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Afghanistan: liberato Torsello, la felicità di Emergency
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Il fotoreporter Gabriele Torsello è stato liberato stamane verso le 10 - comunica Emergency sul sito internet di Peacereporter. "Sto bene. Vi abbraccio tutti. Ci vediamo ad Alessano, vengo subito lì" - sono state le prime parole del fotoreporter rapito il 12 ottobre scorso nel sud dell'Afghanistan. "Non ho mai visto la luce, durante il mio sequestro" - ha detto in una telefonata a Emergency. "Ho sempre mangiato: patate oppure pane afgano bagnato in una zuppa fatta con un pezzo grasso" - ha detto Torsello che ha riferito di aver avuto paura soprattutto una notte: "Ero seduto nella mia stanza, incatenato, aspettavo la cena. Sono arrivati e hanno aperto la porta. Uno mi ha preso e mi ha portato fuori, senza farmi mettere le scarpe e senza bendarmi, cosa che facevano sempre. Mi tirava forte, io avevo le catene, non riuscivo a stargli dietro e dovevo saltare per seguirlo. Ho pensato che mi avrebbero ucciso. Poi invece mi hanno messo in macchina e mi hanno spostato".
"Non ho mai visto la luce, durante il mio sequestro. Durante il primo periodo mi tenevano sempre incatenato, ma almeno avevo un Corano e potevo leggerlo. Poi mi hanno spostato, e dopo che mi hanno spostato non avevo più il Corano. Mi hanno tenuto ancora incatenato, chiuso in una stanza. Ieri sera, per la prima volta ho visto la luna". Il fotoreporter ha detto a Emergency di aver passato le giornate pensando "sempre alla mia famiglia quando ero prigioniero, tanto che per dei periodi riuscivo ad assentarmi e a immaginare di essere altrove. Poi mi vedevo le catene ai piedi, e mi rendevo conto che era solo un sogno".
"La gioia con la quale abbiamo appreso della liberazione di Gabriele Torsello rafforzi il nostro impegno per la pace in Medio Oriente" - commentano Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori nazionali della Tavola della pace. "La sua liberazione è un gesto di pace che deve sollecitare l'intero nostro paese a lavorare con maggiore determinazione per mettere fine alle guerre e alle crisi che continuano ad insanguinare l'Afghanistan e l'intero Medio Oriente". "Ci auguriamo - concludono i coordinatori della Tavola - che Gabriele e la sua famiglia possano essere presto insieme e possano partecipare a Milano alla manifestazione nazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente del prossimo 18 novembre".
Intanto nella provincia di Kandahar, per i soldati Isaf canadesi la cannabis è diventata un problema militare - riferisce Peacereporter. "Come ha spiegato il generale canadese Rich Hillier, i dispositivi termici in dotazione alle truppe Isaf non riescono a scandagliare la zona perché le piante di marijuana assorbono molto rapidamente il calore, impedendo agli apparecchi di individuare eventuali nemici. Diventa perciò molto difficile evitare che i talebani si muovano liberamente all'interno di queste foreste". Oltre 30 mila ettari del territorio afgano sono destinati alla coltivazione di cannabis e spetta alla polizia locale contrastare, spesso senza successo, la coltivazione illegale di sostanze stupefacenti. [GB]