Amnesty: ambiguità dei governi sulle violazioni, preoccupa l'Italia

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Il 2007 è stato caratterizzato dall'impotenza dei governi occidentali e dall'ambiguità o riluttanza delle potenze emergenti rispetto ad alcune delle peggiori crisi dei diritti umani, come i conflitti in corso da decenni o la crescente ineguaglianza di cui fanno le spese milioni di persone" - ha affermato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, nel corso della presentazione del Rapporto Annuale 2008. "Le crisi dei diritti umani in Darfur, Zimbabwe, Gaza, Iraq e Myanmar richiedono un'azione immediata. L'ingiustizia, la disuguaglianza e l'impunità sono i tratti significativi del mondo di oggi. I governi devono agire subito, per colmare il divario crescente tra ciò in cui s'impegnano e quello che fanno" - ha spiegato Pobbiati.

Secondo Amnesty International, la più grave minaccia al futuro dei diritti umani è costituita dall'assenza di una visione condivisa e di una leadership collettiva. Il Rapporto Annuale, che contiene capitoli su 150 paesi, denuncia che a 60 anni dall'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani la tortura è ancora presente in almeno 61 paesi, processi iniqui si celebrano in almeno 54 paesi mentre in 77 paesi non è consentita la libera espressione delle proprie idee. Amnesty International ha esortato i governi a stabilire un nuovo paradigma per la leadership collettiva, basato sui principi della Dichiarazione universale dei diritti umani. Amnesty reitera la richiesta agli Usa di chiudere il centro di detenzione di Guantánamo e le strutture detentive segrete, processare i prigionieri secondo procedure eque oppure rilasciarli e respingere inequivocabilmente l'uso della tortura e dei maltrattamenti.

"La Cina dovrà rispettare gli impegni assunti in occasione dell'assegnazione delle Olimpiadi, consentendo piena libertà d'espressione e di stampa e ponendo fine alla rieducazione attraverso il lavoro e la Russia dovrà mostrare maggiore tolleranza verso il dissenso politico e nessuna indulgenza per le violazioni dei diritti umani in Cecenia" - aggiunge la nota di Amnesty. L'associazione chiede inoltre all'Unione europea di indagare sulla complicità dei suoi Stati membri nelle rendition di sospetti terroristi e pretendere dai suoi Stati membri il medesimo rispetto dei diritti umani che chiede agli altri Stati del mondo.

Il rapporto di Amnesty segnala numerose violazioni dei diritti umani anche in Italia: tra queste torture e maltrattamenti da parte delle forze di Polizia soprattutto riferiti alle violenze commesse nel corso del G8 del 2001 i cui procedimenti sono in corso così come sono in corso quelli relative ad atti di violenza da parte delle forze di Polizia intervenute in Val di Susa nella notte neldicembre 2005; l'erosione dei diritti umani nella "guerra al terrore" e soprattutto per i casi riguardanti Abu Omar, Maher Arar e Abou El Kassim Britel ripetutamente deplorate dal Parlamento europeo; gli effetti delle espulsioni antiterrorismo del "decreto Pisanu" e l'intervento della Corte europea dei diritti umani che ha definitivamente annullato il provvedimento di espulsione nei confronti del cittadino tunisino Nassim Saadi.

Ma soprattutto "per quanto riguarda l'Italia, temiamo che il clima di razzismo e le leggi o proposte di legge contrarie agli standard internazionali sui diritti umani la stiano trasformando in un paese pericoloso" - ha dichiarato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International. "Atti normativi approvati con un approccio affrettato e propagandistico, dichiarazioni discriminatorie e attacchi xenofobi stanno minando seriamente i diritti umani fondamentali delle minoranze presenti nel nostro paese, in una preoccupante linea di continuità nel passaggio da un governo al successivo. Abbassare la soglia dei diritti per specifici gruppi di popolazione, oltre a essere di per sé inaccettabile, comporta una generale erosione dei diritti individuali di ogni persona in Italia. Per contrasto, invece, -ha concluso Carboni - le istituzioni italiane non sentono l'urgenza, per esempio, di introdurre misure efficaci contro la tortura né di fermare le esportazioni di armi verso paesi in cui vi sono bambini soldato".

Lo scorso aprile una nota congiunta della sezione italiana di Amnesty International e di Rete italiana per il Disarmo ha chiesto alla Presidenza del Consiglio di chiarire le esportazioni italiane di "armi, munizioni e loro parti ed accessori" inviate nel 2007 a diversi paesi tra cui l'Afghanistan e "se il governo italiano abbia valutato l'impatto di tali esportazioni sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan". [GB]

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