Alcune piaghe della Somalia

Stampa

Cambiamento climatico. La prima piaga interessa tutti i sud del mondo pur per cause attribuili più ai nord che hanno una maggior impronta ecologica. In Somalia si accorciano sempre più gli intervalli tra un periodo di siccità ed il successivo. L'ultima siccità del 2009 aveva decimato il bestiame e, secondo i meteorologi, quest’anno il “Monsone da S-SO” non è stato in grado di penetrare con grande decisione nel cuore dei paesi dell’Africa orientale, portando le precipitazioni necessarie per i raccolti ed il sostentamento della popolazione. La siccità ha causato il prosciugamento di diversi corsi d’acqua e dei pochi bacini lacustri ancora esistenti decimando interi capi di bestiame, riducendo alla fame tutte le famiglie dedite all’allevamento e alla pastorizia.

Assenza di politiche. Nel precedente biennio la FAO aveva lanciato l'allarme più volte riguardo la siccità ma gli Stati, in presenza di crisi economica globale, non hanno risposto con sufficienti risorse per prevenirne le conseguenze. Ad oggi non esiste una politica agricola mondiale coerente. Gli Stati non hanno risposto anche perché manca, in patria, una politica di riferimento per l'ambasciatore somalo. E gli appelli cadono nel vuoto.

Aumento incontrollato dei prezzi. I prezzi alti raggiunti da derrate e combustibile si sono aggiunti ad una situazione di già grave difficoltà delle famiglie povere di procurarsi cibo a sufficienza. In alcuni mercati al dettaglio della Somalia si sono registrati prezzi record. A Mogadiscio ed a Marka, ad esempio, ad aprile i prezzi del sorgo erano 150/180% più alti di un anno fa. Anche in Etiopia, dove i mercati avevano registrato livelli abbastanza bassi sino all'inizio del 2011 per la buona produzione della stagione principale nel 2010, a partire da febbraio si è registrata una brusca impennata dei prezzi dei cereali ed i prezzi del mais tra marzo e maggio sono aumentati tra il 60 ed il 120 per cento. Questa fotografia locale s'inserisce in una globale che vede dal giugno 2010 ad oggi, i prezzi del grano e del mais, di nuovo raddoppiare. Parallelamente, nei mercati delle commodity, da Chicago a Singapore a Johannesburg, le operazioni in derivati sulle materie prime e sui beni alimentari hanno fatto registrare, nel 2010, aumenti del 10-20% rispetto all’anno precedente. Per questo Unimondo sta promuovendo la campagna sulla fame non si specula.

Deforestazione per il carbone vegetale. L'export di carbone vegetale verso la penisola arabica è stato uno dei maggiori commerci della Somalia, addirittura più importante delle banane - una volta erano la maggiore voce dell'export somalo. Già nel 2002 il New York Times descriveva un grande traffico di camion carichi di carboni che prendono la strada del porto, ove la merce veniva imbarcata per la penisola arabica. Detto commercio vietato ha distrutto i pochi boschi del paese. La conseguenza del “meno foreste” è la diminuzione delle precipitazioni. Per questo Unimondo sta promuovendo la campagna 1 fan 1 albero.

Conflitti storici. I somali sono un popolo tradizionalmente di pastori nomadi, in continua ricerca di pozzi d’acqua e di pascoli. La storia somala è piena di conflitti inter-clanici per il possesso delle magre risorse che offre una terra in gran parte desertica o semi desertica, con solo due zone agricole lungo i due fiumi Giuba e Shebeli. Detti conflitti si sono accentuati nell'ultimo biennio data l'assenza di precipitazioni e la violenza è stata una concausa delle attuali esodi. Il periodo della prima repubblica (1960-1969) vide la nascita di numerosissimi partiti, quasi tutti a base clanica: lo stato era visto come qualcosa di cui impossessarsi per spartirsi i beni a livello familiare e clanico. Il periodo socialista di M. Siyad Barre (1969-1991), dopo qualche gesto iniziale positivo (introduzione della lingua somala scritta, campagna di alfabetizzazione, promozione della donna, ecc.) e terminò con

la guerra civile, perché il dittatore, per continuare a regnare, si appoggiò sempre più a certi clan e in particolare al suo, seminando così in abbondanza divisioni là dove c’erano in gran parte solo differenze claniche. L'attuale “non governo” è la conseguenza non solo della guerra tra clan ma anche di una guerra fredda per contendersi un territorio tra mondo islamico estremista e mondo ad esso antagonista.

Guerra Somalia Etiopia. Nel dicembre 2006 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvò la risoluzione 1725, che diede il via libera formale (revocando l'embargo delle armi al governo federale) a una forza internazionale regionale con il compito di “monitorare e mantenere la sicurezza a Baidoa”, permettendo di fatto alle istituzioni transitorie di riarmarsi. Pochi giorni dopo si riacutizzarono gli scontri tra le milizie delle Corti islamiche e le truppe fedeli al governo provvisorio di Baidoa (sostenute militarmente dall'Etiopia). Sul finire dello stesso mese, le truppe etiopi, entrarono nella capitale somala dopo pochi ma violentissimi giorni di guerra, provocando migliaia di morti e suscitando la ferma disapprovazione di Unione Africana, Lega Araba e l'Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo - IGAD. I clan ritrovarono un certo accordo contro l'Etiopia. In questa e simili guerre l'Italia s'è contraddistinta per aver rifornito armi i signori della guerra nonostante un embargo ONU. Il 9 gennaio 2007 gli Stati Uniti entrarono militarmente nel conflitto tra Somalia ed Etiopia, a supporto dell'esercito etiope e con il sostegno del presidente e del governo somalo, causando la morte di numerosi civili ricevendo dure critiche dall'Unione Europea e dall'ONU. Sono stati colpiti numerosi villaggi nel sud del paese, in cui (secondo i militari americani), si sarebbero rifugiati esponenti di al-Qāʿida.

Secessione. Il 14 agosto 2006 Galmudug si autoproclamò uno Stato all'interno della Somalia. Nella seconda metà del 2006 le Corti islamiche riuscirono a riportare una relativa pace nelle città e nelle regioni che governavano (Mogadiscio compresa): scesero i prezzi di molti beni di prima necessità, e riaprirono perfino, dopo undici anni, il porto e l'aeroporto. Ma tutto questo venne ottenuto grazie a esecuzioni sommarie e a gravi riduzioni delle libertà. Il governo transitorio stabilì poi un'alleanza con l'amministrazione autonoma del Puntland, allo scopo di contrastare l'avanzata delle milizie delle Corti islamiche. Tali territori avevano inoltre infrastrutture pienamente operative (tra cui porti e aeroporti).

Insicurezza. Nel 2009, a rendere la situazione ancor più precaria, gli al-Shaabab, le milizie radicali islamiche che controllano gran parte della Somalia centrale e meridionale, avevano bandito le agenzie umanitarie straniere considerate come avanguardie di penetrazioni occidentali ostili. Ora però, di fronte alla tragicità della situazione, sembra abbiano aperto agli aiuti anche perché significano denari. Dette milizie hanno rapito, recentemente, un ministro donna responsabile delle politiche per la famiglia e l'emancipazione della donna.

Ex Colonia. Responsabilità antiche e recenti sono anche dell'ex colonia Italia. La trasformazione dell’agricoltura in monoculture come le banane ha reso l'agricoltura più fragile. L'intervento del 1992, per l'Italia, ha coinciso con il più grande dispiegamento di forze militari dalla seconda guerra mondiale all'interno della missione Restore Hope. L’ex colonia è responsabile, come stava monitorando Ilaria Alpi e come ha riportato in modo esaustivo Roberto Saviano nel suo Gomorra, del commercio di rifiuti tossici. Oggi l'Italia sembra non assumersi responsabilità alcuna nei confronti dei migranti somali respingendoli al mittente e, quindi, in Libia ove il carcere era duro e le probabilità di riattraversare il deserto per giungere in patria praticamente nulle. Questa politica non aiuta affatto il co-sviluppo che si basa principalmente sulle rimesse dei migranti.

Pirateria La pirateria al largo delle coste somale è una minaccia costante alla navigazione tra Europa e Asia, fin dall'inizio della Guerra civile somala dei primi anni novanta. Dal 2005 molte organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione Mondiale del Commercio e l'Organizzazione marittima internazionale, hanno espresso la loro preoccupazione per i rischi economici e sociali causati dalla pirateria. Per contrastare questa minaccia è stata creata un task force navale internazionale denominata Combined Task Force 150, che si assume il compito di contrastare militarmente l'azione dei pirati. Nel maggio 2008 i guerriglieri islamici che si oppongono al Governo di Transizione Federale somalo hanno attaccato i pirati conquistando consenso internazionale e complicando ulteriormente il quadro.

Land grabbing La pratica neocoloniale del cosiddetto “land grabbing” prevede l’acquisto diffuso di grandi apprezzamenti di terreni fertili in Africa da parte sia dei Paesi ricchi ed emergenti che da parte di multinazionali anche italiane per la produzione del biodiesel.

Fabio Pipinato

Ultime notizie

Stretching Our Limits

06 Settembre 2025
Torna Stretching Our Limits, l’iniziativa di Fondazione Fontana a sostegno delle attività de L’Arche Kenya e del Saint Martin.

Il punto - Il balletto delle "alleanze fragili"

05 Settembre 2025
Nel balletto delle “alleanze fragili”, una partita fondamentale la sta giocando il genocidio a Gaza. (Raffaele Crocco)

Dossier/ Materie prime critiche (2)

03 Settembre 2025
L'estrazione dei minerali critici per la transizione energetica genera tensioni in tutto il mondo. (Rita Cantalino)

Una grammatica sociale

01 Settembre 2025
Questo mese nel podcast ALTRO MODO parliamo del progetto Strade Maestre, un esperimento formativo in cui il percorso scolastico si svolge in cammino. (Michele Simeone)

Lavori in corso per il nuovo sito!

31 Agosto 2025
Stiamo lavorando per voi (e per noi). Stiamo lavorando ad un nuovo sito...

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad