www.unimondo.org/Notizie/Bolivia-sconcertante-arresto-del-giornalista-Garcia-Merida-50592
Bolivia: sconcertante arresto del giornalista Garcia Merida
Notizie
Stampa
Quasi 24 ore senza assistenza legale, ammanettato, minacciato e percosso, con una sentenza di morte non scritta che gli pende sulla testa. Questa l'incredibile storia del giornalista Wilson Garcia Merida che è riuscito a sopravvivere grazie a molta fortuna e alla decisione di un giudice onesto. Il giornalista, collaboratore di Selvas.org è conosciuto per le sue denunce della corruzione e dei legami tra narcotraffico e gruppi di potere che hanno contribuito a portare alla sbarra degli imputati e già nel 2004 era stato ad un passo dalla morte a causa delle pugnalate allo stomaco ricevute per impedirgli l'ennesima inchiesta. Ora è stato accusato di narcotraffico senza che ci sia una sola prova contro di lui: fermato da pattuglie di polizia private che, con l'aiuto della polizia vera ed ufficiale, lo hanno consegnato nelle mani della FELCN (Forza Speciale di Lotta al Narcotraffico), gruppo armato creato per mettere in pratica i dettami della Legge 1008 boliviana (contro la quale più volte si è espressa anche Amnesty International) in strettissima relazione con la Drug Enforcement Administration (DEA) statunitense.
"Dalla scorsa domenica 23 aprile sono inquisito di narcotraffico secondo la draconiana Legge 1008 imposta nel nostro paese dal governo degli Stati Uniti - riporta il giornalista in una lettera ai colleghi resa nota in italiano da Selvas.org. Adesso sono sottoposto a misure preventive e nell'imputazione firmata dal procuratore antinarcotici Weimar Barea Aramayo e dal funzionario della Forza Speciale di Lotta Contro il Narcotraffico (FELCN) René Vargas Mart㭀nez si legge: "L'imputato Wilson Garc㭀a Mérida, alla contestazione di non avere un domicilio abituale, famiglia, lavoro o affari nel paese, riferisce di essere un giornalista senza indicare il relativo posto o indirizzo di lavoro, non garantisce la propria permanenza nel paese e essendo coinvolto in attività illecite di traffico di droga è probabile che possa lasciare il paese e/o possa entrare facilmente in latitanza per eludere le proprie responsabilità penali".
Bareas e Vargas hanno richiesto a un giudice il trasferimento immediato del giornalista alla prigione di San Sebastián, dove è rimasto in isolamento per oltre 24 ore in una cella del FELCN, tutto in una sola domenica, intervallo in cui è stato torturato e bastonato dai secondini e, secondo l'esame medico legale, si ritrova immobilizzata per 25 giorni. Il giornalista è stato accusato di portare cocaina, motivo per cui è stato messo immediatamente nella cella del FELCN, senza la presenza di una procuratore. "La cosa incredibile è che una volta detenuto dal FELCN, la cocaina è sparita e al suo posto mi hanno attribuito il reato di trasportare mezzo chilo di marijuana in una tasca che non ne ha la capienza" - riporta il giornalista. Tutto quanto detto è dettagliato nell'imputazione del procuratore Barea Aramayo.
"Il procuratore ha istruito il tenente René Vargas affinchè mi restituisse gli effetti personali, tra cui il tesserino stampa e la mia carta di identità; ma la polizia ha rifiutato di farlo fino all'udienza preliminare, domenica alle 6 del pomeriggio, completamente senza fondamento, pronto per essere trasferito alla prigione del San Sebastián dove mi aspettavano altri pattugliatori con l'ordine di assassinarmi all'interno del carcere, fatto che in strutture come Palmasola di Santa Cruz è abbastanza solito - riporta Garcia Merida.
"Oltre ad avermi tenuto in isolamento per tutto il tempo della mia detenzione al FELCN, anche se il procuratore aveva ordinato al tenente René Vargas di permettermi almeno due telefonate per chiamare il mio avvocato e informare la mia famiglia, sono stato torturato durante la detenzione. Vargas non soltanto ha proibito ai suoi subalterni di farmi fare le telefonate, lasciandomi senza alcuna difesa tanto che sono arrivato all'udienza come un soggetto pericoloso e sconosciuto, ma questo poliziotto corrotto, che è una vergogna per la sua istituzione, ha anche istigato altri secondini a bastonarmi, cosa che hanno fatto colpendomi l'occhio sinistro, rompendomi gli occhiali, e colpendomi in tutto il corpo e cercando di strangolarmi quando ho chiesto di andare al bagno per le mie necessità, diritto di cui sono stato privato tanto da essere costretto a urinare all'interno della mia cella" - scrive Merida.
"E, oltre a non avere mangiato un solo boccone durante tutto il mio sequestro, ho dormito ammanettato, cosa che mi ha causato l'escoriazione dei polsi, e quando ho urinato nella cella è arrivato un ufficiale chiamato Mendoza che ha cominciato a strangolarmi dicendomi che, una volta morto, avrebbe detto che mi ero suicidato perchè sorpreso "in flagrante" mentre trafficavo con la droga. Esasperato, con le lacrime agli occhi, gli ho dato una testata in bocca chiedendogli di lasciarmi il collo e dicendogli che il suo rapporto sul mio suicidio non avrebbe potuto essere credibile perché avrebbe dovuto spiegare la ferita sul volto. Questo mi ha salvato".
"Quando sono arrivato all'udienza preliminare alla Sesta Magistratura ho chiesto alla giudice, dottoressa Celina Herbas Herbas, di esercitare il mio diritto alla "Difesa Materiale", un modo per supplire alla mancanza dell'avvocato, e contemporaneamente ho mostrato le ferite fresche e evidenti segni di torture subite quel giorno nella cella del FELCN, avvertendola che se mi avesse recluso a San Sebastián correvo il rischio di venire ucciso per tutto quello che le avevo detto e che lei avrebbe avuto sulla coscienza un crimine che si sarebbe potuto evitare. Ho chiarito che in quel momento non avevo possibilità di dimostrare che ero un "noto giornalista" (e che vivo da 40 anni a Cochabamba, che ho famiglia e figli e che non ho modo di fuggire dal paese perchè non ce n'è motivo e non ho i mezzi economici per farlo) perchè il tenente René Vargas si era appropriato illegalmente dei miei documenti; cosa che proprio il procuratore Barea Aramayo aveva ordinato di restituirmi, ordinando anche di permettermi di telefonare al mio avvocato e ai miei familiari, cosa che Vargas ha impedito fino alla fine".
Nel vedermi senza difesa con evidente rischio per la mia integrità, la giudice della Sesta commissione Istruttoria Cautelare con estrema rettitudine e saggezza mi ha riconosciuto la libertà provvisoria, anche per la mia estrazione, di cui devo risponderne personalmente. Mi devo presentare al Procuratore ogni 10 giorni per dimostrare che non sto fuggendo dal paese e ha fissato una nuova udienza per il 5 maggio. Tutto questo mi causa gravi danni professionali ed economici, visto che mia madre, come mio garante, è stata denunciata dalla Clinica Belga per non aver pagato le spese mediche dell'operazione che mi ha salvato la vita dopo l'attentato subito nel 2004. Il colmo è che ora non posso compiere regolarmente il mio lavoro di giornalista.
Wilson Garcia Merida ha accumulato nel corso di 20 anni di carriera un curriculum professionale estremamente importante. Ha intervistato i protagonisti della storia contemporanea come Eduardo Galeano e Evo Morales, incontrato per la sua prima intervista nella qualità di dirigente cocalero nel 1992. Le inchieste giornalistiche sono diventate la sua specialità, soprattutto in campo di narcotraffico e per la difesa dei diritti dei campesinos cocaleros. Negli anni '90 è stato a capo della Unità di Investigazione Giornalistica ed ha fondato il periodico El Nuevo Heraldo e il Servizio Informativo Datos & Analisis.
Le sue inchieste continuano a dare fastidio e, dopo il primo tentativo di omicidio che lo ha visto vittima nel 1990 dell'aggressione di un libanese (per questo condannato a soli 5 anni di carcere dopo un processo che ha ricondotto la mano del sicario alla volontà del MNR, il partito dell'ex presidente Gonzalo Sanchez de Lozada), nell'agosto 2004 viene pugnalato in un gravissimo attentato che gli è quasi costato la vita. Le cure mediche gli costano il periodico - El Nuevo Heraldo - costretto a chiudere i battenti. Da quella data, Garcia Merida produce articoli, analisi e inchieste esclusivamente via internet, collaborando anche con l'Osservatorio Informativo Selvas.org che pubblica i suoi lavori in italiano e in spagnolo. Il 24 gennaio di quest'anno è stato aggredito fisicamente dall'ennesimo politico del quale aveva prodotto le prove della sua corruzione.