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Appello conclusivo dei movimenti sociali
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Si è concluso il World Social Forum con la lettura di un breve documento dei movimenti sociali: l'appuntamento mantiene infatti la promessa di non costituirsi come evento deliberativo. I risultati del WSF sono andati aldila' di qualsiasi aspettativa non solo nel numero di partecipanti (17.000 sembra la stima piu' accreditata) ma anche nella qualita' degli interventi e degli innumerevoli laboratori. Gli organizzatori danno appuntamento per il secondo WSF a Porto Alegre contemporaneamente all'appuntamento di Davos nel 2002. Entro aprile i promotori faranno circolare una Carta dei principi per preparare il prossimo appuntamento e per orientare chi volesse assumersi la responsabilita' di organizzare in altro luogo il WSF del 2003. L'augurio e' che possa diventare un appuntamento annuale capace di generare simili esperienze anche a livello nazionale e regionale, integrando l'attuale comitato organizzatore con un Consiglio di preparazione del WSF a partire dalle altre realtà regionali.
Appello di Porto Alegre per le prossime mobilitazioni
Noi, forze sociali provenienti da ogni parte del mondo, siamo riuniti qui, nel Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Siamo sindacati e ONG, movimenti e organizzazione, intellettuali e artisti. Costruiamo insieme una grande alleanza per creare una nuova societa', diversa dalla logica attuale che utilizza il mercato e il denaro come la sola unita' di misura. Davos rappresenta la concentrazione della ricchezza, la globalizzazione della poverta' e la distruzione del nostro pianeta. Porto Alegre rappresenta la lotta e la speranza di un nuovo mondo possibile in cui gli esseri umani e la natura siano al centro delle nostre preoccupazioni.
Facciamo parte di un movimento che a partire da Seattle sta crescendo. Sfidiamo le oligarchie e le loro procedure antidemocratiche, rappresentati nel Forum economico di Davos. Veniamo a condividere le nostre lotte, a scambiare le nostre esperienze, a rafforzare la nostra solidarieta' e a manifestare il nostro assoluto rifiuto delle politiche neoliberiste dell'attuale globalizzazione.
Siamo donne e uomini: contadine e contadini, lavoratrici e lavoratori, professionisti, studenti, disoccupate e disoccupati, popoli indigeni e neri, proveniamo dal Sud e dal Nord, impegnati a lottare per i dirirtti dei popoli, la liberta', la sicurezza, il lavoro e l'educazione. Siamo contro l'egemonia del capitale, la distruzione delle nostre culture, il degrado della natura e il deterioramento della qualita' della vita da parte delle imprese transnazionali e delle politiche antidemocratiche. L'esperienza della democrazia partecipativa, come a Porto Alegre, dimostra che alternative concrete sono possibili. Riaffermiamo la supremazia dei diritti umani, ambientali e sociali sulle esigenze dei capitali e degli investimenti.
Mentre rafforziamo il nostro movimento, resistiamo all'oligarchia globale per migliorare l'equita', la giustizia sociale, la democrazia e la sicurezza per tutti, senza distinzione alcuna. I nostri metodi e le nostre proposte costituiscono un forte ostacolo per le politiche devastatrici del neoliberismo.
La globalizzazione rafforza una sistema sessista, escludente e patriarcale. Incrementa la femminizzazione della poverta' e esacerba tutte le forme di violenza contro le donne. L'eguaglianza tra uomini e donne e' una dimensione centrale della nostra lotta. Senza questa eguaglianza, un altro mondo non sara' mai possibile.
La globalizzazione neoliberista scatena il razzismo, come continuazione del genocidio e dei secoli di schiavitu' e di colonialismo che hanno distrutto le basi di civilta' delle popolazioni nere dell'Africa. Ci appelliamo a tutti i movimenti perche' solidarizzino con il popolo africano dentro e fuori del continente, per la difesa dei suoi diritti alla terra, ai diritti di cittadinanza, alla liberta', all'eguaglianza e alla pace, per mezzo del riscatto del debito storico e sociale. Il traffico di schiavi e la schiavitu' sono crimini contro l'umanita'.
Esprimiamo in modo particolare il nostro riconoscimento e solidarieta' con i popoli indigeni nella loro lotta storica contro il genocidio e l'etnocidio e in difesa dei loro diritti, delle loro risorse naturali, della loro cultura, autonomia, terra e territorio. La globalizzazione neoliberista distrugge l'ambiente, la salute e le condizioni di vita dei popoli. L'aria, l'acqua, la terra e anche gli esseri umani sono trasformati in merci. La vita e la salute devono essere riconosciuti come diritti fondamentali e le decisioni economiche devono essere subordinate a questo principio.
Il debito pubblico internazionale dei paesi del Sud e' stato pagato piu' volte. Ingiusto, illegittimo e fraudolento, funziona come strumento di dominio, privando i popoli dei loro diritti fondamentali, con l'unico scopo di aumentare l'usura internazionale. Esigiamo l'annullamento incondizionato del debito e la riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici come passo immediato verso una soluzione definitiva della crisi provocata dal debito estero.
I mercati finanziari depredano le risorse e la ricchezza dei popoli e assoggettano le economie nazionali ai viavai degli speculatori. Reclamiamo la chiusura dei paradisi fiscali e l'introduzione di tasse sulle transazioni finanziarie. Le privatizzazioni trasferiscono i beni pubblici e le risorse alle imprese transnazionali. Noi ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali e dei beni pubblici. Rivolgiamo un appello perche' venga protetto l'accesso a questi beni e per garantire una vita degna per tutti.
Le compagnie multinazionali organizzano la produzione mondiale per mezzo della disoccupazione di massa, i bassi salari e il lavoro non qualificato e rifiutano di riconoscere i diritti fondamentali dei lavoratori, cosi'come sono definiti dall'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). Chiediamo il pieno riconoscimento dei diritti dei sindacati ad organizzarsi e negoziare e per conquistare nuovi diritti per i lavoratori. Mentre i beni e i capitali possono liberamente attraversare le frontiere, le restrizioni sui movimenti delle persone esacerbano lo sfruttamento e la repressione. Esigiamo la fine di tali restrizioni.
Domandiamo un sistema di commercio giusto, che garantisca il pieno impiego, la sovranita' alimentare, ragioni di scambio eque e benessere locale. Il "libero commercio" non e' cosi' libero. Le regole del commercio globale provocano l'accumulazione accelerata di ricchezza e potere nelle imprese transnazionali e provocano al contempo maggior marginalita' e poverta' di contadine e contadini, lavoratrici e lavoratori e imprese locali. Rivendichiamo che i governi rispettino le obbligazioni che gli competono e utilizzino gli strumenti internazionali in difesa dei diritti umani e degli accordi ambientali multilaterali. Chiamiamo ad appoggiare le mobilitazioni contro la creazione dell'Area di libero commercio delle Americhe, una iniziativa che significa la riconquista della regione e la distruzione dei diritti fondamentali sociali, economici, culturali e ambientali.
Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e le banche regionali, l'Organizzazione mondiale del commercio, la Nato e gli altri accordi militari sono alcune delle agenzie multilaterali della globalizzazione transnazionale. Esigiamo la fine delle loro interferenze nelle poltiche nazionali. Queste istituzioni non hanno legittimita' di fronte ai popoli e noi continueremo a protestare contro le loro misure.
La globalizzazione neoliberista ha provocato la concentrazione della proprieta' della terra e promosso una agricoltura transnazionalizzata, distruttiva della societa' e dell'ambiente. E' basata su produzioni finalizzate all'esportazione che hanno bisogno di grandi piantagioni e di infrastrutture che comportano l'espulsione della gente dalla propria terra e la distruzione dei mezzi di sostentamento. Tali risorse dovranno essere restituite. Chiediamo una riforma agraria democratica con l'usufrutto da parte dei contadini della terra, dell'acqua e delle sementi. Promuoviamo politiche agricole sostenibili. Le sementi e il materiale genetico cono patrimonio dell'umanita'. Esigiamo l'abolizione dell'uso di prodotti transgenici e della concessioni di brevetti sulla vita.
Il militarismo e la globalizzazione nelle mani delle imprese transnazionali si rafforzano a vicenda per minare la democrazia e la pace. Noi rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. Siamo contro il riarmo e il commercio di armi. Esigiamo la fine della repressione e criminalizzazione della protesta sociale. Condanniamo l'intervento militare straniero negli affari interni dei nostri paesi. Esigiamo la fine dell'embargo e delle sanzioni utilizzate come strumenti di aggressione ed esprimiamo la nostra solidarieta' con chi ne soffre le conseguenze. Rifiutiamo l'intervento militare statunitense per mezzo del Plan Colombia in America latina. Chiamiamo a rafforzare l'alleanza su questi temi principali e a incrementare le azioni in comune. Continueremo a mobilitarci attorno a queste questioni fino al prossimo Forum sociale mondiale. Constatiamo che ora abbiamo forza maggiore per intraprendere una lotta in favore di un mondo diverso, senza miseria, fame, discriminazione e violenza; in favore della qualita' della vita, dell'equita', del rispetto e della pace.
Ci impegniamo ad appoggiare tutte le lotte della nostra agenda collettiva che mobilitino l'opposizione al neoliberismo.
Tra le priorita' dei mesi a venire, ci mobiliteremo globalmente contro:
il Forum economico mondiale di Cancun, Messico, del 26 e 27 febbraio;
i vertici sull'Area di Libero commercio delle Americhe a Buenos Aires, Argentina, il 6 e 7 aprile, e in Quebec, dal 17 al 22 aprile;
la riunione, in maggio a Honolulu, della Banca asiatica;
la riunione del G8 a Genova, Italia, tra il 15 e il 22 luglio;
la riunione annuale del Fmi e della Banca mondiale a Washington DC, Usa, dal 28 di settembre al 4 di ottobre;
il vertice dell'Omc dal 5 al 9 di novembre.
Ci uniamo inoltre alla mobilitazione internazionale del 17 aprile per la lotta contro l'importazione di prodotti agricoli a basso prezzo che generano dumping economico e sociale. Ci uniamo anche alla mobilitazione femminista a Genova contro la globalizzazione. Appoggiamo l'appello per una giornata mondiale di mobilitazione contro il debito da realizzarsi quest'anno il 20 luglio.
Queste proposte fanno parte delle alternative elaborate dai movimenti sociali di tutto il mondo. Si basano sul principio secondo il quale gli esseri umani e la vita non sono merci. Affermano inoltre l'impegno per il benessere e i diritti umani di tutte e di tutti. La nostra partecipazione al Forum sociale mondiale ha arricchito la compresione di ciascuna delle nostre lotte e noi ne usciamo piu' forti. Facciamo appello a tutti i popoli del mondo affinche' si uniscano a questo sforzo e a lottare per costruire un futuro migliore. Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre apre una via verso la sovranita' dei popoli e un mondo piu' giusto.
Fonte: Unimondo