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Banche armate. Scende il valore delle operazioni. Molte le sorprese in classifica
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Immagine: Capireperinvestire.it
La tabella sugli importi segnalati e accessori presenta una diminuzione del 19%. Ai primi tre posti restano il Gruppo Unicredit, Deutsche bank e Intesa Sanpaolo. Al quarto posto Banco Popolare di Sondrio, tra i soci di Etica sgr, che ha avuto la migliore "performance" tra i primi in classifica. Altra notizia: torna a crescere prepotentemente (+240%) Banca Valsabbina C’è un incendio che nessuno si premura di spegnere o, almeno, di contenere. Ci si guarda attorno e la nuova corsa al riarmo appare come un processo irreversibile. Vendere armi ed armarsi sembrano l’unguento miracoloso per pacificare. Per ammansire la nervosa sensibilità di un’opinione pubblica sempre più tesa sulla corda di un futuro minaccioso. Nel frattempo i margini per la pace si restringono sempre di più a un ritmo quasi quotidiano.
Il boom finanziario
E il mondo finanziario non è esente da pesanti complicità. Sarebbero 959 i miliardi di dollari utilizzati tra 2020-2022 dalle banche nel mondo a supporto dell’industria bellica. Una cifra che esce dal rapporto Finanza di pace. Finanza di guerra messo a punto da 71 banche etiche aderenti alla Global Alliance for Banking on Values (Gabv). Rapporto che approfondisce lo stretto coinvolgimento dell’industria finanziaria nella produzione e nel commercio delle armi.
Investimenti alternativi a quello delle armi
Nel rapporto si trova pure l’analisi dell’International Peace Bureau (Ipb) tra le più antiche federazioni internazionali per la pace nel mondo. Ha calcolato che cosa si potrebbe fare risparmiando sull’acquisto di alcuni sistemi d’arma. Ad esempio, una fregata multiruolo europea vale lo stipendio di 10.662 medici all’anno (media paesi Ocse); un aereo da caccia F-35 equivale a 3.244 posti letto di terapia intensiva; un sottomarino nucleare di classe Virginia costa quanto 9.180 ambulanze
E l’Italia?
Nella Relazione governativa italiana sull’import ed export di armi ci sono le tradizionali classifiche delle “Banche armate” quelle che mettono a disposizione delle aziende del settore i loro strumenti finanziari. Una fotografia che rischia di essere l’ultima, perché se anche la Camera approverà gli emendamenti alla 185, già accolti dal Senato, calerà il silenzio sugli istituti di credito.
Per la gioia del ministro alla difesa Guido Crosetto, già presidente delle Aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Il “colosso di Cuneo” è almeno dal 2014 che si batte per una riforma della 185. Una legge che, a suo dire, ingabbia e che prevede troppi lacci e lacciuoli.
L’Aiad ritiene da sempre come sia insopportabile che «la transazione del pagamento alle aziende venga bloccato dall’istituto di credito che si dichiara etico, nonostante il bollo di correttezza dello stato». Per questo si batte per l’istituzione di una banca pubblica dell’export che consenta alle imprese armate di lavorare tranquillamente».Se la banca da finanza e moschetto è ancora solo un’idea, lo smantellamento della 185 è realtà.
Il calo
Le nuove tabelle presenti nella Relazione mostrano come sia calato nel 2023 il valore delle operazioni bancarie a sostegno dell’export definitivo di armi. Quella che evidenzia gli importi segnalati e accessori presenta una diminuzione del 19%...