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Afghanistan: elezioni riuscite ma in calo per paura
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In Afghanistan per la prima volta dal 1969, si è votato per la Camera bassa del Parlamento (Wolesi Jirga) e per i 34 Consigli provinciali. Nonostante alcuni episodi di violenza l'appuntamento elettorale è stato definito da più parti un successo con la popolazione ansiosa di votare senza temere le minacce dei talebani. Secondo la Commissione elettorale congiunta Usa-Afghanistan, l'affluenza alle urne è stata "alta", ma non dovrebbe aver raggiunto il 70% registrato per le presidenziali dell'ottobre scorso. Il portavoce del ministero degli Interni ha dichiarato che le elezioni di ieri segnano una "grande sconfitta per i talebani". "Stiamo costruendo il nostro Paese - dice Mohammed Twahir, 36 anni, di Kandahar - stiamo scegliendo il nostro parlamento". In questa città meridionale, roccaforte dei talebani, si è registrato un consistente afflusso di donne alle urne. "Sono così felice - esclama Khatereh Mushafiq, 18 anni - noi donne ora siamo parte del governo e della società. Tutto il popolo deve avere la sua voce".
La diminuzione è stata forse causata sia dalla complicazione delle schede elettorali, che recavano centinaia di nomi e foto di candidati - pare sia stato visto in difficoltà lo stesso Karzai - ma soprattutto dal fatto che nelle ore precedenti il voto e nella stessa giornata di ieri sono state uccise 15 persone, incluso un soldato francese della forza internazionale presente nel paese; due razzi sono stati sparati verso una sede Onu non lontano da un centro elettorale a Kabul, ferendo un impiegato locale. Negli ultimi sei mesi, in Afghanistan sono state uccise 1200 persone, inclusi sette candidati e sei addetti al processo elettorale. Le operazioni di spoglio negli oltre 6 mila seggi richiederanno diverse settimane: i risultati provvisori parziali saranno resi noti fra circa 2 giorni. I risultati definitivi, invece, dovranno aspettare almeno fino al 22 ottobre. Sicuramente un processo di democratizzazione è in corso, ma i problemi dell'Afghanistan restano sempre gli stessi: lotta alla produzione ed alla vendita di oppio ed eroina, maggiori diritti per le donne, smilitarizzazione delle forze armate che detengono il potere nelle zone rurali - cioè la maggior parte del paese - e condizioni di sicurezza ancora assenti.
Alle elezioni si sono candidati anche ex-talebani che hanno apertamente deciso di lasciare il movimento. Fra le candidature anche nomi eccellenti del deposto regime, come ex-ministri e officiali ministeriali. Clamorosa la candidatura a Kandahar dell'ex-ministro degli esteri talebano o quella dell'ex-ministro dei Vizi e delle Virtù - il controverso ministero che tanto ha influenzato la vita della popolazione, imponendo un regime di costumi e divieti strettissimo. Fra i candidati anche ex-comandanti talebani. Tutto questo ha fatto salire paure e tensioni nella popolazione vessata da questi stessi figuri ora quotati per la guida del paese, diffondendo - inoltre - un clima di scoramento e sfiducia nelle istituzioni. La Commissione elettorale ha messo fuori corsa proprio la scorsa settimana 21 candidati ritenuti legati a gruppi armati. Tuttavia questi provvedimenti hanno riguardato solo poche decine di persone e nell'alto numero di candidature si celano senza dubbio signori della guerra e comandanti locali. Il rischio è che qualcuno di loro possa raccogliere un numero di voti sufficiente per essere eletti e che questi facciano poi ricorso, creando caos ed inficiando il risultato elettorale.
Secondo quanto scrive Monica Losciale su Warnews, le donne invece - a cui secondo la nuova Costituzione spetterebbero un quarto dei seggi - compaiono poco nelle liste elettorali, ed anzi la loro presenza è quasi nulla nelle zone pashtun dove più massiccia è la presenza dei neo-taliban. Questo a causa dei rischi che comporta la partecizione femminile in politica; mancanza di fondi, rischi nei movimenti in molte zone del paese e minacce dirette hanno allontanato la componente femminile dalle elezioni, sia come partecipanti al voto che come candidate. All'inizio della campagna elettorale Human Rights Watch (HRW) aveva puntato l'attenzione sulla necessità di prendere misure speciali per proteggere le donne candidate. Nel suo rapporto "Campaigning against Fear: Women's Participation in Afghanistan's 2005 Elections" l'organizzazione denuncia un persistente clima di paura ed intimidazione che coinvolge le donne impegnate politicamente e nella difesa dei diritti femminili. [AT]
Altre fonti: War News