Economia

L'economia delle isole Marshall va ancora riferita all'agricoltura, alla pesca e all'allevamento, che insieme tuttavia contribuiscono solo per il 14% alla formazione del PIL (2002). Le principali colture sono patate dolci, banane e manioca per il consumo interno, mentre la palma da cocco è destinata in parte all'esportazione, in parte viene lavorata localmente per ricavarvi copra.
La pesca, largamente esercitata nelle lagune, è molto importante per l'arcipelago non solo per le quantità di prodotto pescato, ma soprattutto per la vendita di licenze a imbarcazioni straniere. A partire dal 1992 è stata incentivata la coltivazione delle ostriche e nel 1994 è stato inaugurato un impianto per la coltivazione di ostriche perlifere nell'atollo di Arno, finanziato dagli Stati Uniti.
L'arcipelago dispone di scarse risorse del sottosuolo, fatta eccezione per l'atollo di Ailinglaplap, che possiede discreti giacimenti di fosfati. Per quanto riguarda le attività industriali, finora limitate alla trasformazione dei prodotti agricoli, esistono buone prospettive di sviluppo legate a progetti di investimento di capitali cinesi. La Cina, tuttavia, alla fine del 1998 ha deciso di sospendere le relazioni diplomatiche e ulteriori interventi economici nelle Marshall, in seguito al riconoscimento da parte di queste ultime del governo di Taiwan.
Buona è la collaborazione con l'Australia, non solo nel campo scientifico-culturale, ma anche in quello economico, poiché questo Paese, come pure il Giappone, Taiwan e, in misura maggiore, gli Stati Uniti, fornisce alle Marsahll, sotto forma di assistenza finanziaria, la quota più significativa delle entrate statali. Ma il governo, nel quadro di un maggiore sviluppo economico del Paese, ha avanzato proposte per ridurre la dipendenza dagli aiuti stranieri e nel corso degli anni Novanta, dovendo far fronte a un consistente deficit di bilancio e a un crescente tasso di inflazione, ha varato una serie di misure volte al contenimento della spesa pubblica, annunciando anche una serie di riforme per promuovere il settore privato. Allo stesso tempo si è tentato di potenziare le risorse locali, sviluppando le tradizionali attività economiche e introducendone di nuove.
In particolare sono stati fatti notevoli investimenti nel settore turistico, che ha visto crescere la capacità di ricezione alberghiera e di conseguenza ha segnato un certo sviluppo del numero dei visitatori (ancora molto pochi in cifra assoluta: circa 6-7000 arrivi). Questi ingressi turistici ­ anche se possono apparire modesti ­ hanno un effetto indubbiamente benefico sui conti dell'arcipelago che nel 2002 ha segnato anche un attivo di bilancio.
Le esportazioni, d'altronde, si limitano ai prodotti della coltivazione del cocco e della pesca e sono destinate per lo più agli Stati Federati della Micronesia; le importazioni riguardano macchinari, mezzi di trasporto, alimenti, minerali e prodotti dell'industria di base, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e dal territorio statunitense di Guam.