2 giugno: Roma, manganelli sulla protesta pacifica

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A Roma nel giorno della Festa della Repubblica si è tenuta la cosueta e contestata parata militare. Sul grande viale che collega il Colosseo e l'Altare della Patria, davanti alla tribuna d'onore con le alte cariche dello stato, sono sfilati quasi novemila militari e oltre cinquecento civili. Fra questi anche i ragazzi del servizio civile. Due ragazze hanno scelto di celebrare la festa della repubblica pratecipando alla parata militare indossando la bandiera arcobaleno della pace. Ma nel pomeriggio è arrivato il comunicato dell'Ufficio nazionale per il servizio civile (Unsc) che dipende dalla presidenza del consiglio ed è gestito da Carlo Giovanardi dell'Udc. "L'Unsc si scusa per il gesto di maleducazione compiuto da due delle dodici ragazze che, volontariamente, hanno sfilato questa mattina sui mezzi del servizio civile, uniche a voler strumentalizzare valori che sicuramente appartengono a tutti coloro che hanno partecipato".

A pochi passi il pacifico corteo di manifestanti dell'arcipelago Nowar ha subito una dura repressione. La manifestazione era regolarmente autorizzata con un percorso partito da Porta S. in direzione Campo de' Fiori dove sarebbe intervenuto anche un medico iracheno di Falluja per testimoniare gli orrori di una guerra ingiusta ed illegale.

Il corteo è stato invece arbitrariamente bloccato alla fine di via Marmorata (dopo appena 500 metri) con il pretesto della polizia di togliere lo striscione ritenuto "offensivo" verso il Ministro dell'interno con la scritta "Pisanu: la vergogna della Repubblica" in merito ai Centri di Permanenza Temporanea. Dopo un ora di trattativa e qualche protesta da parte dei manifestanti, il corteo decide di tornare sui suoi passi e di concludersi nella vicina piazza di Testaccio (a circa 200 metri da dove era stato bloccato).

Le forze dell'ordine a quel punto hanno bloccato tutte le strade chiudendo ogni via d'uscita alla manifestazione, dando vita sul lato di Testaccio ad una vera e propria "tonnara" (manganellate violente, gratuite, inaspettate), una scelta questa che ha colto di sorpresa non solo i manifestanti ma anche numerosi funzionari di polizia. Due manifestanti colpiti con violenza alla testa sono stati ricoverati all'ospedale S. Camillo, tra cui l'assessore dell'VIII Municipio di Roma Gualtiero Alunni. Altri sono stati feriti in modo meno grave. Un giovane manifestante è stato fermato e poi rilasciato in seguito alle pressioni dei parlamentari presenti. "Una manifestazione pacifica, autorizzata e partita con grande tranquillità è stata così trasformata in uno scenario da Genova di quattro anni fa" precisano gli organizzatori della manifestazione che denunciano con forza il sospetto che la cabina di regia di questa violenta, inaspettata e gratuita repressione, sia la stessa che quattro anni fa a Genova decise di stroncare i movimenti sociali.

Chiare parole arrivano dal Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq che si sente confortato nei suoi obiettivi dalla maggioranza della popolazione che anche in recente sondaggio (Eures) ha confermato che per il 67% vuole il ritiro delle truppe. "D'altro canto il governo è pienamente responsabile dei morti che si stanno accumulando in Iraq solo per far arricchire gli azionisti dell'ENI-AGIP che a Nassyria avevano stabilito le loro concessioni petrolifere ancora prima dell'inizio della guerra". Il Comitato continua col precisare che "il silenzio della maggioranza delle forze del centro-sinistra sulla guerra era già indecente, se non sentiranno il dovere di prendere posizione contro il pestaggio e l'attacco alla libertà d'espressione avvenuta a Roma, dovranno anch'esse assumersi le proprie responsabilità". Per martedì è stata convocata una assemblea cittadina per decidere una nuova manifestazione. Saranno presentate numerose interrogazioni parlamentari ed è stato chiesto anche al Sindaco e al Prefetto di Roma di prendere posizione. [AT]

Altre fonti: Forum Palestina, Servizio Civile, Unità

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