Africa: in arrivo le missioni Ue in Ciad e UA-Onu in Darfur

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Il presidente Idriss Deby ha assicurato che le forze governative hanno ripreso "il totale controllo" della capitale e del Paese. In effetti i ribelli si sono ritirati dalla capitale, ma sarebbero rimasti nei dintorni della città, sospesi tra la minaccia di un nuovo attacco e la proposta di un cessate il fuoco lanciata dai mediatori dell'Unione africana. Deby ha detto anche che il contingente francese non è stato direttamente coinvolto nelle operazioni militari per contrastare l'offensiva ribelle che, ha ribadito, è stata appoggiata dal presidente sundanese Omar Hassan al-Bashir.

Nonostante la parziale apertura da parte del fronte dei ribelli, forte del ritrovato appoggio francese, il presidente Deby ha finora rifiutato ogni accordo. Su proposta della Francia, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una dichiarazione non vincolante che condanna l'attacco dei ribelli e chiede "ai paesi membri di dare l'appoggio richiesto dal governo del Ciad". Una sorta di semaforo verde per l'intervento francese, quindi, visto che la Francia, come ha sottolineato l'ambasciatore Usa presso l'Onu Zalmay Khalilzad, "ha già l'expertise e la guida su questa questione" - riporta Lettera22.

Ma "la soluzione a lungo termine della crisi politica in Ciad può soltanto derivare da un processo più ampio e aperto di negoziato appoggiato dalla comunità internazionale e non da un sostegno militare incondizionato all'attuale governo" - affermano in una lettera indirizzata all'esecutivo di Parigi, sei organizzazioni religiose e non governative, tra cui la Caritas francese ('Secours catholique') e la 'Rete fede e Giustizia Africa-Europa', un movimento formato da quasi 50 istituti religiosi e missionari. "Nonostante il suo obiettivo pubblico di aiutare la stabilità del paese e della regione, constatiamo che la Francia ha una responsabilità importante negli eventi degli ultimi giorni con il sostegno a un regime contestato" - denunciano le sei organizzazioni che chiedono al governo di Parigi di agire a favore della liberazione degli oppositiori politici, della protezione dei difensori dei diritti umani e di impegnarsi a favore di un più ampio processo politico di risoluzione della crisi.

L'UNHCR segnala che dall'inizio della settimana circa 30mila persone siano fuggite da N'Djamena per trovare rifugio nell'area di Kousseri, sull'altra sponda del fiume Chari. Nei prossimi giorni è previsto l'arrivo della missione Eufor con l'obiettivo di garantire protezione ai civili in fuga dal Darfur. La missione, che dovrebbe affiancare sotto il comando francese e irlandese la forza delle Nazioni Unite 'Minurcat' e le organizzazioni umanitarie di sviluppo, rappresenta il più grande impegno militare per la politica di difesa europea.

E, proprio per quanto concerne il Darfur, nei giorni scorsi il governo sudanese e l'Unione Africana (UA) hanno raggiunto un accordo per il dispiegamento della missione congiunta UA-Onu in Darfur (Unamid). La missione, composta da circa 26mila uomini - di cui 20mila militari e 6mila tra poliziotti e personale amministrativo - cercherà di porre fine a quattro anni e mezzo di scontri tra diversi gruppi ribelli ed esercito in Darfur, con due milioni e mezzo di sfollati e un numero di vittime che varia, secondo le fonti, da alcune migliaia a 200mila. In una nota trasmessa oggi al Consiglio di sicurezza dell'Onu, Amnesty International ha sollecitato gli Stati membri a garantire che la missione dell'Onu sia fornita delle risorse necessarie per svolgere il proprio mandato e ha chiesto inoltre alle autorità sudanesi di agevolare l'azione della forza Onu. [GB]

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