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A Lima è cominciata la COP 20
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Si è aperta a Lima la 20° Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC), abbreviata in COP 20. “Non possiamo guardare alla COP di Parigi, se non usciamo da Lima con onore, se non riusciamo a parlare degli impegni nazionali, della capitalizzazione del Fondo Verde e delle azioni concrete di mitigazione che ogni singolo paese dovrà intraprendere”. Con queste parole, il 28 novembre, il presidente peruviano Ollanta Humala ha inaugurato la sede dove le delegazioni dei 195 paesi negozieranno il futuro del Pianeta.
Humala ha sottolineato le sue aspettative: “Vogliamo arrivare ad una bozza del documento definitivo che poi verrà firmato a Parigi nel 2015. Dobbiamo contribuire per dare una speranza al Pianeta, dare una chance di vita alle future generazioni”.
Molte sono state le iniziative non “ufficiali” che hanno preceduto l’inizio dei lavori. Tra di esse il Caravan climatico, un tour che ha attraversato l’America Latina per sensibilizzare la popolazione sulle problematiche ambientali. La Carovana, partendo dal Messico ha attraversato 17 Paesi del Sud America per giungere in questi giorni a Lima. Per tutta la durata di questo progetto di attivismo climatico i gruppi e le comunità partecipanti hanno organizzato degli eventi pubblici creativi di media e larga entità, o Incontri Climatici con laboratori, presentazioni, esibizioni artistiche di impronta politica, proiezioni cinematografiche e momenti musicali. Il gruppo ha anche condiviso la propria conoscenza di attivismo non violento, in particolare con l’aiuto di gruppi e comunità che in prima linea resistono alla crisi climatica nelle loro regioni e su scala locale.
A fine novembre si è poi conclusa la COY10, la Conferenza Internazionale dei Giovani in preparazione alla COP20, alla quale abbiamo partecipato. Molteplici sono stati i temi trattati da molti giovani che con le loro organizzazioni o individualmente hanno deciso di prendere parte a questo evento. Il programma è sempre stato molto fitto, con varie sessioni, moltissimi seminari, dibattiti e vari eventi paralleli che hanno arricchito la giornata con un tocco di creatività.
Oltre all’enorme quantità di persone provenienti da varie parti del mondo e portatrici di esperienze diverse, ma tutte legate dal comune obbiettivo di salvaguardare l’ambiente in cui viviamo dalla minaccia del cambiamento climatico, c’era anche una fattoria (la COY10 si tiene infatti presso l’Università Nazionale di Agraria La Molina di Lima).
Abbiamo quindi pensato fosse interessante andare a capire come il cambiamento climatico e le questioni ambientali siano percepite da coloro che non partecipano attivamente alla COY10, ma che soffrono in prima persona, nel loro lavoro, il problema climatico. Siamo così usciti dal mondo della COY10, per scoprire che cosa hanno da dirci los campesinos (o coloro che studiano per diventarlo).
Prima però, è necessario capire che legame c’è tra cambiamenti climatici e il mondo agricolo. Tale connessione è ovviamente logica in quanto l’agricoltura altro non è che la coltivazione di specie vegetali per ricavar prodotti destinati all’alimentazione, e non solo. Dipende quindi fortemente dalle risorse naturali di cui si serve, come la terra e l’acqua, che sono a loro volta fortemente influenzate dalla condizione ambientale circostante. Infatti, radiazione solare, temperatura e precipitazioni sono tra i principali elementi che influenzano la coltivazione agricola e che come è ben noto sono strettamente relazionati alle variazioni climatiche.
Per quel che riguarda invece l’allevamento, ovviamente anche gli animali dipendono dalle condizioni climatiche che li circondano. Non solo per quel che riguarda la loro condizione fisica, ma anche per gli impatti negativi che si riscontrano sulla produzione del loro cibo. Si ritorna quindi a parlare di agricoltura e coltivazione di specie vegetali.
Durante la nostra visita abbiamo incontrato alcune studentesse di zootecnia, che assieme a Eleuterio, un uomo che si prende cura dei lama e degli alpaca presenti, ci hanno raccontato come vivono la questione climatica. Uno dei problemi principali menzionati è la drasticità e radicalità dei cambi della temperatura, con forte impatto sulla salute degli animali, che quindi si ammalano più facilmente e talvolta riscontrando anche problematiche respiratorie. Tra quelli che più soffrono gli innalzamenti di temperatura ci sono per esempio i lama, che sono abituati a vivere a temperature molto più fredde. Parlando invece con un ex studente, che ora ha iniziato a lavorare il suo terreno e allevare animali nella regione di Cajatambo, nella sierra del Perù, uno dei maggiori problemi riguarda la produzione del mangime per il suo bestiame. Ad esempio, c’è stata una decrescita nella produzione dell’Alfafa, uno dei maggiori alimento prodotto in Perù, a causa dell’aumento di calore e della diminuzione delle precipitazioni. I contadini della sua zona però non collegano queste variazioni alla questione climatica. Non si chiedono cosa stia succedendo e come porvi rimedio.
Il settore agricolo è quindi una delle dimensioni maggiormente toccate dai cambiamenti climatici, proprio per la sua stretta dipendenza dall’ambiente. Crediamo che sia molto interessante (a volte anche molto più interessante!) sentire dalle parole di chi lavora la terra che cosa sia il cambiamento climatico e come effettivamente influenzi la sua vita. Forse questo è anche il modo migliore per rendersi conto di quello che sta succedendo e della conseguente necessità di trovare immediatamente un modo per contrastare la drammatica situazione climatica che stiamo vivendo.