Storia

Non molto si conosce della storia dell'isola di Nauru nel periodo precedente alla scoperta degli Europei, avvenuta nel 1798. In quell'anno infatti essa venne visitata dal capitano britannico John Fearn, che aveva intrapreso una traversata dalla Nuova Zelanda alla Cina.
L'arrivo degli Europei alterò la coesistenza pacifica delle dodici tribù autoctone e negli ultimi decenni del XIX secolo l'isola venne interessata da incessanti scontri fra i diversi clan. Tale situazione fu presa a pretesto dai coloni di origine tedesca per chiedere protezione al loro governo, finché nel 1888 l'isola fu incorporata nel protettorato tedesco delle isole Marshall.
Dalla fine del XIX secolo, la storia dell'isola fu fortemente influenzata dalla scoperta di consistenti giacimenti di fosfati: nel 1906 una compagnia britannica cominciò lo sfruttamento delle miniere, dividendo inizialmente i profitti con una società tedesca.
Occupata dagli Australiani all'inizio della prima guerra mondiale (1914), nel 1919 fu assegnata dalla Lega delle Nazioni in mandato congiunto a Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Australia. Particolarmente tragico fu il periodo della seconda guerra mondiale, quando Nauru fu invasa dai Giapponesi (1942-45) e subì la deportazione forzata di due terzi della popolazione.
Nel 1947 le Nazioni Unite l'affidarono nuovamente in amministrazione fiduciaria a Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Australia, ma fu in particolare quest'ultima a curarne l'effettiva amministrazione. Ottenuto l'autogoverno nel 1966, Nauru ottenne la piena indipendenza nel 1968, diventando membro associato del Commonwealth l'anno successivo.
Fra il 1967 e il 1970, Nauru ottenne infine il controllo delle proprie miniere, grazie ad un accordo con Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. La storia di Nauru dopo l'indipendenza fu quindi caratterizzata dalla presenza di tale fonte di ricchezza che ne fece uno dei Paesi più ricchi dell'area; un accordo con l'Australia (1993) stabilì inoltre l'obbligo per questo Paese di risarcire finanziariamente Nauru per i danni subiti prima dell'indipendenza, a causa dell'attività mineraria che aveva reso circa l'80% del territorio di Nauru non abitabile. L'esaurimento delle risorse minerarie, previsto per l'inizio del nuovo millennio, rappresentava una grave fonte di incertezza per il futuro del piccolo Stato insulare: negli ultimi anni Novanta le autorità di Nauru si adoperarono per riconvertire l'economia del Paese, dando forte impluso al settore terziario-finanziario; ma tale spinta, soprattutto il forte aumento delle attività finanziarie, si ripercosse anche negativamente sulla situazione interna, alimentando fenomeni di corruzione e di instabilità politica. La preoccupazione per le conseguenze dell'esaurimento delle miniere e le ripercussioni di tale fenomeno sull'economia regionale spinse Kiribati, Nauru, le isole Marshall e Tuvalu a dar vita nella seconda metà degli anni Novanta ad un nuovo raggruppamento, con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo dell'area attraverso un maggior coordinamento dell'azione dei singoli stati.
Fra i più accesi contestatori degli esperimenti nucleari francesi, effettuati nella Polinesia Francese fra il 1995 e il 1996, Nauru conobbe verso la fine del millennio un maggior risalto sul piano internazionale; nel 1999, divenuto membro a pieno titolo del Commonwealth, entrò a far parte anche delle Nazioni Unite. Nel 2000 l’economia nazionale dovette fronteggiare un’aperta ostilità da parte degli stati delle Nazioni Unite: il sistema bancario fu messo sotto pressione dalla comunità internazionale affinché partecipasse attivamente alla guerra contro il riciclaggio del denaro. Nel 2001 René Harris è stato eletto presidente della Repubblica.