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Bali: per salvare il clima non serve la Nutella
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Nel rapporto "Come ti friggo il Clima" presentato a Bali durante la Conferenza ONU sul clima, Greenpeace denuncia l'abbattimento della foresta indonesiana sistematicamente sostituita da piantagioni di palma. Si tratta di produrre olio per l'agroalimentare. Anche per l'amata Nutella. Non è la sola. Anche la margarina Flora, KitKat ed altri prodotti sono la causa della deforestazione indiscriminata che sacrifica le torbiere indonesiane in cambio di olio vegetale a poco prezzo per la produzione di cibo, biocarburanti e detersivi.
Se i comportamenti dell'industria italiana all'estero non sono sempre virtuosi non sembra essere migliore quella degli italiani in patria. Ieri, infatti, abbiamo ricevuto tutti una pessima pagella. Il rapporto "2008 climate change performance index" (indice di performance sul cambiamento climatico) del governo tedesco ha elaborato un indice indipendente per misurare l'adesione dei vari paesi agli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Solo gli Stati Uniti (che non hanno ratificato il trattato) e il Canada fanno peggio di noi. Magra consolazione.
Ma quanti e quali sono stati i parametri di valutazione? Sono tre: gli attuali livelli di emissione (30% del peso complessivo), i trend di emissione (50%) e le politiche climatiche adottate (20%). La struttura dell'indice tende, pertanto, a premiare soprattutto i paesi che dimostrano un'effettiva volontà di cambiamento, in linea con l'obiettivo dello studio di essere uno strumento di pressione politica e sociale per quei paesi che ritardano ad attuare efficaci iniziative in termini di protezione climatica.
Anche il giudizio complessivo dell'indice, non solo quello sulle politiche climatiche, evidenzia una situazione negativa per l'Italia che, tra i 56 stati valutati (i principali produttori mondiali di gas serra), si posiziona al 41° posto, dietro a paesi emergenti come Cina, Polonia e Bielorussia. Rispetto al Ccpi pubblicato lo scorso anno, l'Italia perde inoltre altre sei posizioni.
Il paese con la migliore prestazione, che non ottiene comunque ancora il giudizio "molto buono", è la Svezia, seguita da Germania, Islanda, Messico e l'India. Ciò dimostra come le politiche climatiche dei principali paesi emergenti quali Cina, India e Messico siano radicalmente cambiate rispetto allo scorso rapporto, arrivando oggi ad essere valutate nettamente meglio di quella italiana.
Legambiente propone una 'cura da cavallo' e quindi un'inversione di rotta urgente negoziando un nuovo protocollo entro il 2009. Per l'associazione ambientalista italiana "il nuovo protocollo, che entrerà in vigore dal 2012, forse prima, dovrà prevedere l'obbligo per i paesi industrializzati di ridurre entro il 2020 il 30% dei gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 (oggi l'Unione europea propone un obiettivo unilaterale del 20%, slittabile al 30% nel caso di consenso internazionale); l'introduzione di nuovi incentivi per favorire la diffusione di energie pulite nei paesi a rapida industrializzazione, l'adattamento ai cambiamenti climatici per i paesi in via di sviluppo più vulnerabili, la lotta alla deforestazione; ma anche la revisione delle distorsioni prodotte dagli attuali meccanismi previsti dal protocollo, e in particolare dei meccanismi per lo sviluppo pulito".
Unimondo invita a partecipare virtualmente a Bali sino al 14 dicembre alla Conferenza Onu sul Clima attraverso il sito internet OneClimate.net. In coerenza con lo spirito della Conferenza s'è deciso di non prender l'aereo ma di inviare una troupe che potesse aiutare centinaia di persone a presenziare attraverso il proprio computer. Si può incontrare persone da più paesi del pianeta, partecipare ogni giorno ad una conferenza stampa e dialogare con alcuni delegati. Il tutto senza alcun costo ambientale ma con un pò di tecnologia ed un drastico ridimensionamento della nostra impronta ecologica.
di Fabio Pipinato
Fonte: L'Adige