Economia

A causa dell'interdipendenza sempre maggiore fra le varie economie mondiali, anche la Svezia ha subito la pesante ripercussione della crisi che alla metà degli anni Settanta è esplosa in ogni parte del mondo. Al di là degli aspetti propriamente recessionistici, che pure sono rilevanti (elevata inflazione; disoccupazione di una certa consistenza, comunque traumatizzante in un Paese che aveva fatto del pieno impiego uno dei propri punti d'onore; ripetute svalutazioni della moneta; crescente deficit del bilancio; caduta del tasso di produzione ecc.), la Svezia resta pur sempre un Paese straordinario. Esso ha raggiunto un grado di sviluppo tra i più elevati del mondo, non solo dal punto di vista strettamente produttivo, ma anche e preminentemente per quanto riguarda il livello qualitativo del settore terziario e dei servizi sociali.

Profilo generale. Il prodotto lordo pro capite è molto elevato, e ciò è tanto più straordinario ove si consideri che il clima è rude, che i suoli - eccetto quelli della Scania - sono ingrati, che pressoché nulli sono i minerali energetici e che le sole ricchezze naturali sono il legname e i giacimenti di ferro (il cui sfruttamento è peraltro assai difficile nell'estremo nord del Paese), oltre al potenziale idroelettrico. L'avvio della prosperità svedese è legato soprattutto alla nascita delle attività industriali (che peraltro, data la mancanza di carbone, si verificò con un sensibile ritardo rispetto ai grandi Paesi industriali d'Europa). La realizzazione delle prime centrali elettriche e l'apertura delle ferrovie consentirono l'utilizzazione delle risorse locali, del legno prima, del ferro poi, settore quest'ultimo in cui fu ripresa e potenziata l'attività estrattiva, già praticata nel Medioevo; nella siderurgia ebbe però un ruolo decisivo l'introduzione di tecnologie assai avanzate in omaggio a quella che fu poi, e rimane, la costante dell'economia svedese. Né accanto alla prevalente industria, base effettiva della ricchezza del Paese, fu dimenticata l'agricoltura, ambito nel quale nuovamente la Svezia si pone sotto l'insegna della razionalità e delle alte rese unitarie. Grandi lavori di bonifica e di drenaggio consentirono di estendere le colture; avvalendosi di metodi sempre più moderni, fu possibile acclimatare, grazie a opportune selezioni, nuove piante alimentari. Inoltre furono estese le foraggere al fine di incrementare l'attività zootecnica, il che a sua volta consentì di potenziare ulteriori industrie.

Obiettivi della politica economica. Una politica economica molto efficiente, dalle connotazioni assai originali, è l'elemento indispensabile per comprendere gli straordinari risultati conseguiti in Svezia. Essa si è posta due obiettivi fondamentali: la politica del pieno impiego, realizzata anche mediante cospicue sovvenzioni e riconversioni delle industrie in difficoltà, e quella del benessere, che si basa sulla ridistribuzione, la più paritetica possibile, dei redditi individuali all'intera comunità attraverso l'istituzione del sistema sociale probabilmente più avanzato del mondo e l'attuazione di una gamma di servizi pubblici non meno eccezionale. Tale programma, che è sempre stato propugnato dal Partito socialdemocratico e che sembrerebbe proprio di un Paese a regime fortemente statalizzato, non intacca la struttura dell'economia, la quale rimane sostanzialmente capitalistica e liberistica; l'industria in particolare è in assoluta maggioranza in mano a privati. Essa presenta un alto grado di concentrazione; dovendo puntare soprattutto sull'esportazione, le grosse compagnie riescono meglio a collocarsi sul mercato internazionale e ormai per talune di esse si può parlare a buon diritto di multinazionali. Rilevante è però il peso delle cooperative di consumo organizzate in una potente federazione, che si interessa soprattutto della vendita di prodotti alimentari e che opera su un'ampia gamma di industrie collegate.

Ruolo statale. Le imprese pubbliche invece hanno un ruolo prioritario nel campo dei servizi collettivi (comunicazioni e telecomunicazioni, trasporti ecc.), nell'assistenza e in talune attività manifatturiere (lavorazione del tabacco, bevande alcoliche ecc.). Si sono avute però cospicue nazionalizzazioni (per esempio il settore farmaceutico, quello cantieristico, il siderurgico ecc.) attraverso l'attuazione nel 1970 di un ente di Stato ormai potente, lo Statsföretag; l'area d'intervento del settore pubblico nell'economia svedese è in effetti in continuo accrescimento. Tuttavia il ruolo precipuo dello Stato rimane quello di massimo equilibratore tra le opposte istanze del padronato e del mondo del lavoro, per continuare ad assicurare al Paese quella "pace sociale" che è stata un impegno sancito sin dal 1938, anno della Convenzione di Saltsjöbaden, dalle potentissime associazioni degli imprenditori (SAF, Svenska Arbetsgiva reföreningen, fondata nel 1902) e dei lavoratori (LO, Landsorganisationen i Sverige, fondata nel 1898), due capisaldi dell'economia svedese. Tuttavia anche in questo ambito la crisi, aggravatasi negli anni Ottanta, sta producendo pesanti effetti negativi: si è accentuata la conflittualità nelle relazioni di lavoro, mentre nelle grandi aziende l'assenteismo è ormai un fenomeno diffusissimo e di proporzioni estremamente preoccupanti; più in generale col rallentamento produttivo il Paese ha avvertito che gli ambiziosi obiettivi postisi dallo Stato non sono facili da conseguire e mantenere. Alla ricerca dei più idonei strumenti di politica economica il governo svedese ha approvato alla fine del 1983 una legge destinata ad avere conseguenze molto rilevanti sull'economia nazionale e forse ad avere ripercussioni anche all'estero, rappresentando un modello "inedito" di gestione economica. Tale legge riguarda l'istituzione dei cosiddetti "fondi di intervento dei lavoratori" o "fondi dei dipendenti" (Löntagarfonder), ottenuti mediante trattenute sui salari da un lato, una nuova imposta gravante sulle società per azioni e pari al 20% del loro reddito dall'altro. Tuttavia gli anni Novanta si sono aperti con una politica di austerità inedita per il Paese, costretto a fare i conti con i nuovi equilibri economici internazionali: tagli alle pensioni, ai sussidi, ai giorni di ferie e ad altre spese pubbliche hanno parzialmente offuscato il mito dello "Stato del benessere".

Agricoltura e foreste. Ancora alla fine del secolo scorso l'agricoltura occupava i 2/3 della popolazione attiva; oggi gli addetti sono notevolmente diminuiti, ma i rendimenti sono aumentati in misura rilevante e ciò consente al Paese di essere autosufficiente per molti prodotti. Oggetto di attente cure, il settore ha via via perfezionato e specializzato le sue attività, in particolare associandole all'allevamento; la politica governativa tende a concentrare l'agricoltura nelle aree più redditizie, favorendo il sistema cooperativo. La proprietà continua tuttavia a essere molto frazionata tra piccoli coltivatori diretti: nel 1985 delle 109.029 aziende registrate con più di 2 ha ciascuna, ben 64.635 disponevano di un'area compresa tra i 2 e i 20 ha, 40.882 occupavano una superficie tra i 20 e i 100 ha e le grandi proprietà di oltre 100 ha erano solo 3.512. La cerealicoltura (frumento, orzo, avena e segale), un tempo predominante, è stata progressivamente sostituita in parte dalle più redditizie colture foraggere e industriali; rimane tuttavia ancora un'attività importante. Prodotto fondamentale per l'alimentazione è la patata, di ampia diffusione trovando condizioni favorevoli pressoché in tutta la Svezia. Anche l'avena e l'orzo sono coltivati sino alle alte latitudini, mentre limitata è l'area adatta al frumento e ancor più quella della barbabietola da zucchero, grande risorsa della Scania; ma, pur con rendimenti inferiori, tale coltura tende a estendersi nella Svezia centrale; la barbabietola è attualmente la principale coltura industriale svedese, destinata sia all'industri a saccarifera sia all'allevamento. Si coltivano anche colza e in minor misura altre oleaginose, alberi da frutto - soprattutto meli - e vari ortaggi (pomodori, cipolle, piselli, cavoli ecc.), questi ultimi frequentemente in serra, specie nelle vicinanze di Stoccolma, per rifornire abbondantemente il mercato della capitale. Non va peraltro dimenticata l'agricoltura che si pratica, pur in condizioni climatiche e pedologiche tra le più difficili, nelle regioni settentrionali del Paese, dove le aziende, associando le colture foraggere all'allevamento e allo sfruttamento forestale, ottengono risultati assolutamente impensabili. Lo sfruttamento forestale è infatti una delle maggiori risorse svedesi; ben il 62% della superficie territoriale è coperto da fitti boschi, che si stendono soprattutto sugli altopiani e nel Nord fornendo legname per le industrie cartarie e le segherie. Una ferrea legislazione disciplina l'utilizzo dei boschi, benché per circa metà siano di proprietà privata. Tra le essenze prevalgono nettamente le conifere (pini e abeti soprattutto).

Allevamento. L'allevamento è ben rappresentato, anche se l'area occupata da prati e pascoli permanenti è esigua (1,3% della superficie nazionale); non manca la pratica dell'alpeggio, specie nella Svezia centrale, ma l'attività è essenzialmente di tipo stallivo, in particolare per i bovini, tra i quali predominano le vacche da latte. La lavorazione del latte si effettua ampiamente in cooperative; l'industria casearia produce burro e formaggi. I residui della lavorazione del latte sono destinati all'allevamento suino ormai consistente; è discreto il numero dei volatili da cortile, mentre minore rilievo ha oggi l'allevamento ovino. La Svezia pratica anche l'allevamento delle renne e degli animali da pelliccia (volpi, visoni); questi ultimi forniscono pelli di qualità assai pregiata.

Pesca. Per quanto riguarda la pesca, la Svezia è piuttosto svantaggiata, perché il Golfo di Botnia e il Baltico, che hanno fondali molto bassi e sono soggetti a lunghi periodi di gelo invernale, poco si prestano a tale attività; molto favorite sono invece le coste sud-occidentali soprattutto per le aringhe. Principali porti pescherecci sono Stoccolma, Visby e Kalmar sul Baltico, Göteborg e Helsingborg sugli stretti.

Risorse minerarie. Vari e in taluni casi di discreta consistenza sono i giacimenti di minerali metalliferi: l'attività estrattiva è molto antica, essendo già diffusa in epoca medievale, ma per secoli la Svezia si limitò a esportare le proprie materie prime e solo con il grandioso sviluppo del settore idroelettrico prese avvio la moderna metallurgia. Il sottosuolo svedese è particolarmente ricco di minerali di ferro; il Paese ne è il secondo produttore europeo dopo l'Ucraina (Russia esclusa), e occupa tuttora una buona posizione su scala mondiale, anche se la produzione è più che dimezzata rispetto a quella degli anni Settanta. Si tratta però di minerale di ottima qualità, specie quello dei giacimenti lapponi di Gällivare e Kiruna, con un tenore metallico che giunge al 65%; esso è tuttavia largamente avviato all'esportazione mediante il porto norvegese di Narvik, mentre la siderurgia nazionale è essenzialmente alimentata dai minerali che provengono dai giacimenti della Svezia centrale. Si estraggono inoltre rame, piombo e zinco (tutti i valori si riferiscono al contenuto di metallo), piriti, tungsteno, manganese, nonché oro e argento dai giacimenti di Boliden. La Svezia è però assai povera di combustibili; manca il petrolio, il carbone è pressoché assente e solo la Scania ha vasti giacimenti di torba (si ritiene tuttavia che la Svezia abbia forse il 15% delle riserve mondiali di uranio). A tale insufficienza ha invero da tempo posto riparo l'utilizzazione del potenziale idroelettrico; l'ingente produzione di energia elettrica è per quasi la metà d'origine idrica. Rilevante rimane nondimeno la dipendenza dal petrolio d'importazione, il che grava in modo sensibile sulla bilancia commerciale; ciò ha indotto il governo a potenziare il settore nucleare, incontrando peraltro forti opposizioni da parte dell'opinione pubblica (un apposito referendum, indetto nel 1980, ha fissato in 12 il numero complessivo delle centrali nucleari che potranno essere installate nel Paese: quelle attualmente operative sono 12 e forniscono il 47% dell'energia elettrica prodotta nel Paese).

Industria. La Svezia è uno degli Stati più industrializzati del mondo. Si distinguono due grandi branche di industrie: quelle principalmente orientate verso l'estero, che esportano in genere metà e più della loro produzione, e quelle che lavorano per il mercato nazionale. Caratteristiche comuni sono però, ancora una volta, la specializzazione sempre più avanzata e l'elaborazione di prodotti di eccellente qualità, ad alto valore aggiuntivo, tali da giustificare il prezzo elevato, dovuto largamente al costo del lavoro ma anche alle spese per i continui aggiornamenti tecnologici, inclusa la creazione di ambienti e modalità di lavoro sempre più distensivi e a "misura d'uomo", nonché le imponenti opere a salvaguardia dell'ambiente naturale dall'inquinamento industriale. Quanto alla prevalente ubicazione degli impianti, nel Paese si possono distinguere tre regioni industriali: quella del nord, caratterizzata dalle miniere di ferro, dalle segherie e dagli stabilimenti per la produzione della pasta di legno; la regione della Svezia centrale, che ha le più progredite industrie metallurgiche e del legname; quella della Svezia meridionale, dove è concentrata l'industria leggera, i cui prodotti sono per lo più destinati al consumo interno. La metalmeccanica è la branca più importante dell'industria svedese. La siderurgia fornisce acciai speciali, esportati in tutto il mondo, mentre le richieste interne di acciaio normale sono in parte coperte da importazioni; i principali centri siderurgici sono Luleå (Lapponia), Borlänge e Fagersta (Svezia centrale). Vasta è la gamma delle industrie metallurgiche, che si avvalgono della ricchezza di energia idroelettrica e che producono buoni quantitativi di alluminio, rame, piombo, zinco; ancor più vario tuttavia è il panorama dell'ind ustria meccanica, che oggi assicura al Paese la maggior parte delle sue esportazioni e che fornisce materiale elettronico (con grande centro a Västerås), apparecchiature d'ufficio, cuscinetti a sfera (celebre è la SKF con sede a Göteborg), macchine per l'industria della carta e del legno, turbine, materiale telefonico, impianti di refrigerazione, armamenti (con massimo centro a Bofors), locomotive, aerei ecc. Una gravissima crisi denuncia invece il settore cantieristico; più contenuto è stato il calo dell'industria automobilistica, che produce veicoli industriali e autovetture, queste ultime rappresentate dalle universalmente note Volvo e Saab.

Carta, legno e altre produzioni. Rimane invece molto rilevante l'importanza dell'industria della carta e del legno: la Svezia è tra i maggiori produttori mondiali per la pasta di legno e occupa un'eccellente posizione per la carta. Dal legno ha avuto origine quella che è forse la più antica industria svedese: la fabbricazione dei fiammiferi. L'industria chimica è più recente e resta in confronto più modesta, ma presenta ritmi di sviluppo assai elevati, orientandosi in crescente misura verso l'esportazione; largamente prodotti sono gli esplosivi (a Vinterviken, presso Stoccolma, è la famosa fabbrica di dinamite Nobel), i fertilizzanti, i coloranti, quindi gli acidi solforico, cloridrico e nitrico, la soda caustica, le materie plastiche, le resine sintetiche, le fibre tessili artificiali e sintetiche. Lavorano invece essenzialmente per l'interno varie altre industrie, come quella petrolchimica (con raffinerie a Nynäshamn presso Stoccolma, Göteborg ecc.), l'alimentare (zuccherifici localizzati in prossimità delle aree bieticole, birrifici, conservifici, complessi molitori), quella della gomma e del cuoio, le manifatture dei tabacchi, l'industria tessile (quest'ultima, che è insufficiente al fabbisogno e risente della concorrenza dei Paesi a più bassi costi di produzione, fornisce quantitativi piuttosto modesti di filati e tessuti sia di lana sia di cotone). Un elevato grado di notorietà anche all'estero presenta infine l'industria vetraria, specie per i cristalli e le vetrerie artistiche.

Comunicazioni. La notevole estensione latitudinale del Paese e la forte differenza nella densità di popolazione hanno ovviamente determinato una distribuzione molto ineguale nel sistema delle comunicazioni. Nel loro complesso le vie di comunicazione, sia ferroviarie (che si sviluppano per 10.900 km e assicurano un trasporto dei passeggeri tra i più confortevoli del mondo) sia stradali (che comprendono 137.000 km di strade, in genere ottimamente tenute), presentano infatti una netta concentrazione nella Svezia centrale e meridionale, in funzione del più intenso popolamento; nel resto del Paese il sistema viario poggia essenzialmente sull'importantissima linea costiera baltica, che giunge sino al confine finlandese. Preminenti nodi di traffico sono naturalmente Stoccolma, Göteborg e Malmö, ma a nord le ferrovie, benché a larghe maglie, si spingono sino a Kiruna. Grande importanza rivestono i servizi di ferry-boat con la Danimarca e la Germania. Ancora ampiamente sfruttate sono le vie d'acqua interne, percorribili per oltre 1.165 km e che riguardano soprattutto i maggiori laghi, collegati opportunamente da canali o tronchi di fiumi sistemati artificialmente (il principale è il Canale di Göta, che passa per i laghi Vättern e Vänern); per i loro frequenti salti di dislivello, i fiumi non sono invece molto idonei. Il trasporto aereo è essenzialmente assicurato dalla ABA (AB Aerotransport), una società per il 50% statale, per il 50% di proprietà privata, che fa parte della SAS (Servizi Aerei Scandinavi), un consorzio di cui la Svezia possiede i 3/7, mentre il rimanente è diviso in parti eguali tra Norvegia e Danimarca. La ABA è attivissima tanto per le comunicazioni internazionali quanto per quelle interne, collegando tutte le maggiori città del Paese; anche un'altra compagnia, la Linjeflyg AB , assicura i servizi interni. Principali aeroporti sono quelli internazionali di Arlanda, a 40 km da Stoccolma, di Landvetter, a 15 km da Göteborg, e di Bulltofta, presso Malmö; ben nota è la linea diretta per l'America Settentrionale che segue la rotta polare. Una discreta consistenza presenta la flotta mercantile, necessaria a un Paese non solo marittimo ma che commercia con l'estero quasi esclusivamente via mare; tra i porti di maggior traffico sono Göteborg, Stoccolma, Helsingborg e Malmö.

Commercio. Il Paese dipende dall'estero, oltre che naturalmente per molte materie prime, anche per vari generi industriali; da ciò il forte volume degli scambi internazionali. La Svezia esporta macchinari, veicoli, prodotti chimici, minerali, metalli, carta, pasta di legno ecc. e si pone con Belgio e Paesi Bassi tra i primi esportatori mondiali in rapporto al numero degli abitanti. Le importazioni concernono invece molte materie prime, come petrolio e altri minerali, lana e cotone, frutta, verdura e taluni altri generi alimentari ecc.; s'importano inoltre varie apparecchiature e macchinari altamente specializzati, nonché oggetti di lusso, che rivelano anch'essi, per la loro larga diffusione, il livello di vita degli Svedesi. Gli scambi si svolgono prevalentemente con la Germania e la Gran Bretagna, seguite dagli altri Paesi scandinavi e dagli Stati Uniti; la bilancia commerciale è molto equilibrata, denunciando un discreto attivo. Considerevole è il ruolo svolto dal turismo.