Accoglienza negata, crisi annunciata

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“L’azione di governo [italiano] è stata caratterizzata da un equilibrio, talvolta precario, fra il pragmatismo dettato dal contesto (migratorio, economico e sociale) e le spinte identitarie ispirate dall’agenda di almeno due dei partiti che compongono la maggioranza (Fratelli d’Italia e Lega)”. Così il Rapporto dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) descrive le politiche migratorie del governo Meloni nell’anno 2024. E, sempre al “pragmatismo” del governo, il Rapporto attribuisce l’elaborazione e l’approvazione nel maggio 2024 del nuovo Patto sulla migrazione e sull’asilo, atto a favorire la diminuzione della pressione migratoria sulla frontiera esterna nel Mediterraneo. Eppure, come si ricorda nelle stesse conclusioni dell’analisi, in questo modo sono a rischio “le esigenze del sistema produttivo italiano in termini di manodopera, a cui potrebbe contribuire a dare una risposta anche una gestione più strutturale dei movimenti migratori”.

Il mite giudizio politico del ricercatore IAI lascia spazio a una più severa valutazione in relazione all’inefficienza del sistema economico-produttivo e di welfare, settori che richiedono il lavoro dei migranti per ben funzionare. Quest’anno le quote dei lavoratori stranieri che possono accedere regolarmente nel nostro Paese, definite nel cosiddetto “Decreto flussi”, non sono state raggiunte: dei 191mila ingressi a disposizione risultano ancora disponibili oltre 53mila quote sia per stagionali che per subordinati non stagionali e la possibilità di inoltrare le domande è stata prorogata al 31 dicembre. Il click day degli anni passati, con numeri tripli rispetto alla disponibilità, non si è verificato. A questi numeri vanno aggiunte le 9mila posizioni non coperte nell’ambito dell’assistenza sanitaria e familiare e le 48.700 quote nel settore turistico (al 18 marzo richieste appena 6257 a fronte delle 55mila disponibili). Qualcuno dovrebbe spiegare cosa ci sia di pragmatico in un governo che costruisce la sua azione sul pregiudizio e alimenta la paura dello straniero nell’opinione pubblica piuttosto che individuare chiaramente nell’apporto di altra popolazione lavoratrice (e consumatrice) la sola soluzione alla crisi demografica e alle esigenze economiche e di garanzia del welfare dell’Italia. Lo scarso pragmatismo cede il passo all’irresponsabilità travestita da ideologia. 

È proprio un altro prestigioso Rapporto, quello del Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati - JRS), recentemente presentato dal suo presidente, padre Camillo Ripamonti, a mettere in luce come l’ideologia politica abbia portato a delle scelte infauste, anche prendendo egoisticamente in esame solo il benessere del nostro Paese. Il Rapporto Annuale 2025 del Centro Astalli illustra il generale clima di arretramento del diritto d’asilo su più fronti, specialmente a seguito del Nuovo Patto dell’UE sulle Migrazioni e sull’Asilo. In generale il Patto si è piegato a una logica dissuasiva per chi arriva, considerato fin da subito come irregolare e quindi in prima istanza come un “non avente diritto”, mettendo in atto un respingimento di fatto. 

Inoltre, il Rapporto registra un quadro di crescente vulnerabilità tra i rifugiati, in un contesto caratterizzato da politiche migratorie sempre più restrittive e dalle difficoltà di accesso a un sistema di accoglienza adeguato; situazioni che rendono l’inclusione sociale un percorso a ostacoli. “Le politiche migratorie e gli atteggiamenti prevalenti verso i migranti, sia in Italia che in Europa, hanno determinato una progressiva esclusione dei richiedenti asilo e dei rifugiati dall’esercizio di diritti fondamentali. Le politiche messe in atto, tra azioni dirette e omissioni silenziose e quotidiane, hanno contribuito a privarli di diritti e protezione, relegandoli a una condizione di subalternità e, in molti casi, di vera e propria inferiorità sociale, causando nei casi più gravi la caduta delle persone nell’irregolarità. Il divario digitale accresce diseguaglianze sociali e marginalità e il diritto all'abitare si scontra contro muri burocratici e sociali, mentre l’inclusione dei rifugiati rappresenterebbe invece un’opportunità di crescita per l’intera società” si legge nel Rapporto.

Sulla base dei dati concreti registrati nei servizi offerti da Centro Astalli, aumentano i richiedenti asilo nei servizi di bassa soglia, ovvero cresce la richiesta di bisogni primari come cibo e salute, diretta espressione delle difficoltà di accesso da parte di molti al circuito dell’accoglienza istituzionale. L'alto numero di pasti distribuiti alla mensa di Via degli Astalli a Roma (oltre 65mila) conferma il persistere di uno stato di precarietà e fragilità che, a differenza del 2023, ha colpito maggiormente anche le fasce d’età adulte, a indicare una crescente difficoltà nel consolidare percorsi di autonomia anche per chi è in Italia da più tempo. 

In un mondo sempre più complesso, anche le condizioni dei rifugiati sono sempre più complicate e necessiterebbero il superamento di un approccio burocratico alle vulnerabilità, che esclude tutti coloro che non rientrano nei parametri stabiliti a livello centrale dallo Stato. L’obiettivo dell’integrazione reale nel Paese deve essere tale partendo dalla concessione della cittadinanza ai bambini, nati da genitori stranieri, che qui vivono e studiano. Un’azione basata sulla realtà e sull’ovvio ma che invece è andata acquisendo negli anni connotati ideologici ben lontani (oltre che da valori condivisi) anche da quel pragmatismo che si impone alla politica. 

Il messaggio pasquale, con il suo messaggio di rinascita, dovrebbe ricordare che rigenerare una comunità significa includere, non escludere; costruire ponti, non alzare muri. Ma per farlo servono scelte politiche all’altezza, non slogan elettorali.

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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