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Acqua: il Governo blinda il voto sulla privatizzazione, protesta delle associazioni
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Il Governo ha ottenuto oggi la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra cui l'. A favore hanno votato 320 deputati mentre contro il Governo hanno votato 270 deputati.
Alla decisione del Governo replica il Forum italiano dei movimenti per l’acqua che rilancia per domani, giovedì 19 novembre, in occasione del voto finale sul testo la petizione online "Salva l'acqua" da inviare ai rappresentanti alla Camera dei Deputati per chiedere di fermare la norma. "Se convertita in legge, la norma sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto" - riporta la nota. "Noi pensiamo che sia un epilogo da scongiurare, sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe".
Già la scorsa settimana il Forum italiano dei movimenti per l’acqua si è mobilitato attraverso manifestazioni e ricorda che lo scorso anno oltre 400mila cittadini hanno sottoscritto una Legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica che riconosce il diritto all’acqua ma che la proposta giace da due anni nei cassetti delle Commissioni parlamentari, mentre nei prossimi giorni il decreto che privatizza l’acqua potrebbe diventare legge.
L'associazione Cittadinanzattiva annuncia intanto l'inizio di una raccolta firme per chiedere un referendum. "Il governo si è bevuto la fiducia dei cittadini" - ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Blindando l'acqua nel decreto Ronchi, l'esecutivo ha dimostrato di essere più preoccupato di assecondare gli interessi dei gruppi industriali privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità".
Il 'decreto Ronchi' (Decreto legge 135/09) intende fissare una serie di disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e tra questi è stata inserita la norma all'Articolo.15 del DL 135/09 che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui l'acqua, mentre la quota di capitale in mano pubblica è fissata sotto il 30%. La gestione dei servizi pubblici locali sarà conferita "in via ordinaria" attraverso gare pubbliche e la gestione in house sarà consentita soltanto in deroga e "per situazioni eccezionali": a partire dal 31 dicembre 2010 le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano. Una formulazione che apre la strada alle privatizzazioni anche se non rientrano nella riforma la disciplina della distribuzione del gas naturale e dell'energia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e le farmacie comunali.
Anche Legambiente con un comunicato del presidente nazionale, Vittorio Cogliati Dezza, sottolinea che "l'acqua è un bene comune, il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica. Obbligare la privatizzazione del servizio idrico, pertanto, vuol dire intraprendere la strada sbagliata. La maggior parte delle esperienze di privatizzazione di questo servizio, infatti, non hanno portato al miglioramento della qualità della risorsa, né alla diminuzione dei consumi e dei costi per i cittadini".
Per il presidente nazionale di Legambiente occorre invece "trovare forme innovative per rendere protagoniste le comunità locali nella partecipazione alla gestione dei servizi idrici, per vigilare sull’applicazione di un esercizio trasparente ed equo, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico". S"u questi aspetti sarebbe fondamentale intraprendere scelte distinte e puntuali in base alle esigenze territoriali e non generiche, come quelle proposte dal testo di legge in questione, per evitare casi di cattiva gestione o la prevalenza di logiche di profitto a discapito della qualità del servizio e della risorsa, come le perdite idriche e la mancanza di investimenti".
Un'indicazione - quest'ultima - messa in evidenza anche dal Wwf secondo cui "sono ben altri gli obblighi, non solo comunitari, e le esigenze a cui l'Italia dovrebbe dar seriamente seguito e che sono il presupposto per garantire una gestione adeguata dell'acqua, a partire dall'urgente, necessità di istituire le Autorità di distretto, ovvero, ampi ambiti territoriali per pianificare e gestire l'uso dell'acqua, ma anche tutte le altrettanto urgenti politiche di difesa del suolo".
"Il Wwf da anni chiede che venga affrontato seriamente, in modo completo ed integrato il problema del 'governo dell'acqua', che, come si è detto, non può prescindere dall'istituzione delle Autorità di distretto, che rappresentano o possono rappresentare il vero momento di sintesi per la pianificazione di una risorsa fondamentale, quale è l'acqua, anche per le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici" - ha affermato Michele Candotti, direttore generale del Wwf Italia. Il Wwf ha chiesto perciò che venga stralciato l'art. 15 del Disegno di legge in esame e che il Governo si impegni ad avviare urgentemente un confronto nazionale, attraverso degli 'Stati generali dell'Acqua', tra istituzioni e attori non istituzionali per trovare soluzioni condivise per la tutela e la gestione di un bene comune e primario come l'acqua".
La scorsa settimana Wwf Italia e Gruppo 183 hanno promosso un workshop di approfondimento e aggiornamento sullo "stato dell’arte" del processo di elaborazione dei Piani di gestione dei distretti idrografici italiani coordinati dalle Autorità di bacino di rilievo nazionale in considerazione della "Direttiva Quadro sull'acqua", una delle leggi comunitarie in materia ambientale più avanzate e ambiziose il cui successo nell'applicazione dipende in larga misura dipendente dalla capacità di garantire processi partecipati e trasparenti, inclusivi, sin da principio, di tutte le parti interessate. [GB]