Baltimora, l’altra faccia delle proteste

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Le immagini delle proteste in corso a Baltimora scoppiate dopo il funerale di Freddie Gray - il detenuto afroamericano di 25 anni morto il 19 aprile a seguito di una lesione spinale mentre si trovava sotto la custodia della polizia -, stanno facendo il giro del mondo tramite il web.

Su Twitter nelle ultime ore circolano però anche altre foto, che mostrano “l’altra faccia di Baltimora”, quella che una parte dei suoi cittadini intende raccontare con gesti di pace e per la quale è stato creato l’hashtag “#PeaceInBaltimore“. La foto simbolo ritrae un bambino che porge una bottiglia d’acqua a un poliziotto, accompagnata dal commento: “Questo ragazzino rappresenta la Baltimora che conosco. Questo ha bisogno di più attenzione da parte dei mezzi di comunicazione”.

Sul web l’immagine è già diventata virale, ed è stata paragonata alla storica foto “Flower power” di Bernie Boston scattata il 22 ottobre 1967 – durante le fasi più calde della guerra del Vietnam – in occasione di una manifestazione pacifista a Washington in cui immortalò un giovane che introduceva dei fiori nelle canne dei fucili dei soldati. “Che si tratti di una bottiglia d’acqua o di un garofano nella canna di una pistola – è il messaggio pacifista che accompagna il paragone tra la foto di Baltimora e quella del 1967 -, il potere della non-violenza comunica un messaggio molto più di quanto lo faccia saccheggiare un’attività commerciale”.

Dopo il video di una donna che, riconoscendo il figlio tra il gruppo dei contestatori che tirava sassi contro la polizia, decide di portarlo via riempiendolo di sberle per “non vedergli fare la stessa fine”, una nuova immagine diventa quindi simbolo delle protestesempre più frequenti negli Stati Uniti contro casi di razzismo da parte delle forze dell’ordine. 

Anche Barack Obama si è nel frattempo espresso sulla morte di Freddie Gray: “Non è un caso isolato. Troppe morti sono ormai legate all’azione della polizia. E ovviamente si comincia a riconoscere che non si tratta di incidenti isolati, a Ferguson come a New York, ma di una questione più generale”.

Intanto manifestazioni di protesta si sono svolte anche a Boston, Houston, Indianapolis, Atlanta, New York, Los Angeles, San Francisco e in molte altre città americane. Migliaia di giovani sono scesi in piazza, anche nella capitale di Washington, attraversando la città hanno portato la loro protesta davanti alla Casa Bianca sede del Presidente Obama. Un Presidente che continua a promettere cambiamenti per prevenire altre ingiustizie.  Promesse però e che sono rimaste tali e che probabilmente un Obama politicamente zoppo e indebolito non può mantenere.

Nel resto del paese, le manifestazioni degli ultimi giorni sono state caratterizzate da un clima di relativa calma, a differenza di New York dove invece la tensione è salita. Una folla enorme di manifestanti ha sfilato durante il pomeriggio di ieri. I manifestanti sono partiti da Union Square, nel cuore di Manhattan, poi il corteo si è sviluppato lungo la Fifth Avenue, concludendosi a Times Square. La folla ha dimostrato al grido di “Basta violenza della polizia!” ma nonostante la compostezza dei manifestanti la polizia della Grande Mela ha comunque operato circa un centinaio di arresti e ha proceduto a  bloccare l’Holland tunnel, arteria che collega Manhattan al New Jersey, creando così confusione e disordine.

Gli agenti, per non smentirsi, si sono anche prodotti in numerose cariche contro i dimostranti che pacificamente presidiavano le altre strade di New York. Si ha anche notizia di disordini a Denver dove la polizia ha fatto ricorso agli spray urticanti contro i dimostranti.

Fonti: Ilfattoquotidiano.it e Pressenza.com

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