Amnesty saluta il nuovo trattato che proibisce pena di morte

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Amnesty International saluta l'entrata in vigore, prevista per domani 1° luglio, del Protocollo N. 13 alla Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali, che proibisce la pena di morte in ogni circostanza. "Si tratta di un chiaro messaggio politico: la pena di morte è inaccettabile, sempre e comunque" - ha dichiarato Karen Hooper, responsabile pena di morte della Sezione Italiana di Amnesty International.

Il Protocollo N. 13 proibisce la pena di morte in ogni circostanza, compresi i crimini commessi in tempo di guerra o di imminente pericolo di guerra. Questo trattato colma la lacuna del precedente Protocollo N. 6, che proibiva la pena di morte ad eccezione degli atti commessi in tempo di guerra o di imminente pericolo di guerra.

"I 26 Stati membri del Consiglio d'Europa che hanno firmato ma non ancora ratificato il Protocollo N. 13 devono farlo al più presto" - ha aggiunto Hooper.

Amnesty International preme sui quattro Stati membri del Consiglio d'Europa che non hanno né firmato né ratificato il Protocollo N. 13 (Armenia, Azerbaigian, Federazione Russa e Turchia) a farlo senza ulteriore ritardo. L'organizzazione per i diritti umani è inoltre preoccupata per il fatto che altri quattro Stati membri (Armenia, Federazione Russa, Serbia / Montenegro e Turchia) devono ancora ratificare il Protocollo N. 6.

Il Protocollo N. 13 è stato aperto alla firma degli Stati membri del Consiglio d'Europa il 3 maggio 2002 ed entra in vigore domani, 1° luglio, tre mesi dopo la ratifica del decimo Stato.

Il Protocollo N. 13 è stato ratificato da 15 Stati membri del Consiglio d'Europa: Andorra, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Georgia, Irlanda, Liechtenstein, Malta, Romania, San Marino, Svezia, Svizzera e Ucraina.

È stato firmato ma non ancora ratificato da: Albania, Austria, Bosnia - Erzegovina, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Moldova, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Serbia / Montenegro, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria.

Fonte: Amnesty International

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