Arriva oggi alla Spezia il cargo saudita: “Si vieti il transito”

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La Bahri Yanbu 

Non farà tappa a Genova, ma arriverà direttamente nel porto della Spezia: l’arrivo è previsto per le 6.00 di oggi, lunedì 10 gennaio (qui il monitor di “Vessel Finder”). La Bahri Yanbu, uno delle navi cargo ro-ro della compagnia battente bandiera saudita Bahri, è partita lo scorso 28 dicembre dal Dundalk Terminal del porto di Baltimora. E’ una delle navi-cargo che ogni mese attraversano l’oceano Atlantico dopo aver caricato nella stiva carri armati, elicotteri e tutto l’arsenale bellico “made in USA” (qui le foto) da esportare nei paesi del Golfo. Navi che hanno attirato l’attenzione dei lavoratori portuali di Genova, in particolare del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP), e delle associazioni pacifiste locali che da due anni si mobilitano ad ogni passaggio delle “navi delle armi”. Navi sulle quali è sempre vigile il monitoraggio dell’Osservatorio Weapon Watch di Genova.

L’allerta delle associazioni spezzine

Nei giorni scorsi, l’Osservatorio genovese ha segnalato l’arrivo della nave-cargo alle associazioni della Spezia indicando la forte probabilità che anche stavolta la nave stia trasportando materiali militari imbarcati nei porti degli Stati Uniti, al solito destinanti all’Arabia Saudita e ad altre nazioni coinvolte nel conflitto in Yemen, ma anche ad altri paesi dove potrebbe fare scalo. Le associazioni spezzine si sono subito attivate chiedendo un incontro al presidente dell’Autorità Portuale della Spezia (Autorità di Sistema Portuale del Mare Ligure Orientale), Mario Sommariva.

Un incontro proficuo, a seguito del quale l’Autorità Portuale ha diffuso una nota alla stampa comunicando dell’incontro con le associazioni spezzine e di aver perciò “richiesto alcune informazioni al Terminal Container LSCT, dove è previsto lo scalo della M/V Bahri Yanbu, schedulato il prossimo 10 gennaio”. “Il contenuto della richiesta – si legge nella nota – ha riguardato la possibile presenza, fra le merci in imbarco e sbarco dalla nave di bandiera saudita, di materiali di armamento, la cui esportazione, importazione e transito è regolata dalla legge n. 185 del 9 luglio 1990”. “Il Terminalista – continua la nota – sollecitamente ha chiarito che la nave sbarcherà a la Spezia un elicottero destinato all’attività del corpo dei Vigili del Fuoco, mentre fra il materiale che sarà imbarcato, non sussiste alcuna merce classificata fra quelle oggetto della disciplina di legge. Si esclude, pertanto, qualsiasi presenza di materiale bellico”.

Il comunicato del presidente dell’Autorità Portuale evidenzia infine un punto fondamentale: “La legge italiana n. 185 del 1990 non consente né esportazione né transito di armi e armamenti verso paesi in stato di conflitto armato o responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”.

Le richieste delle associazioni

Tutto a posto? Non proprio. Perché permangono due problemi che non possono essere ignorati. Innanzitutto il problema dell’osservanza della norme nazionali sull’esportazione e sul transito di materiali militari. E poi gli interrogativi, non di poco conto, riguardo ai futuri scali nei porti italiani, ed in particolare nel porto della Spezia, di queste navi-cargo.

Come noto, la Legge n. 185 del 1990 ("Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento"), che regolamenta tutta questa materia, prevede una serie di divieti non solo all’esportazione ma anche al transito di materiali militari. Tra questi il divieto all’esportazione e al transito di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato”, “verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione”, “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani” (art. 1.6).

Per questo le associazioni spezzine – con una nota alla stampa – hanno innanzitutto chiesto alla Prefettura e alla Capitaneria di Porto-Guardia Costiera “di verificare preventivamente se la nave Bahri Yanbu stia trasportando materiali militari diretti a Paesi sottoposti alle misure di divieto di esportazione ai sensi della succitata legge e, di conseguenza, di vietarne il transito nel porto della Spezia”.

Non solo. Le associazioni chiedono inoltre alla Capitaneria di Porto e all’Autorità Portuale “di accertare, per le parti di loro competenza, il rispetto delle misure di sicurezza necessarie a garantire lavoratori e cittadinanza da ogni incidente che coinvolga l’eventuale presenza di materiale esplosivo a bordo della nave saudita”. E fanno notare che, “quando attraccherà al Molo Garibaldi del LSCT, la Bahri Yanbu disterà non più di 400 metri dall’abitato della città, distanza largamente inferiore a quella dell’area coinvolta in recenti incidenti causati dall’esplosione accidentale di munizioni”.

Le navi saudite nei porti italiani

E’ evidente a tutti che le mobilitazioni dei lavoratori portuali e delle associazioni della società civile di Genova, hanno attirato l’attenzione pubblica nazionale sul transito delle navi-cargo saudite. E, insieme alle iniziative di numerose associazioni e reti, hanno sollevato il problema politico del ruolo del nostro Paese nel commercio internazionale di armamenti e sulle inadempienze nell’applicazione delle norme da parte di varie autorità nazionali.

Lo Stato italiano, nel gennaio dello scorso anno, a seguito di una Risoluzione della Commissione Affari Esteri e Comunitari, ha deciso di revocare le licenze relative alle esportazioni verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti di “bombe d’aereo e missili e della loro componentistica che possono essere utilizzate per colpire la popolazione civile in Yemen”. Una decisione storica, ottenuta grazie alla mobilitazione di numerosissime associazioni della società civile coordinate dalla Rete italiana pace e disarmo. Ma che non ha riguardato anche altre tipologie di armamenti, la cui esportazione, invece, è stata facilitata dal governo in carica.

Le proteste a Genova per l’arrivo delle navi-cargo saudite hanno visto la militarizzazione del porto e anche l’esclusione dai compiti di carico riguardanti queste navi dei lavoratori normalmente preposti a questa mansione. E’ pertanto concreta la possibilità che, per evitare il susseguirsi di proteste a Genova e dei conseguenti problemi con la compagnia saudita, sia stato deciso di far transitare queste navi in un porto diverso, cioè quello della Spezia.

Per questo le associazioni della Spezia informano che continueranno a monitorare queste navi e che intendono “mettere in campo la stessa attenzione e le stesse proteste che sono state promosse a Genova” coordinandosi con le associazioni genovesi e le reti nazionali “per il rigoroso rispetto delle norme sul commercio di armamenti”. Chi pensa di aver risolto il problema cambiando il porto di transito è avvisato.

Giorgio Beretta
[email protected]

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