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Amnesty: la morte di Pinochet non chiuda il capitolo giustizia
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La morte di Augusto Pinochet non deve chiudere il capitolo più nero della storia cilena, contrassegnato da gravi violazioni dei diritti umani e dall'impunità. Il governo deve assicurare che tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse sotto il regime di Pinochet siano portati di fronte alla giustizia. Deve inoltre annullare la legge d'amnistia (Decreto legge 2191), emanata sotto il regime di Pinochet, che ha finora protetto i responsabili di violazioni dei diritti umani" - afferma un comunicato di Amnesty International.
La morte dell'ex dittatore, per una amara coincidenza avvenuta nella Giornata internazionale dei diritti umani, "costituisce un potente monito sulla necessità di una giustizia rapida e incisiva nei casi che riguardano violazioni dei diritti umani" - afferma Amnesty. "In tutta l'America Latina, decine e decine di ex militari, responsabili di decine di migliaia di casi di "sparizioni", uccisioni e torture continuano a vivere in esilio e a godere di un'impunità totale. I governi devono comprendere che ritardare la giustizia può spesso significare negare la giustizia alle vittime" - sottolinea l'associazione.
Nello specifico del caso Pinochet, Amnesty afferma che "la morte di Pinochet non deve chiudere il capitolo più nero della storia cilena, contrassegnato da gravi violazioni dei diritti umani e dall'impunità. Il governo deve assicurare che tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse sotto il regime di Pinochet siano portati di fronte alla giustizia. Deve inoltre annullare la legge d'amnistia emanata sotto il regime di Pinochet, che ha finora protetto i responsabili di violazioni dei diritti umani". "Ultimamente, Pinochet aveva riconosciuto la propria "responsabilità politica" per quello che è accaduto sotto il suo regime". Ma - nota Amensty - "si tratta di un'ammissione vaga, che non ha peso legale e non ha particolari implicazioni per la ricerca di giustizia che è dovuta da oltre 30 anni alle vittime".
Anche l'editoriale di Selvas sottolinea che "se il dittatore sanguinario c'è l'ha fatta un'altra volta a sfuggire ad un processo giusto e dovuto, la Giustizia non può fermarsi di fronte a questa "estrema contumacia". Il Cile, i cileni e le cilene meritano una Verità ancora nascosta dall'ipocrisia delle connivenze economiche e politiche, figlie di una società mostruosa partorita dal ventre dello stesso dittatore".
Intanto il presidente del Cile, Michelle Bachelet ha detto no ai funearli di Stato per l'ex dittatore Augusto Pinochet per evitare una radicalizzazione dello scontro tra nostalgici e oppositori del vecchio regime. "Nelle ultime ore abbiamo visto atti di divisione che non ci piacciono, ma come società e Paese dobbiamo avere la forza etica per superare questa sfida" - ha detto il Capo dello stato, riferendosi agli scontri che nella notte a Santiago hanno portato all'arresto di 99 persone e al ferimento di 43 agenti. La signora Bachelet, torturata insieme alla madre (il padre fu ucciso) dalla polizia segreta di Pinochet, ha difeso orgogliosamente la sua scelta. "In qualsiasi società" - ha osservato - "in qualsiasi Paese, quando non ci sono norme o legge predeterminate per una situazione particolare, spetta ai leader, al governo prendere le decisioni nel migliore interesse del popolo". La Moneda ha autorizzato le Forze Armate a rendere all'ex comandante gli onori militari. Sulle caserme le bandiere potranno essere issate a mezz'asta ma non ci saranno funerali di Stato, ne' i tre giorni di lutto nazionale come prevede il cerimoniale per un ex capo di Stato. Dopo il funerale la salma del generale sara' portata in elicottero in un crematorio e le ceneri saranno consegnate alla famiglia.
Il dittatore Augusto Pinochet ha governato in Cile dal 1973 al 1990, dopo aver estromesso con un colpo di Stato il governo del presidente Salvador Allende. Sotto il suo regime sono stati denunciati migliaia di casi di violazioni dei diritti umani. Secondo il rapporto della Commissione Rettig (la Commissione per la Verità e la Riconciliazione), reso noto nel 1991, 3196 persone morirono a causa della violenza politica durante il suo regime. Di esse, 1185 rimangono tuttora "scomparse". Lo Stadio nazionale e Villa Grimaldi, dove l'attuale presidente Michelle Bachelet e sua madre vennero detenute nel 1975, furono i centri di prigionia più usati dal regime di Pinochet. Villa Grimaldi è ora stata trasformata in un centro alla memoria.
Dal 1988, Augusto Pinochet era stato accusato di numerosi casi di violazioni dei diritti umani ma i procedimenti si sono scontrati con ostacoli legali, soprattutto l'impunità di cui egli godeva come ex presidente e senatore e le sue condizioni di salute. I suoi avvocati hanno sempre sostenuto che non era in grado di prendere parte a un processo. Pinochet, era sotto accusa nel contesto di un'inchiesta di natura finanziaria (il caso Riggs) e di cinque inchieste riguardanti i diritti umani: il centro di detenzione di Villa Grimaldi, l'Operazione Colombo, l'Operazione Condor, la Carovana della morte e il caso Prats.