www.unimondo.org/Notizie/Acqua-Piemonte-gestione-in-house-a-rischio-S.p.a.-52705
Acqua: Piemonte, gestione 'in house' a rischio S.p.a.
Notizie
Stampa
Lo scorso 19 dicembre l'assemblea dell'Ambito territoriale ottimale (Ato) 1 Piemonte Novara e Varbania, ha deliberato l'affidamento in house del Servizio Idrico Integrato ad imprese pubbliche locali. Grazie all'azione di sensibilizzazione esercitata dal Comitato territoriale di Novara, anche in Piemonte si raggiunge un secondo successo nella promozione della gestione pubblica dell'acqua. Gia nel maggio del 2004, i 306 Comuni e le 13 Comunità montane che fanno parte Ato n. 3 della Provincia di Torino, hanno deciso di affidare in concessione per vent'anni la gestione del servizio idrico a due imprese totalmente pubbliche, le più importanti tra quella già operanti sul territorio provinciale: SMA Torino - Smat - S.p.A. e Acea Pinerolese Industriale S.p.A. Da un punto di vista politico, l'Autorità d'Ambito ATO 3 della Provincia di Torino ha prima ha riconosciuto l'acqua come bene comune e patrimonio dell'umanità e l'accesso all'acqua potabile come un diritto umano fondamentale degno di protezione giuridica (ed annunciato l'abbattimento della tariffa d'accesso al servizio idrico integrato, applicando la c.d. tariffa di garanzia, per il consumo sino a 40 litri/giorno/pro capite); poi, con la Deliberazione n. 138 del 2003, si è impegnata a "destinare un millesimo di euro per metro cubo di acqua fatturato come contributo al finanziamento di specifici interventi di cooperazione internazionale che perseguono modelli sostenibili di gestione delle risorse idriche nei paesi sofferenti di carenza di acqua potabile".
"Ma la concessione della gestione del servizio idrico integrato ad imprese pubbliche locali è un passo importante, ma non l'unico, né tanto meno il passo decisivo per sancire un reale governo pubblico dell'acqua" spiega Luca Martinelli in un articolo pubblicato sul sito del Contratto Mondiale per l'acqua. Negli ultimi mesi numerose notizie hanno delineato una possibile 'deriva' industriale di Smat, ovvero l'annuncio di iniziative economiche mosse dalla sola logica del profitto. Prima, la Smat si è candidata alla acquisizione del servizio idrico nell'Ato palermitano per un affare da un miliardo e 200 milioni di euro. Poi, insieme con Amga di Genova, ha acquisito da Italgas S.p.A. il controllo del 67,05% della Società Acque Potabili (Sap - è la più antica tra le società che gestiscono gli acquedotti torinesi). L'operazione è stata applaudita dal Presidente di Federgasacqua, Mauro d'Ascenzi e dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
"Non è certo però che questo sia il cammino più corretto per una municipalizzata - scrive Luca Martinelli nel suo articolo qui segnalato - soprattutto quando questa è vincolata a mantenere la propria attività (economia) 'prevalente' legata al territorio dell'Ato torinese, ed applaudiamo perciò la notizia che l'Assemblea dei soci di Smat, impegnata a riscrivere lo Statuto dell'impresa, ha votato nel gennaio scorso un emendamento che rinnova il divieto a qualsiasi ingresso del capitale privato nell'impresa. Un emendamento, questo, che porta in calce la firma di Attac, che ha portato avanti un importante lavoro di lobby sui Sindaci dei Comuni dell'Ambito. Uno stop deciso che blocca sul nascere qualsiasi progetto di applicazione del modello di partnership alla francese, ma che non esula dall'esigenza di un controllo costante sul comportamento economico dell'azienda.
"Il problema vero di Smat, oggi - precisa Elena Ferro, ex-Assessore alle Risorse Idriche della Provincia -, è un deficit di democrazia. Il processo di partecipazione non deve essere dato per terminato. Smat è chiamata a divenire realmente rappresentative del territorio. Ogni Comune socio dell'impresa ha il diritto di 'appropriarsi' del soggetto pubblico. Ogni cittadino, utente del servizio, il diritto a sentirsi pienamente rappresentato nell'assemblea di Smat e nel suo consiglio 'amministrazione". Si è di fronte ad un vero e proprio scontro tra culture: quella aziendalista, propria al ramo Ds vicino al Sindaco di Torino, Chiamparino, e quella attenta ai bisogni ed alle esigenza del territorio, molto più in linea con la previsione di una gestione pubblica del servizio idrico integrato. "È necessaria, nuovamente, una scelta politica - incalza la Ferro - che però il Comune di Torino non vuole fare. Il peso dei Comuni e delle Comunità Montane che sono state invitate ad associarsi a Smat quando è divenuta il gestore unico del servizio non può rimanere infinitesimale. Il Comune di Torino deve rinunciare a parte della propria quota azionaria, a fette del proprio potere". "Il rischio, per ora sventato, ma che potrebbe ripresentarsi qualora non rimanga alta l'attenzione 'politica' sul processo in atto, è che un giorno parte delle azioni della S.p.A. di proprietà del Comune di Torino (controlla il 73,88% delle azioni di Smat) vengano messe in vendita. E che ad acquistarle sia un soggetto privato" conclude Luca Martinelli secondo cui non è tutto oro cio che luccica. Diversa invece la recente decisione della provincia di Chieti che per i prossimi dieci anni ha deciso per una gestione completamente pubblica. I Sindaci hanno deciso una modifica dello Statuto escludendo la possibilità di vendere le quote ai privati e assicurando la cosiddetta gestione "in house", in cui i Comuni esplicano un controllo diretto sul servizio.
Intanto a Napoli continua la mobilitazione contro la privatizzazione dell'acqua in Ato2 Napoli-Volturno. L'ultimo appello vede come primi firmatari Alberto Lucarelli e Sergio Marotta e Gerardo Marotta (Presidente dell'Istituto Studi Filosofici ,palazzo Serra di Cassano,via Monte di Dio -Na), ed Emilio Molinari(presidente del Comitato Italiano per un contratto mondiale dell'acqua). "Siamo convinti che la privatizzazione del servizio idrico o anche il solo affidamento ad una società mista pubblico/privato sia un gravissimo errore politico, oltre che giuridico-economico, e che la delibera del 23 novembre 2004 dell'ATO 2 debba essere al più presto revocata e la gara attualmente in corso debba essere conseguentemente annullata, sulla base delle seguenti considerazioni di carattere economico-giuridico tra cui: la privatizzazione del servizio non porterebbe alcun beneficio significativo per i fruitori, ma si tradurrebbe semplicemente in un aumento dei costi; inadeguatezza giuridico-economica del modello misto pubblico-privato" continua l'apello che ammonisce "Tutto questo può essere programmato e gestito soltanto da un soggetto totalmente pubblico, con una gestione economicamente efficiente e trasparente, in una prospettiva di programmazione nell'interesse dei cittadini utenti del servizio". [AT]
Altre fonti: Appunti finanziari, Comitato italiano per il contratto mondiale sull'acqua
Approfondimenti: Sui dorsi regionali la mano pubblica nelle multiutility