Birmania: liberati 7 politici, arrestata leader dell'opposizione

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Ad un anno dalla pacifica rivolta dei monaci per protestare contro la dittatura militare dalla Birmania giungono notizie contrastanti. Amnesty International riporta con soddisfazione la liberazione di U Win Tin - giornalista di 78 anni e figura di primo piano del principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd) di Aung San Suu Kyi, che era in prigione dal 1989 e che versava in cattive condizioni di salute - e di almeno altri sei prigionieri di coscienza, ma ricorda che 2100 prigionieri politici rimangono dietro le sbarre. Secondo Benjamin Zawacki, ricercatore di Amnesty International su Myanmar, "quella di oggi è la migliore notizia arrivata da Myanmar da molti anni, ma va ricordato che le persone rilasciate rappresentano meno dell'un per cento del totale dei prigionieri politici del paese".

Amnesty ha lanciato inoltre un appello per la leader dell'opposizione democratica Nilar Thein arrestata il 10 settembre per essere stata fra gli organizzatori delle proteste antigovernative dello scorso anno che attualmente si trova nel centro di detenzione di Aung Tha Pyay a Yangon a rischio di tortura e maltrattamenti. Nilar Thein è stata arrestata mentre stava andando a trovare la madre di Ant Bwe Kyaw, un'altra attivista detenuta, in un sobborgo a nord est di Yangon. Ant Bwe Kyaw e suo marito, Kyaw Min Yu, noto anche come Ko Jimmy, furono tra i 13 leader antigovernativi del gruppo degli "Studenti della Generazione 88" arrestati il 22 agosto 2007. Del gruppo fanno parte attivisti antigovernativi che nel 1988 presero parte alle manifestazioni contro i 25 anni di dittatura nel paese.

Il giorno dopo l'arresto dei 13 attivisti della "Generazione 88", Nilar Thein organizzò una manifestazione di 500 persone a Yangon per chiederne il rilascio e per protestare contro l'aumento del costo del carburante stabilito dalle autorità il 15 agosto 2007. Nilar Thein fuggì appena ebbe inizio la caccia ai leader delle proteste da parte della giunta. Consapevole dei rischi cui andava incontro in clandestinità, lasciò la figlia appena nata alle cure della famiglia. A tre settimane dall'arresto del marito cominciarono a circolare voci su una sua presunta morte durante la custodia cautelare. Le voci risultarono in seguito false e si pensa che siano state diffuse appositamente dalla giunta per spingere Nilar Thein a uscire allo scoperto. Durante la latitanza, Nilar Thein ha continuato ad appellarsi alla comunità internazionale per migliorare la situazione dei diritti umani e per porre fine agli abusi che il regime militare della Birmania infligge quotidianamente alle donne - conclude la nota di Amnesty.

Intanto la giunta militare ha prorogato di un altro anno gli arresti domiciliari della leader birmana Aung San Suu Kyi. L'Onu è intervenuta inviando alcune settimane fa Ibrahim Gambari a Rangoon, ma anche questa missione è stata inconcludente - riporta Cecilia Brighi di Articolo 21. Than Shwe si è rifiutato di incontrarlo e questa volta anche la leader birmana non ha incontrato il rappresentante Onu. Anzi. Aung San Suu Kyi dal 16 agosto al 15 settembre ha messo in atto una sorta di sciopero della fame, rifiutando di prendere le scorte alimentari che le venivano recapitate al cancello della sua casa prigione. Solo le pressioni del suo avvocato che aveva riscontrato il grave deperimento del suo stato di salute hanno convinto la signora a desistere da questa iniziativa di protesta. [GB]

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