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Aspetti economici
Benché l'agricoltura costituisca assieme alla pesca la risorsa economica tradizionalmente più importante del piccolo Stato, l'acquisizione dell'indipendenza e il successivo cospicuo afflusso di capitali, provenienti soprattutto dalla Gran Bretagna, dall'Australia e dalla Nuova Zelanda, hanno dato nuovi impulsi alle strutture produttive del Paese. La politica economica governativa ha posto in pratica per la prima volta l'accento sullo sviluppo dell'industria, sulle possibilità minerarie del Paese (nel 1977 è stata accertata la presenza di giacimenti petroliferi presso l'isola di Tongatapu), sul turismo, che si è presto rivelato una promettente fonte di reddito, sul potenziamento delle vie di comunicazione e delle infrastrutture in genere. L'elevata disoccupazione e la dipendenza alimentare ed energetica dall'estero restano problemi molto gravi: si stima che circa il 10% della popolazione sia emigrata, particolarmente nella Nuova Zelanda.
Agricoltura. Quasi tutto il territorio nazionale è suscettibile di essere coltivato, ma i suoli, calcarei, sono in genere poco fertili e le precipitazioni scarse, il che si traduce in rese agricole piuttosto basse. Le principali colture destinate al consumo interno consistono nella manioca e nelle patate dolci, cui si aggiungono taluni prodotti ortofrutticoli come pomodori e agrumi; sono invece in prevalenza avviate all'esportazione le banane e la copra, ricavata dalle noci di cocco. Molto modesta è l'attività zootecnica anche per l'estrema esiguità delle aree a prato e pascolo permanente; prevalgono i suini e i volatili da cortile; relativamente fiorente è invece la pesca.
Industria. L'attività industriale, pur permanendo limitata, ha registrato di recente un certo incremento: accanto ai tradizionali complessi alimentari e a quelli addetti alla lavorazione della fibra delle noci di cocco, sono oggi presenti nel Paese piccole aziende meccaniche (montaggio di orologi e di altre apparecchiature), mobilifici ecc.
Comunicazioni e commercio. La rete stradale si articola per circa 400 km, ma è costituita per circa la metà da strade in terra battuta, utilizzabili solo durante la stagione asciutta. Gli scambi fra le varie isole sono piuttosto intensi e si avvalgono in genere di piccoli battelli statali; il traffico internazionale si svolge quasi interamente attraverso il porto di Nuku'alofa. Discreti sono anche i servizi aerei, specie per i collegamenti internazionali effettuati dalla Air New Zealand, dalla Polynesian Airlines e dalla Air Pacific; la Friendly Island Airways, fondata nel 1985, raccorda invece le varie isole dell'arcipelago (unico importante aeroporto è quello di Fua'amotu, a circa 20 km dalla capitale). Il commercio estero non è molto intenso; il Paese esporta bevande, noci di cocco, copra, banane e vaniglia, mentre importa in prevalenza combustibili, carne e altri generi alimentari, prodotti chimici e macchinari vari. Gli scambi si svolgono per l'assoluta maggioranza con l'Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e le Figi; la bilancia commerciale è cronicamente passiva. Il Paese gode inoltre di considerevoli aiuti provenienti dal Commonwealth.