ActionAid: subito decreto per finanziare Fondo globale lotta Aids

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"L'impegno italiano nella lotta all'Aids è fatto di promesse, molte delle quali non mantenute. L'Italia non può più tradire gli impegni presi in sede internazionali e soprattutto di fronte ai 40 milioni di sieropositivi di tutto il mondo". Questa la richiesta che Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid International, rivolge alle autorità politiche italiane alla vigilia dell'apertura della Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGASS), nel corso della quale verrà fatto il punto sullo stato di diffusione dell'Aids e verranno definite le linee politiche future della risposta globale alla pandemia.

Cinque anni fa - si legge nel rapporto "Ogni promessa è debito", presentato da ActionAid International alla vigilia del vertice di New York che riercorre l'impegno italiano nella lotta all'epidemia negli ultimi 5 anni- il governo italiano ha promosso la creazione del "Fondo Globale per la lotta all'Aids, Tubercolosi e Malaria" e fino al 2003 ha assunto una leadership europea per i finanziamenti. Dal 2004, però, l'impegno italiano ha subito una significativa battuta d'arresto, lasciando un debito di 20 milioni di euro attualmente ancora da versare al Fondo Globale.

A settembre 2005 - ricorda il rapporto di ActionAid International - l'Italia ha formulato una nuova promessa: contribuire al Fondo Globale per il biennio 2006-2007 con 130 milioni di euro l'anno. A distanza di meno di un mese da quella promessa, però, la legge finanziaria 2006 ha tagliato 245 milioni di euro al capitolo di spesa che tradizionalmente finanzia il Fondo Globale, facendo venire a mancare i 130 milioni di euro ad esso destinati per l'anno in corso. "E' necessario dare subito un segnale forte alla comunità internazionale - afferma Marco De Ponte - e per questo chiediamo al Consiglio dei Ministri di emanare urgentemente un decreto che consenta l'erogazione dei 150 milioni di euro che l'Italia deve Fondo Globale per la Lotta all'Aids, Tubercolosi e Malaria".

"In gioco non c'è soltanto il ruolo e la leadership dell'Italia nel Fondo Globale - conclude il segretario generale di ActionAid International - ma la reputazione del Paese di fronte alla comunità internazionale che in questi giorni sarà riunita nel Palazzo di Vetro dell'Onu". Il mancato contributo italiano - spiega infatti ActionAid in "Ogni promessa è debito" - si ripercuote indirettamente anche sulla quota che gli Stati Uniti devono al Fondo: questi ultimi si sono infatti impegnati a versare una cifra non superiore ad un terzo delle risorse versate in totale al Fondo entro il 31 luglio, per cui se verranno meno i 130 milioni di euro italiani anche la cifra stanziata dagli USA diminuirà proporzionalmente.

Va ricordato che nei mesi scorsi ActionAid ed altre Ong avevano denunciato la poca trasparenza dei calcoli del Ministero degli Esteri (Mae) sull'impegno italiano in materia di aiuto pubblico allo sviluppo sono poco trasparenti. Per questo motivo le Ong chidevano alla Farnesina di esplicitare le voci contabili che secondo il loro ultimo aggiornamento farebbero attestare la percentuale di Aps/Pil allo 0,29%. Va inoltre ricordato che il Governo Berlusconi aveva deciso di azzerare i "contributi volontari" dell'Italia alle cinque principali agenzie dell'Onu (Unicef, Acnur, Fao, Oms e Unpd) tanto da suscitare la reazione dello stesso Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. Il Ministero degli Esteri aveva quindi deciso di deliberare "una prima tranche di contributi volontari per il 2006 a favore dei maggiori Fondi, Agenzie e Programmi delle Nazioni Unite. "In particolare - recitava il comunicato del Ministero - si prevede di stanziare, in questa fase, il 50% dei contributi complessivi versati a tali Enti nel 2005". [GB]

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