Ageni e Malala. Diritto allo studio

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Per celebrare la giornata internazionale delle bambine vi diamo due buone notizie che riguardano due bimbe. Della prima ne ha parlato tutto il mondo e della seconda ve ne parliamo noi di Unimondo. Iniziamo dalla prima.

Malala Yousafzai, quattordici anni, è stata colpita da proiettili appena uscita di scuola. Almeno sei colpi di pistola, che hanno raggiunto lei e due sue compagne. Malala è uno dei simboli dei diritti delle donne, e delle bambine, nel Pakistan delle aree tribali, dominato ancora dai taleban e da leggi ancestrali. Ricoverata d’urgenza all’ospedale di Mingora, la città principale della valle dello Swat, in gravi condizioni. È stata trasferita all’estero, dopo che il premier pakistano, Raja Pervez Ashraf, aveva inviato un elicottero governativo per farla portare velocemente a Peshawar, in una struttura più attrezzata.

Malala era diventata famosa nel 2009, quando aveva aperto un blog, sul sito della Bbc in lingua urdu, sulla condizione delle bambine nello Swat, allora sotto la piena offensiva dei taleban, che facevano chiudere una scuola dopo l’altra, e distruggevano quelle che si opponevano. Lo scorso anno aveva ottenuto del primo premio nazionale per la pace dal governo di Islamabad ed è stata segnalata per l’International Children’s Peace Prize dal gruppo KidsRights Foundation.

Malala era dunque un bersaglio. L’attacco è stato rivendicato dal Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), alleati di Al Qaeda. “È una ragazza dalla mentalità occidentale che passa il tempo a denunciarci. Chiunque criticherà i talebani subirà la stessa sorte”, ha minacciato Ehsanullah Ehsan, portavoce del gruppo. I taleban, che sono stati scacciati dallo Swat nel 2010 da un’offensiva dell’esercito pakistano, stanno riguadagnando terreno. Una voce come quella di Malala è evidentemente un ostacolo da eliminare.

Buona notizia: l’esercito pachistano ha parlato di “progressi regolari e soddisfacenti” per la ragazza che è in terapia intensiva in un ospedale militare di Rawalpindi. “I medici hanno esaminato Malala e sono soddisfatti”, ha dichiarato il generale Asim Saleem Baiwa, sottolineando che la giovane “fa progressi lenti e regolari”.

La seconda bimba, invece, si chiama Ageni. Ragazza “diversamente abile” (vedi foto) dalla Tanzania. Bruna Fergnani dell’Associazione Nyumba Ali onlus ha invitato la ragazza in Italia. Entrambe hanno riempito un quaderno personale di immagini, di suoni, d’incontri e di piatti succulenti, esperienza molto intensa.

La sig.ra Bruna ci racconta che “per il passaporto di Ageni abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione della scuola (?) e in quell’occasione ho avuto le date delle vacanze per prenotare il biglietto ; ingenuamente ho creduto a quanto dichiarato e il biglietto è stato comprato secondo le date indicate. Tra le parole e la realtà c’è però sempre un abisso. La chiusura e la riapertura della scuola, infatti, sono state anticipate e Ageni è tornata cinque giorni dopo le compagne; in quei cinque giorni sono stati fatti i compiti in classe di tutte le materie.

Ageni, assente, ha preso zero in tutte le discipline, zero che fa media con l’unica altra prova annuale; Ageni, una ragazza assai studiosa, si trova, ora, insufficiente in tutte le materie.

Bruna è andata a parlare con il “responsabile didattico della scuola”. Sue parole “giuro che mi sono vestita di umiltà e ho tenuto persino gli occhi quasi bassi, l’insegnante ha detto che se uno studente è assente per motivi seri si scrive assente e non si da zero. Bravo! Risposta esatta! E Ageni? Nel caso di Ageni gli zeri sono giustificati; nessuno sapeva perché era assente!

Bruna: “gli ho ricordato che la scuola aveva autorizzato il viaggio in quelle date e che potevo esibire l’autorizzazione scritta”. E via con le scuse: “Forse gli insegnanti si sono dimenticati …”; “Con tanti studenti ci si può dimenticare qualche informazione…”; “Ehh vedo che capisci i nostri problemi”; “Una soluzione potrebbe essere una comunicazione scritta alla presidenza e agli insegnanti?”;

E così Bruna ha fatto. Lettera gentile in perfetto inglese ma la preside non ha gradito che chiedesse di sostituire tutti quegli zeri con la parola assente.

“Queste sono le regole della nostra scuola, se uno non fa un compito prende zero” - “Anche se è all’ospedale?” - “Se non ti va questa scuola vattene assieme a quella quella …” Tacciamo il resto per rispetto del Padre Nyehere e dei Grandi della Tanzania.

Dall’inizio dell’anno Ageni soffre umiliazioni di tutti i tipi a causa della sua infermità ed aveva già chiesto l’anno prossimo di frequentare una scuola diversa; dopo il ritorno dalle vacanze la situazione è precipitata sino al punto di vederla piangere per un intero pomeriggio (cosa ben rara per una bimba africana di fronte ad una persona estranea). Asciugate le lacrime....ecco la dichiarazione: “non posso e non voglio più andare in quella scuola, per favore lasciami stare a casa finché non troviamo un’altra scuola”.

Cosa mai era accaduto di nuovo? Di nuovo c’era la preside urlante di fronte a tutti: “una come Ageni, deficiente, non può andare a scuola. Le persone come lei devono restare a casa a dormire perché quella è l’unica cosa che sanno fare”. E di nuovo, o di vecchio, forse maledizioni , accenni a stregoni e fatture. Bruna: “Dio li perdoni , io non ci riesco!”

Ed è cominciato il calvario della ricerca di una nuova scuola: in quelle statali non può andare perché ha rinunciato tre anni fa al posto assegnatole, in quelle private, lontane e vicine, non si accettano studenti a questo punto dell’anno e comunque prima di accettarli è doveroso prendere informazioni nella scuola dalla quale lo studente proviene.

Bruna è andata a parlare col responsabile regionale dell’istruzione, quasi genuflessa. Ha portato Ageni con se perché spiegasse i suoi motivi (e l’ha fatto con grande dignità), ha incontrato presidi e presidini, segretarie, insegnanti, tutti le hanno chiesto il numero di telefono e nessuno l’ha richiamato. Ha persino buttato lì frasi per loro oscene: “sono in grado di aiutare la scuola a migliorare laboratori , biblioteca ecc.”

Ageni rimane a casa da scuola, addio serenità conquistata in questi anni, addio sorrisi, addio risate, senso d’impotenza... .Oggi abbiamo intravisto uno spiraglio. Lunedì mattina Ageni andrà in una scuola vicina a casa, scuola senza collegio e senza barriere architettoniche; andrà coprendosi la testa con un velo bianco.

Bruna: “Abbiamo trovato ospitalità e comprensione in una scuola islamica e come ha detto Ageni “Indossare un velo non è un problema. Abbiamo pagato la retta per mezzo anno scolastico, Ageni ha fatto cinque verifiche per cinque materie, é stata dichiarata idonea e ora frequenterà una scuola mista indossando pantaloni, casacca e velo. La preside insultatrice fa ostruzionismo e non rilascia i documenti necessari, ma adesso possiamo reagire anche per vie legali se sarà necessario, la sua stupidità non può più nuocere. Inshallah

Fabio Pipinato

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