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Amantea: 30mila in corteo contro le 'navi dei veleni' e le scorie radioattive
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Oltre 30mila persone hanno partecipato sabato scorso ad Amantea in Calabria alla manifestazione "Basta veleni. Riprendiamoci la vita, vogliamo una Calabria pulita" promossa dal 'Comitato Natale De Grazia' e sostenuta da Legambiente e dal WWF per chiedere l'intervento del Governo per rimuovere le "navi dei veleni" ovvero le "navi a perdere" affondate dolosamente dalla mafia negli anni ‘80 nei fondali calabresi e le scorie radioattive che sarebbero interrate ad Aiello Calabro e a Crotone.
All'apertura alla manifestazione vi è stata è l'intitolazione di una parte del lungomare cittadino al capitano Natale De Grazia, Comandante della Marina militare che morì in circostanze oscure nel 1995 mentre stava raccogliendo importanti deposizioni sullo spiaggiamento della nave Jolly Rosso, nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di rifiuti pericolosi e sulle navi a perdere. La targa è stata scoperta dalla vedova De Grazia. "Avete dato significato e valore al sacrificio di mio marito – ha detto la vedova – e questo vale più di una medaglia d’oro, perchè è un riconoscimento che viene dalla gente. Mio marito amava la Calabria ed ha sempre lavorato nell’interesse della sua terra".
Da 'Contromafie, gli 'Stati Generali dell'Antimafia', in corso di svolgimento a Roma, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti ha voluto testimoniare la sua solidarietà alle migliaia di persone che hanno manifestato ad Amantea. "Da Contromafie ad Amantea si sta costruendo insieme con corresponsabilità, l'unico ponte vero e necessario che il nostro paese ha bisogno basato sui pilastri di verità e giustizia. Al Governo di questo paese chiediamo di far salire a galla la nave dei veleni e con essa i responsabili che in questi anni hanno causato l'inquinamento fisico e morale di una terra meravigliosa come la Calabria" - ha detto don Ciotti.
"Lo Stato, in tutte le sue diramazioni, assuma questo impegno come una priorità e dimostri la giusta attenzione al riguardo, impegnando risorse a sostegno delle indagini della magistratura, per monitorare i siti inquinati ed effettuare le bonifiche" - ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che con una nutrita delegazione ha partecipato alla manifestazione di Amantea. "Dobbiamo scongiurare il rischio - ha aggiunto - che questa vicenda venga sottovalutata, mentre in realtà è in ballo il futuro dell'ambiente, del turismo, della legalità, dell'economia. C'é bisogno di un forte segnale che dia speranza ai cittadini calabresi e li sostenga concretamente nella battaglia che loro combattono in prima linea contro la 'ndrangheta e l'illegalità diffusa che invece vorrebbero condannare questa terra all'immobilismo, se non all'arretramento culturale e sociale".
Legambiente ha sfilato con le magliette simbolo della lotta contro le ecomafie che hanno gestito i traffici delle navi dei veleni, con impresso lo slogan: "Navi dei veleni. I boss avvelenano la Calabria. Affondiamo la 'ndrangheta". "Per venire finalmente a capo di questa annosa vicenda - ha aggiunto Nuccio Barillà, di Legambiente Calabria - è necessario affrontare la vicenda in modo complessivo e in tutte le sue articolazioni. A cominciare da un monitoraggio puntuale sugli altri siti di affondamento noti, da quello della motonave Rigel a Capo Spartivento, a quello della Mikigan a largo di Vibo Valentia, a quello davanti alla costa di Maratea della Ivonne A, e a tutti gli altri siti indicati dal collaboratore di giustizia Fonti e dalle altre indagini puntuali".
Uno degli striscioni della manifestazione riportava la scritta "Liberiamoci dalle scorie, portiamole in Parlamento". Anche gli striscioni esposti dai balconi e sulle strade parlavano chiaro: "Basta veleni, riprendiamoci la vita"; "No a Calabria pattumiera"; "Vogliamo una Calabria pulita". Appelli che non sono piaciuti al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo che in coincidenza con la mobilitazione di Amantea - come commentanno le voci dei partecipanti - "non ha trovato niente di meglio da fare che prendersela con i pochi esponenti dell’opposizione presenti alla manifestazione ed urlare come al solito al complotto contro il Governo".
Nei giorni scorsi la Regione Calabria e i sindaci del Tirreno cosentino avevano protestato davanti a Palazzo Chigi e hanno diffidato l'esecutivo affinché "intervenga urgentemente per risolvere la situazione di grave allarme creatasi nella zona del Tirreno cosentino ed in tutta la Calabria sui fusti ritrovati al largo di Cetraro. "Si registra - affermano i sindaci - un clima emergenziale tale, in termini di tutela della salute collettiva, da mettere in serio pericolo l'ordine pubblico, già tradizionalmente a rischio per l'alta presenza mafiosa". La preoccupazione dei primi cittadini è tale da indurli a chiedere al Governo "l'attivazione di tutte le procedure ordinarie e straordinarie, compresa la possibilità di ricorrere al commissariamento di Protezione civile".
Il WWF Italia - che ha avviato l'Operazione Trasparenza - ritiene che da parte del Governo occorra uno "sforzo straordinario" per "mettere fine al lassismo, alle reticenze e alle omissioni di Stato nell’affrontare un fenomeno di eccezionale rilevanza e gravità come quello dei traffici internazionali illeciti di rifiuti pericolosi e radioattivi, connessi anche al traffico d’armi, e alla nascita e al consolidamento di una rete criminale, che ha usato le nostre acque territoriali o creato "zone franche" sul territorio nazionale (come lungo il fiume Oliva, vicino ad Amantea) e non, per riversare veleni tossici e cancerogeni con l’attiva partecipazione di industriali e armatori senza scrupoli e la connivenza di apparati dello Stato".
Il WWF Italia, nell’ambito dell’Operazione Trasparenza è intervenuto con otto richieste operative sulle Commissioni parlamentari con poteri di indagine (traffici illeciti di rifiuti, criminalità organizzata e sulla sicurezza dello Stato) in cui al primo punto si chiede di istituire un rapporto organico tra i tre organismi parlamentari con poteri di indagine. Proprio per poter portare avanti con efficacia le indagini e la veloce bonifica delle zone, l'associazione chiede che siano garantite sia le risorse che gli strumenti, suggerendo al Senato un emendamento alla Legge Finanziaria 2010 per reperire fondi necessari per far fronte ai danni provocati dalle navi de veleni. Si tratta di circa 50 milioni di euro all'anno dal 2010 al 2012. [GB]