uomini in divisa, probabilmente militari - riferisce Padre Alessandro Fiorina, sacerdote cattolico della diocesi di Bergamo e della Comunità Papa Giovanni XXIII - Lo fanno per terrorizzare la gente. Ora hanno anche iniziato a rapire persone per la strada".
Carlos Mesa, ha deciso di uscire dal partito di Governo, il Movimento nazionale rivoluzionario (Mnr) nei giorni scorsi in segno di protesta contro i metodi violenti e repressivi usati dall'esercito contro i manifestanti, costati la vita a circa 80 persone. Ora lo attende il compito di convocare un'assemblea costituente.
Il sito web di Carta dedica il suo editoriale alla mancata copertura, da parte dei media, della crisi boliviana. "Dovrebbe far riflettere, il black out informativo, trasversale, bipartisan - scrive Enzo Mangini - A chi interessa la Bolivia? Certamente a quanti in questi anni si sono impegnati per dimostrare che l'ordine neoliberista è, appunto, una finzione mediatica.(..) Manca anche, forse soprattutto, l'attenzione culturale, prima che giornalistica, ai piani bassi del mondo (...) se il mondo è globalizzato e interconnesso, come ci spiegano ogni giorno i fini analisti dei su e giù delle borse, lo è anche in senso inverso, quando a provocare le scosse sono i poveri che si ribellano". (RB)