Aumentano le bollette, ma non a causa delle rinnovabili (che contengono i prezzi)

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Immagine: Unsplash.com

L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha comunicato che nel terzo trimestre 2021 si attende un robusto incremento nelle bollette di elettricità e gas.

Per una famiglia tipo l’energia elettrica costerà il 9,9% in più rispetto al trimestre appena concluso (da oggi il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per il cliente tipo sarà di 22,89 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse), mentre per il gas naturale si arriva a +15,3% (a quota 84,67 centesimi di euro per metro cubo tasse incluse).

Sulle bollette elettriche l’impatto dell’aumento è stato in parte mitigato da una manovra straordinaria di riduzione molto del livello delle componenti tariffarie Asos e Arimm, in particolare grazie allo stanziamento di 1,2 miliardi di euro (da versare alla Cassa per i servizi energetici e ambientali) previsto nel decreto-legge approvato dal Governo.

Ma da dove arrivano questi importanti incrementi delle bollette? Si tratta di un trend che rientra nel più ampio andamento al rialzo dei prezzi richiesti per le materie prime a livello internazionale, sulla scia della ripresa post-Covid.

L’Arera informa infatti che, su una bolletta elettrica tipo, la spesa per i costi di approvvigionamento dell’energia pesa il 51,7% del totale ed è in crescita del 48% sul II trimestre 2021; il 10,7% delle bollette è invece attribuibile alla spesa per oneri di sistema (peraltro in calo del 42%), ed è in quest’ambito che rientra la componente Asos – ovvero gli oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione –, che vale l’80,65% di tutti gli oneri di sistema. Guardando ancora più in dettaglio, la componente Asos si ripartisce a sua volta in due componenti: il 65,83% riguarda gli incentivi alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione CIP 6/92 (quota della ex componente A3), mentre il 14,82% le agevolazioni alle imprese a forte consumo di energia elettrica (ex componente Ae).

Riflessioni analoghe valgono per le bollette del gas naturale, in crescita soprattutto a causa dei costi per l’approvvigionamento del gas naturale e per le attività connesse (che valgono il 37,3% della bolletta), in crescita del 38,6% sul trimestre. «Non bisogna farsi distrarre dagli alti e bassi congiunturali dei combustibili, ma guardare oltre. Nel medio periodo, le bollette difficilmente scenderanno, nonostante le fonti rinnovabili siano sempre meno costose e, auspicabilmente, sempre più disponibili», commenta l’economista Alessandro Marangoni, ceo di Althesys.

Da una parte infatti lo sviluppo delle fonti rinnovabili mature – già oggi più competitive sotto il profilo dei costi di generazione – avrà in futuro l’effetto di abbassare i prezzi all’ingrosso; questo dovrà però compensare i maggiori costi di integrazione che si riversano sul sistema in termini di dispacciamento e oneri per il sostegno. Il costo del capacity market, che si aggiungerà in bolletta dal 2022, è uno di questi, insieme a quelli degli stoccaggi e delle infrastrutture.

Sotto il profilo dei costi, i risultati già conseguiti restano comunque incoraggianti. Althesys documenta che dal 2012 al 2019 la bolletta si è abbassata, in termini reali, del 9%, a 53 miliardi di euro. Complice il crollo della domanda a causa del Covid, il calo è stato particolarmente sostenuto nel 2020 (-18%), ed era dunque ampiamente prevedibile un rimbalzo come quello del trimestre in corso...

L'articolo di Luca Aterini segue su Greenreport.it

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