Ambiente: legge delega, vergogna da rifiutare

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Primo via libera per la legge delega ambientale. Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il testo unico che raccoglie tutta la legislazione in materia. Con il codice unico nasce il primo corpus normativo nazionale in materia: più di 700 pagine che semplificano la normativa in sei settori chiave. Quattro i profili strategici, tra cui quello dell'abrogazione immediata delle disposizioni non più in vigore. In particolare sono quattro i settori strategici adottati per la redazione del Testo Unico: dal recepimento delle direttive comunitarie nei settori oggetto della delega (otto in totale) all'accorpamento delle disposizioni concernenti settori omogenei di disciplina, con l'obiettivo di ridurre le ripetizioni, all'integrazione, nei vari disposti normativi, della pluralità di previsioni precedentemente disseminate in testi eterogenei per ridurre la stratificazione normativa dovuta alla sovrapposizione di norme fino all'abrogazione immediata delle disposizioni non più in vigore: 5 leggi, 10 disposizioni di legge, 2 decreti legislativi, 4 Dpr, 3 dpcm e 8 decreti ministeriali.

"Una vergogna. Un provvedimento kamikaze che lascia ore contate all'ambiente" ha commentato Roberto Della Seta, presidente di Legambiente. "Un danno irreparabile e senza precedenti. Un gruppo ristrettissimo di persone che in pochissimi mesi ha scardinato l'attuale sistema di governo faticosamente costituito nel corso degli anni: non sono stati consultati esperti del settore, né tecnici, né rappresentanze istituzionali. Le convocazioni ci sono state ma non è mai comparsa nemmeno una paginetta sui contenuti della Delega. Un lavoro che non riordina la materia ambiente come avrebbe dovuto, semplicemente la peggiora". Legambiente si appella alla Conferenza Stato-Regioni e alle Commissioni Camera e Senato: non approvate una Delega che viola il dettato costituzionale; che disattende importanti normative comunitarie, anche in settori nei quali sono tuttora in corso procedure di infrazione; che allenta in modo a volte pericoloso i livelli e le procedure di controllo dell'inquinamento; che annulla il ruolo di impulso e di intervento delle associazioni ambientaliste e degli Enti locali nei giudizi per danno ambientale; che contiene errori, imprecisioni e contraddizioni.

"La legge delega sull'ambiente è una vergogna perché apre una deregulation senza limiti sui rifiuti, dall'apertura delle nostre frontiere a traffici incontrollati di rifiuti ferrosi e non, al ritorno alla tassa rifiuti ed alla totale disincentivazione della raccolta differenziata, facendo marcia rispetto agli obiettivi del Decreto Ronchi, anche grazie al passaggio al regime di volontarietà dei consorzi" afferma Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. La Legge Delega aggrava ulteriormente la situazione riconoscendo come materie prime secondarie anche i rottami ferrosi e non ferrosi provenienti dall'estero e istituendo una sezione speciale dell'Albo nazionale delle imprese alla quale si potrebbero iscrivere imprese di Paesi europei ed extraeuropei che effettuano operazioni di recupero di rottami ferrosi e non ferrosi.

Tutto questo comporterebbe la movimentazione senza alcun controllo di materiale ferroso e non ferroso e che potrebbe facilitare l'introduzione nel nostro paese di materiale contaminato anche da sostanze radioattive. "Istituire nuovamente poi la tassa sui rifiuti, in contrasto col Decreto Ronchi, rappresenta un passo indietro. La tassa, commisurata sulla base delle quantità e qualità medie ordinarie dei rifiuti prodotti per unità di superficie, fa si che il principio di responsabilizzazione del cittadino, introdotto indirettamente con la tariffa, venga meno. L'utente non sarà più incentivato a produrre meno rifiuti e differenziare per abbattere i suoi costi" spiega Polidori.

Sui rifiuti la speranza viene dagli Stati Uniti. Nell'articolo di Federico Valerio - uno dei maggiori esperti in Italia di rifiuti - vengono segnalati i primi risultati della strategia "Rifiuti Zero" promossa a S. Francisco, Los Angeles e San Diego. In queste città si è rinunciato alla realizzazione di inceneritori e si è puntato, in collaborazione con le aziende private, al riciclaggio e al compostaggio, con forme di raccolta differenziate domiciliarizzate anche in grandi centri urbani quale quello di San Francisco, che nel 2002 riciclava il 62% dei suoi materiali post consumo. Importanti risultati nel riciclaggio sono stati raggiunti anche da Los Angeles (46%) e Seattle (43% nel 1999). Attualmente negli USA il riciclo e il compostaggio è il destino finale del 36% dei MPC e solo il 16 % è inceneritori. Negli ultimi anni, negli USA si è compreso che il riciclaggio ed il compostaggio da soli non sarebbero bastati per risolvere il problema dei rifiuti, di qui il progetto "Rifiuti Zero" che ancora una volta vede il significativo ruolo dei cittadini organizzati per vincere le resistenze delle amministrazioni pubbliche e delle potenti lobby dello smaltimento. [AT]

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