Anche l'Italia dietro al debito argentino

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"Il tasso di povertà in Argentina, misurato dalla linea di povertà nazionale, è cresciuto a partire dal 1995 oltre il 22%". A questo commento della Banca Mondiale segue, dal rapporto "Poverty Trends and Voices of the Poor" del maggio 2001, l'argomentazione che l'Argentina "ha applicato male la ricetta del Fondo Monetario". Il debito estero totale si avvicina ai 150 miliardi di dollari. Poco meno della metà di esso fa capo alle banche: 66 miliardi di dollari. I principali creditori sono (dati di marzo 2001): Spagna, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Italia che a giugno aveva 4,5 miliardi di euro, di cui quasi 2,5 miliardi sono operazioni a breve termine, ma probabilmente sono di più calcolando l'esposizione complessiva delle banche argentine controllate da gruppi italiani. Tra questi troviamo IntesaBci, Banca Nazionale del Lavoro, San Paolo-Imi, Unicredito Italiano. "Un'insolvenza sul debito complessivo delle tre principali economie latinoamericane -- Argentina, Brasile e Messico -- basterebbe a far saltare i sistemi bancari di USA, Giappone ed Europa occidentale" - tratto dal nuovo libro di Sbancor American Nightmare scritto mesi prima della crisi argentina. Intanto le "madri di Plaza de Mayo" chiedono che se ne vadano i corrotti, che si smetta di pagare il debito estero, che finiscano i privilegi di giudici e legislatori, che vengano liberati i prigionieri politici.
Pubblicato il: 27.12.2001
" Fonte: » Microfinanza, Rekombinat, Madres de Plaza de Mayo, Lettera 22;

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