Amnesty: Europa e Italia complici nelle detenzioni illegali Usa

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Amnesty International ha denunciato ieri che "non una singola misura è stata adottata dai governi europei per scongiurare un ulteriore coinvolgimento nelle rendition e nelle detenzioni segrete". L'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che siano avviate sollecitamente inchieste indipendenti per accertare la dimensione del ruolo avuto dall'Europa nei programmi statunitensi di rendition e detenzioni segrete, alla luce del continuo rifiuto, da parte dei governi europei, di riconoscere e indagare le violazioni dei diritti umani commesse da propri cittadini o sul proprio territorio.

"I governi europei continuano a negare e hanno messo da parte la verità ormai da troppo tempo" - si legge in un nuovo rapporto reso noto oggi da Amnesty International, intitolato 'State of denial: Europe's role in rendition and secret detention'. "Il loro coinvolgimento nelle rendition e nelle detenzioni segrete si pone in profondo contrasto con la pretesa di essere attori responsabili nella lotta al terrorismo".

Il rapporto di Amnesty International descrive sei casi, relativi a Federazione di Bosnia e ed Erzegovina, Germania, Italia, Macedonia, Regno Unito e Svezia e riguardanti 13 persone, illustrando in dettaglio in che modo i governi europei siano stati coinvolti (dall'aver permesso l'uso di aeroporti e spazio aereo ad aerei usati dalla Cia per il circuito delle rendition all'aver ospitato centri segreti di detenzione, i cosiddetti black site). L'organizzazione per i diritti umani chiede un'azione concertata, a livello europeo, per assicurare che violazioni del genere non abbiano nuovamente luogo.

Sei delle persone vittime di rendition dall'Europa si trovano ancora oggi in stato di detenzione illegale a Guantánamo Bay mentre un'altra è in carcere in Egitto, a seguito di un processo iniquo celebrato da un tribunale militare. Tutte e tredici, intervistate da Amnesty International, hanno denunciato di aver subito torture o altri maltrattamenti. "La crescente evidenza della partecipazione dell'Europa al programma Usa di rendition rafforza l'urgente bisogno di misure che impediscano ulteriori forme di complicità" - riporta il comunicato di Amnesty International.

Nel suo rapporto, Amnesty precisa che uno Stato è responsabile di una violazione del diritto internazionale quando aiuta consapevolmente un altro Stato a commettere una violazione dei diritti umani. Ogni funzionario di uno Stato europeo che abbia consapevolmente partecipato al programma Cia di rendition e detenzioni segrete, pertanto, ha violato gli obblighi legali del proprio Stato, a prescindere se il suo ruolo sia stato attivo o passivo e se la sua azione sia stata autorizzata o meno da altri funzionari governativi. "Stiamo assistendo a un vuoto di responsabilità: le persone coinvolte nei sequestri e nei trasferimenti illegali devono ancora essere chiamate a rispondere del proprio operato". "Di fronte agli sforzi di singoli magistrati per indagare e accertare le responsabilità, i governi europei hanno invocato motivi di sicurezza nazionale o ragioni di Stato per ostacolare le inchieste" - ha lamentato Amnesty.

Insieme al rapporto, Amnesty International ha diffuso un Piano in sei punti per porre fine al coinvolgimento dell'Europa nelle rendition e nelle detenzioni segrete. Il piano chiede agli Stati di condannare le rendition e le detenzioni segrete, avviare indagini indipendenti su tutti i casi che coinvolgono funzionari o territori europei, portare i responsabili di fronte alla giustizia, garantire supervisione sulle attività dei servizi d'intelligence, rifiutare di eseguire o facilitare il trasferimento di ogni detenuto a un altro Stato in assenza di appropriata supervisione giudiziaria e, infine, fornire una riparazione alle vittime. Amnesty ribadisce che "i governi hanno l'obbligo di proteggere la popolazione da attacchi terroristici, ma devono farlo rimanendo entro i limiti dei diritti umani e degli altri obblighi di diritto internazionale. Le rendition e le detenzioni segrete pregiudicano le misure antiterrorismo, limitando la possibilità degli Stati di sottoporre a processo i responsabili di atti di terrorismo".

Il coinvolgimento dell'Italia riguarda la sparizione forzata di Abu Omar, imam egiziano rapito a Milano il 17 febbraio 2003, trasferito in Egitto e lì sottoposto a detenzione segreta e, secondo quanto da lui dichiarato ad Amnesty International, a tortura e maltrattamenti. Il processo penale relativo alle responsabilità individuali di funzionari di intelligence italiani e statunitensi in corso a Milano è stato riavviato nel marzo di quest'anno. Era rimasto sospeso per molti mesi dopo che il governo Prodi si era rivolto alla Corte costituzionale con due ricorsi per conflitto di attribuzioni, sostenendo che la magistratura stesse utilizzando prove coperte da segreto di Stato. Un terzo ricorso alla Corte è stato presentato dal governo Berlusconi il 30 maggio, a quanto pare nei confronti del provvedimento del giudice che ha riavviato il processo penale prima di una decisione sui due ricorsi precedenti.

Amnesty International ha predisposto un appello da inviare alle autorità italiane e chiede al Governo italiano di fare tutto quanto in suo potere per assicurare che il procedimento nei confronti degli agenti della Cia e del Sismi rinviati a giudizio a Milano sia equo e rapido. "L'Italia deve inoltre assicurare che nessuna rivendicazione di segreto di Stato, di segreto legato alla sicurezza nazionale o di segreto legato alla protezione delle relazioni internazionali venga opposta relativamente a prove di gravi violazioni dei diritti umani" - conclude la nota di Amnesty.

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