Abbiamo bisogno di ascoltare

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C’è qualcosa che non va. È un fatto. Ragazzi bullizzano ragazzi. Ragazzi bullizzano insegnanti. Insegnanti bullizzano ragazzi. Genitori bullizzano insegnanti. Insegnanti bullizzano genitori. Genitori bullizzano ragazzi. E ovviamente tutti vediamo la responsabilità (dai toni, si direbbe di più la colpa) di quelli che non siamo noi. Per la scuola è colpa delle famiglie. Per le famiglie è colpa della scuola. Poi si può anche sparare più alto e dare la colpa alla società, che poi sarebbe bello che fossimo noi.

Io sono un genitore e sono un insegnante. E so che ho belle responsabilità (e probabilmente anche colpe) nell’uno e nell’altro ruolo. Ne ho e ne avrò finché non sarò capace di assumermi fino in fondo la responsabilità di stare ad ascoltare prima di parlare. Nell’uno e nell’altro ruolo, mi pare di vedere che questa responsabilità la ho verso tutti, ma prima di tutti la ho verso i ragazzi. Verso quei ragazzi che per crescere (mica per crescere bene, proprio per crescere e basta) dovrebbero avere intorno adulti disponibili a starli a sentire, a guardarli in faccia, a capire il tumulto che li attraversa mentre noi parliamo sopra le loro teste. Non hanno bisogno, credo, di decisioni di pancia, né di polso. Io non lo so chi ha ragione in questi giorni, ma ho il dubbio che punizioni esemplari non porteranno a esiti esemplari. Io non lo so quali sono le retro/sovra/socio letture da fare, ma ho il dubbio che le ipersemplificazioni non ci porteranno da nessuna parte, se non a continuare a dividere, distinguere, palleggiare colpe.

So però che mi piacerebbe che nelle scuole (da quelle dei più piccoli alle università), che continuano ad essere luoghi sul cui senso ho e voglio avere fiducia, ci fermassimo e trovassimo il modo di parlare, con quei ragazzi prima di tutto (con loro mica perché sono più importanti, ma perché verso di loro noi adulti dobbiamo pur avere qualche responsabilità e allora dobbiamo metterli prima, ma prima davvero, almeno nell’assumerci questa responsabilità). Per capire cosa pensano di quello che sta succedendo, per capire che idee hanno, per capire cosa farebbero se potessero davvero scegliere cosa fare. E poi tra insegnanti e tra insegnanti e genitori. E poi ancora più su. Ma dopo. Perché prima penso ci aiuterebbe stare ad ascoltare quelli che altrimenti dovranno continuare a cercare altri modi per farsi ascoltare. Modi che a volte sono quelli della prepotenza su altri e a volte della violenza contro se stessi. Se non li stiamo ad ascoltare li perdiamo e loro perdono noi. E perdiamo tutti.

Magari ne viene fuori che ricominciamo ad ascoltarci anche tra adulti.

Monica Guerra da Comune-info.net

* Ricercatrice di Didattica e ricerca educativa presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università Bicocca di Milano è presidente dell’associazione “Bambini e Natura”. Fa parte della Rete di educazione cooperativa. Ha aderito alla campagna Facciamo Comune insieme.

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