A scuola senza…

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A scuola senza zaino e senza libri. Ai tempi in cui frequentavo io quei piccoli banchi sarebbe stato impensabile e a dire il vero anche oggi, guardando i carichi che soprattutto gli studenti delle fasce primarie si portano in spalla o trascinano su due ruote dentro piccoli zaini-trolley, si fatica a credere che sia possibile arrivare a scuola “leggeri”. Eppure a Torino aprirà a settembre del prossimo anno scolastico una scuola elementare con caratteristiche innovative, destinata a suscitare interesse anche in altre città d’Italia.

La particolarità di questa nuova realtà non si limita solamente al fatto di poterci andare senza cartella, altrimenti sarebbe ben poca cosa, basterebbero solamente qualche armadietto in più tra corridoi e atri e una buona organizzazione. Quello che questa scuola propone va un po’ più in là. A partire dal nome, La scuola possibile, che sembra inscriverla in quel filone della pedagogia esplorato nel piacevole filmato La educación posible e che in qualche modo segna la direzione pedagogica dell’Istituto (privato, con rate di circa 8 mila euro l’anno ma con la possibilità di accedere a borse di studio). La nuova struttura sarà ospitata presso il Basic Village e all’interno non solo mancheranno i voti (la verifica attiva sarà effettuata attraverso la realizzazione di progetti specifici), ma non ci saranno nemmeno compiti da svolgere. Questo perché l’idea alla base di questa scuola è che i compiti non servano a responsabilizzare i bambini, piuttosto ad appesantire i genitori che li assistono nello svolgimento. Rendere autonomi i piccoli significa aiutarli a crescere in maniera indipendente e attiva, utilizzando la propria intelligenza e le proprie risorse e dedicando alla “scuola della vita” il tempo delle vacanze e dei fine settimana.

L’idea nasce da uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto di Arti Applicate e Design (IAAD), e viene raccontata in un’articolata intervista a Laura Milani, futura preside della scuola, che rievoca la genesi del progetto e ne illustra gli scopi, legati soprattutto all’esigenza di esplorare e dare più spazio proprio al rapporto tra creatività e talento.

Ogni classe avrà non più di 18 partecipanti tra bambini e bambine, e questo garantirà le cure e le attenzioni necessarie per attuare una didattica attiva, che vedrà protagonisti allo stesso modo i piccoli studenti e i maestri. Ogni area di approfondimento (educazione linguistica, artistica, scientifica, musicale e sportiva) avrà un insegnante di riferimento, e ogni anno aumenteranno le attività in lingua inglese, sempre valorizzando una modalità legata a moduli esperienziali, attivati in collaborazione con la città (poli museali, partner coinvolti, laboratori). Una suddivisione che idealmente rispecchia la ricchezza plurale delle intelligenze umane e che intende dare al bambino e alla bambina l’opportunità di costruire un vocabolario comunicativo con registri diversi, utili anche a plasmare la propria autocoscienza insieme alla consapevolezza degli altri e del mondo. Si entrerà con orario flessibile tra le 8 e le 9 e si uscirà a metà pomeriggio, e le giornate affiancheranno moduli di lezione (massimo 3) e lunghe pause per mangiare e giocare.

La nuova realtà si ispira ai grandi pedagogisti (facendone sintesi e per questo motivo scegliendo di non citarne esplicitamente uno/a in particolare) e ha trovato sostenitori provenienti da vari settori, da Kappa a Lavazza alla Fondazione Pistoletto, che favoriranno soprattutto la disponibilità delle borse di studio. Le intenzioni della dirigenza sono quelle di non rendere questa scuola elitaria, ma di farla diventare un primo passo verso un’innovazione del sistema scuola in cui il bambino possa sviluppare senso critico e autonomia, pensiero e abilità comunicative, creatività e stimoli. Se questo esperimento funzionerà come ci si auspica, sarà di certo un’esperienza significativa per il mondo scolastico italiano, spesso ingabbiato dentro gli schemi istituzionali e pubblici e di conseguenza lento rispetto al ritmo del mondo, dei suoi cambiamenti e delle sue trasformazioni. Le diffidenze rimangono com’è giusto che sia nei confronti di ogni nuova proposta non ancora attuata, ma le premesse sembrano interessanti: quello di settembre 2017 non sarà solo l’inizio del primo anno scolastico di questa nuova “officina” ma sarà anche un appuntamento con un’iniziativa da tenere d’occhio e monitorare nel suo evolversi, con la speranza di trarne risultati positivi non solo nell’ambito della didattica ma anche in quelli psicoaffettivo, della creatività e delle emozioni.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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