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Addio uccellino di Twitter. Benvenuta incognita X
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Foto: Julian Christ su Unsplash
È dal comodino di un mini-appartamento davanti al mare che la app a sfondo nero di X mi dà il buongiorno. All’inizio non capisco: saranno le ferie in corso, sarà anche l’abitudine di vedere sullo schermo in quella posizione l’uccellino bianco a sfondo blu. Poi faccio due più due. Come annunciato da Elon Musk, Twitter ha cambiato volto, ossia il suo logo, e ha mutato anche il suo nome verso un più enigmatico “X”.
A quanto pare il restyling di Twitter non tocca solo alcuni aspetti estetici: è stata operata una divisione della community tra abbonati e non al servizio Blue. I liberi fruitori del social avranno limiti nella lunghezza dei post, nella loro modifica, nei possibili numeri dei contatti oltre a un’abbondanza della presenza pubblicitaria e tanto altro ancora. L’uso sempre più evidente di un algoritmo che gestisce e favorisce la visualizzazione e la diffusione dei post, senza attenzione ai tag, è da mesi realtà e appare una netta trasformazione del sistema di comunicazione istantanea di notizie del mondo che ha reso Twitter, ad esempio, il social più usato durante le cosiddette rivoluzioni arabe del 2011. Se dalla sua creazione Twitter è stato pensato, ed è diventato, uno strumento di messaggistica rapida per comunicare e dare notizie anche laddove i fatti necessitano salire alle cronache giornalistiche e talvolta la libertà di stampa non esiste, X.com punta a ben altro. Ossia la trasformazione del social in una super-app con molteplici funzioni, inclusi pagamenti e servizi bancari, governata dall’intelligenza artificiale.
Dalla sua acquisizione nell’aprile 2022, Twitter ha fatto molto parlare di sé, o meglio le scelte di Musk: in primis la raffica di licenziamenti (via email) che nell’autunno ha lasciato a casa oltre la metà dei suoi 7.500 dipendenti una settimana dopo il passaggio di proprietà. Inevitabile la confusione aziendale creata. Un bel risparmio di soldi che al contempo è stato affossato dal crollo del valore della piattaforma e dal calo sostanziale degli introiti delle inserzioni pubblicitarie: nel giro di poco più di 6 mesi il valore di Twitter-X è crollato da una quotazione di 44 miliardi di dollari a una di appena 14,75 miliardi. Due terzi in meno del suo valore, soldi volatilizzati di cui, probabilmente, poco importa al miliardario Musk, confermato a giugno come l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio netto di 192 miliardi di dollari.
Idealmente il percorso tracciato da Musk ha una sua meta: la protezione a spada tratta della libertà di espressione. Anche parlando in termini legali. Si spiega così quindi il recente annuncio sul social del miliardario di mettere a disposizione uno staff legale e di pagare le spese processuali di quanti stanno affrontando controversie di lavoro per l’uso del social media per proprie pubblicazioni o condivisioni quantomeno controverse. Il come non è stato ancora comunicato ma questo ennesimo annuncio di Musk ha dato nuovo fermento alla comunicazione sul funzionamento del social, mai così tanta da quanto il tycoon è alla sua guida.
L’approccio maggiormente liberale di Musk è stato indicato fin dagli annunci sulla sua possibile acquisizione di Twitter e si è riversato nella riapertura di account sospesi per l’attività anti-democratica, in primis quello dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (@realDonaldTrump) bloccato nel gennaio 2021 dopo l’attacco a Capitol Hill. In generale X-Twitter non sembra più interessato a sospendere gli account che incitano all’odio e al razzismo e, per questa ragione, è stato licenziato anche il cosiddetto “team Human rights” di Twitter, ovvero i consulenti dell’azienda sui diritti umani che monitoravano l’attuazione dei principi guida ONU a salvaguardia delle persone più a rischio nei conflitti globali, tra cui Etiopia, Afghanistan e Ucraina. Migliaia di collaboratori indipendenti che lavoravano alla moderazione dei contenuti per la piattaforma di social media hanno perso il lavoro: una mossa che secondo Amnesty International sta portando quasi certamente a un massiccio aumento degli abusi e delle violenze online, specialmente per le persone più fragili di gruppi emarginati. Anche il Center for Countering Digital Hate (CCDH), organizzazione umanitaria britannica che mira a porre fine alla diffusione dell’odio e della disinformazione su rete, denuncia che negli ultimi mesi l'incitamento all'odio è fiorito sulla piattaforma. Per tutta risposta X ha contestato i risultati portati e ha citato in giudizio il CCDH, accusandolo di essere finanziato da competitor commerciali e di condurre campagne diffamatorie per ridurre gli inserzionisti del social causando un enorme calo delle entrate. Per la serie che la libertà di espressione è un must ma tanto che non si parla male di chi consente di esercitarla… secondo il proprio algoritmo.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.