Acli, Bottalico: “governare nella bufera”

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Non è mai facile sostituire in corsa il presidente di un’associazione complessa, partecipata e ricca di storia come sono le Acli. Ancora più difficile in clima elettorale, con un presidente dimissionario, Andrea Olivero, “salito” in politica con Mario Monti. È stato un confronto molto serrato quello che ha portato all’elezione di Gianni Bottalico, avvenuta il 26 gennaio scorso, a discapito dello sfidante Gianluca Budano: alla fine non si è trovata una soluzione unitaria e hanno prevalso i numeri; la democrazia però, se effettivamente esercitata, è il metodo migliore per prendere decisioni.

Così presenta il nuovo leader Famiglia Cristiana: “Pugliese di origine, ma attualmente residente in Lombardia dove ha guidato le Acli di Milano, Monza e Brianza dal 2004 al 2012, molto attente alle fasce più deboli della popolazione, ha fortemente collaborato con il cardinale Dionigi Tettamanzi per il progetto del Fondo diocesano di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi e dalla disoccupazione”.

Bottalico è consapevole che l’Italia vive “giorni di bufera” e che proprio “governare nella bufera” sarà il compito non solo del vincitore di elezioni molto confuse e contraddittorie, ma pure di tutti quei soggetti dell’impegno civile che sentono la responsabilità di lavorare per il bene del paese. Così le sue prime dichiarazioni riportate dai principali organi di informazione, specie quelli attenti al terzo settore: “Le Acli del futuro, nelle intenzioni del loro nuovo presidente sono un punto di riferimento per la comunità, attente alla politica e al lavoro, vicine alla fasce deboli della popolazione, capaci di lavorare dall’interno per il Paese e di guardare all’Estero: «Vogliamo Acli sempre più orientate verso la comunità, perché viviamo in un Paese in cui si sono sciolti i legami materiali e simbolici e c'è bisogno di ricostruire reti di relazioni e di senso; vogliamo Acli più attente ad una politica che riconquisti la sua dimensione sociale e lavorativa; vogliamo Acli che sanno essere un punto di riferimento per i problemi delle donne e degli uomini che lavorano; vogliamo Acli aperte ai giovani, alle donne, agli stranieri, alle famiglie; Acli più locali e allo stesso tempo più internazionali»”.

In un intervento più articolato il nuovo presidente declina che cosa secondo lui significa la “politicità” delle Acli. Rifacendosi all’invito conciliare di guardare “i segni dei tempi” (che oggi richiedono un grande ripensamento del modello di sviluppo e di profitto), Bottalico sembra avere chiara la rotta: “L’attuale fase elettorale ha messo in risalto soprattutto un ritrovato protagonismo delle Acli, costituito anche dalla disponibilità alle candidature di molti nostri associati nelle varie formazioni politiche ed a tutti i livelli istituzionali i cui organi sono in scadenza in questi mesi. Questo rappresenta senz’altro un dato positivo, indice di una capacità formativa dell’Associazione. Ma ciò che è più importante è che l’Associazione continui a lavorare nell’ambito che più gli è proprio: i temi del lavoro e del welfare come presupposto e strumento di democrazia, coniugati però non in modo astratto e generico ma secondo le concrete esigenze delle classi subalterne, dei ceti popolari e lavoratori.

È questo che rende l’Associazione una genuina realtà sociale capace di collaborare con tutti e nel contempo non influenzabile né manovrabile dall’esterno secondo disegni che non siano esplicitati e condivisi nei propri organismi democratici.

La dimensione popolare delle Acli è ciò che permette una lettura attenta delle nuove emergenze sociali, resa possibile anche attraverso una migliore integrazione di sistema. Dall’analisi dei dati di cui dispongono i nostri servizi è possibile rintracciare quegli indicatori economici e sociali sulla condizione di vita delle famiglie, dei lavoratori, dei pensionati e dei soggetti più deboli che necessitano di intervento. È possibile, per questa via, formulare delle proposte, contribuire in modo significativo al dibattito pubblico a tutti i livelli”.

Più concretamente, occorre partire dal lavoro. Ecco altre parole del nuovo presidente: “In questi anni -ricorda- abbiamo perso posizioni importanti. Eravamo leader nell'informatica, nella farmaceutica, nella chimica, in altre industrie e abbiamo perso tutto questo know-how. Dobbiamo quindi ritrovare una politica industriale che ci dica dove vogliamo andare.

Dobbiamo quindi privilegiare il lavoro -aggiunge- rispetto a tutti gli altri temi. Credo che una politica che sgravi il lavoro da una serie di imposte e di tasse possa essere un elemento di grande leva.

La «ricetta», secondo Bottalico, quindi è detassare il lavoro da una parte e fare forti investimenti sul piano formativo. Oggi abbiamo un’espulsione dal mondo del lavoro -avverte- che sta diventando estremamente significativa. Noi abbiamo necessità di accompagnare soprattutto le piccole e medie imprese che oggi sono la nostra «spina dorsale», con una seria politica di formazione e riconversione che permetta che ci siano figure professionali adatte alle nuove sfide”.

Unimondo fa gli auguri a Bottalico, con la garanzia di guardare sempre alle Acli come un luogo di incontro e di stimolo indispensabile per l’Italia. Ci congratuliamo anche con un nostro amico trentino, Michele Mariotto, eletto segretario generale: con lui le Acli sono in buone mani, anche dal punto di vista delle risorse, affinché economia ed etica vadano davvero a braccetto. [PGC]

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