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Argentina: Cristina Fernadez de Kirchner rieletta alla Casa Rosada
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La vittoria era pressoché scontata, meno scontate erano le proporzioni. Col 53,96% delle preferenze Cristina Fernadez de Kirchner si riconferma presidente dell’Argentina. E senza bisogno di andare al ballottaggio col secondo candidato più votato, il governatore socialista di Santa Fe, Hermes Binnerche fermatosi al 16,87% delle preferenze. “Potete contare su di me per continuare a costruire il progetto per questo paese, ne più né meno che il nostro paese, l’Argentina” - ha dichiarato la riconfermata inquilina della Casa Rosada al termine del suo primo discorso pubblico tenuto nel quartier generale del Frente para la Victoria (link al video del discorso).
Molti i giornali che hanno parlato di una vittoria storica, e per molti aspetti lo è: oltre ad essere stata la prima donna eletta alla presidenza argentina nel 2007, ora è anche la prima donna rieletta, mentre altri giornali del Cono Sur non mancano di sottolineare la portata delle vittoria, che le assicura il primato di presidente più votata dopo il ritorno alla democrazia, nel 1983 (terza in tutta la storia di elezioni democratiche nel paese).
La coalizione che l’ha sostenuta vede come vicepresidente il già ministro dell’economia Amado Boudou. Proprio l’economia è stato uno dei settori fondamentali per il progetto iniziato nel 2003 col suo defunto marito Nestor Kirchner. É lui che ha iniziato a invertire la rotta (e lo fece con solo il 22% dei voti, in una tornata elettorale dove l’altro aspirante presidente Carlos Menem non si presentò al ballottaggio), per poter uscire dalla grande crisi nella quale era stato trascinato il paese da Carlos Menem e dalle ricette salvacrisi dettate dal Fondo Monetario Internazionale.
A qualche giorno dal primo anniversario della sua morte, la sua compagna di una vita, lo ricorda nella notte della sua rielezione - anche se senza mai pronunciarne il nome - come uno dei più grandi dirigenti politici dell’Argentina, e come la persona senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile. Ci tiene a sottolineare che non parla da moglie, ma da compagna, da militante politica che ha vissuto e condiviso con lui un progetto per il paese. É su questo che punta Cristina Fernandez, continuare un progetto con l’aiuto di tutti gli argentini, anche quelli che non l’hanno votata. Quelli che un anno fa la davano per spacciata perché senza suo marito non avrebbe saputo gestire il partito – nel 2009 alcuni deputati passarono all’opposizione facendo perdere la maggioranza al Congresso - e non avrebbe comunque avuto il carisma di quest’ultimo, si sbagliavano.
Nonostante tutte le critiche e l’immagine che molti hanno e continuano a costruire, quella di una donna che viveva di luce riflessa, ce l’ha fatta e gli argentini le hanno riconfermato fiducia. E a vedere gli altri candidati in lizza alla presidenza non è neppure cosa tanto strana. Alcuni nomi e cognomi non sono affatto nuovi, come l’ex presidente ad interim Eduardo Dhualde (5,89%), o Ricardo Luis Alfonsin (11,15%), figlio del primo presidente eletto dopo la dittatura. Oltre alla ridondanza dei nomi, nessuno degli altri candidati (erano sei a parte la Fernandez) ha presentato un progetto alternativo e sopratutto convincente per il paese.
Mentre per Cristina il da farsi per i prossimi quattro anni è chiaro: “difendere gli interessi dei più vulnerabili e impedire a chiunque di distruggere quello che abbiamo già ottenuto” insomma continuare il progetto iniziato nel 2003. Sul fronte interno puntare su una industrializzazione del paese – i Kirchner hanno dato qualche speranza ai lavoratori delle fabbriche recuperate – ma quella che rimane una grande sfida è combattere la povertà e la fame, questioni fondamentali in un paese dove – secondo dati Unicef – l’8% dei bambini con meno di 5 anni soffre di denutrizione cronica.
Sul fronte esterno continuare il progetto di integrazione latinoamericano dell’Unasur del quale Nestor Kirchner è stato uno dei più fervidi sostenitori. A questo proposito la Segretaria in carica dell’organismo - Maria Emma Mejìa - ha dichiarato che "con l’elezione di Cristina Fernadez si rafforza il processo di integrazione tra i paesi di tutta l’America Latina".
La Presidenta inizierà il suo mandato il prossimo 10 dicembre, Giornata internazionale per i diritti umani. E anche su questo tema lei e il suo compagno hanno fatto fare dei passi avanti all’Argentina, impensabili solo negli anni '90. Si deve al governo di Nestor Kirchner la legge approvata nell’agosto 2003, che dichiarava “insanabilmente nulle” le leggi cosiddette di punto finale e di obbedienza dovuta, che nella pratica garantivano l’impunità ai responsabili delle atrocità commesse durante la dittatura. Grazie a questa legge e al pronunciamento della Corte Suprema vennero riaperti processi vecchi e se ne aprirono di nuovi, a oggi più di 800 persone sono state processate per violazione dei diritti umani, durante la pagina più buia della storia dell’Argentina.
Nel 2004 poi i locali dell’ESMA, sede di torture e base di partenza dei voli della morte diventano un Museo della memoria. E in queste iniziative c’è stata sempre una forte spinta da parte della neoeletta presidente, che ha incontrato e sentito le ragioni de las Madres de Plaza de Mayo, delle Abuelas, e anche per questo suo impegno personale, la sera dell’elezione molte erano con lei a festeggiare il risultato elettorale.
Elvira Corona
(inviata di Unimondo)
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